Scandalo Finanziamenti Illeciti a Lecce

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


LECCE – Vorticosi giri di denaro, con bonifici a raffica per “svuotare” una società che sarebbe poi finita in liquidazione e ottenere finanziamenti in modo tutt’altro che cristallino. Un articolato raggiro ai danni dello Stato, secondo la Procura di Lecce, con undici indagati.

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato emesso dal pubblico ministero Alessandro Prontera e vede come attore principale, in particolare, Giovanni Chirizzi, 65enne di Carmiano. È stato il legale rappresentante dal 2011 alla fine del 2022 della Media Copy srl, una società specializzata nel commercio all’ingrosso di macchine e attrezzature per ufficio con sede nella frazione di Magliano e dichiarata in liquidazione giudiziale il 19 maggio del 2023 dal Tribunale di Lecce. Con lui, è coinvolto nell’inchiesta anche il successivo legale rappresentante e socio unico, Rodolfo Marchetto, 75enne di Lendinara (Rovigo), in carica fino al momento della liquidazione. 

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

E poi, ci sono le altre figure comprimarie che avrebbero svolto diversi ruoli compiacenti. Antonio De Giorgi, 56enne leccese, Ezio Antonaci, 58enne di Casarano, Giuseppe Miccoli, 65enne di Collepasso, Orazio Pizzuto, 68enne di Monteroni di Lecce, Luigi Tria, 57enne di Foggia, Pasquale Gigante, 54enne di Palagiano (Taranto), Angelo Epifani, 44enne di Lecce, Michele Alegrino, 34enne di Orta Nova (Foggia) e Lucio Ruberti, 62enne di Copertino.

De Giorgi, Antonaci, Miccoli, Pizzuto, Tria, Gigante, Epifani e Alegrino sono tutti titolari di società attive in vari settori (alcune, ad oggi, a loro volta in liquidazione) che avrebbero in buona sostanza concorso con la Media Copy srl (di cui, come detto, prima Chirizzi e poi Marchetto sono stati legali rappresentanti) nel distrarre somme per oltre 2 milioni e 100 mila euro, tramite una serie di bonifici effettuati dal 2020 fin quasi alla fine del 2022. Gli accrediti, secondo quanto contestato dagli inquirenti, sarebbero stati tutti disposti da Chirizzi. E l’aggravante consiste in questo caso nell’aver commesso più fatti di bancarotta, con un danno patrimoniale notevole.

Chirizzi e Marchetto, poi, rispondono anche di aver fatto sparire libri e scritture contabili, impedendo una ricostruzione puntuale di patrimonio e volume cli affari della società in liquidazione. Mentre il solo Chirizzi, questa volta con Ruberti nelle vesti di consulente, anche di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. 

Sarebbero stati inoltrati sul calare del 2021, all’Agenzia delle entrate, modelli di dichiarazione riguardanti Chirizzi con dati non corrispondenti al vero, per attestare crediti d’imposta per oltre 350mila euro, dopo richieste di accesso ai bonus per il recupero patrimonio del patrimonio edilizio su immobili di Carmiano e Guagnano. Raggirando, così, sia l’Agenzia stessa, sia le Poste italiane, che con due bonifici ha accreditato oltre 180mila euro. Il tutto, ovviamente, ai danni dello Stato.

Sul punto, va detto che la guardia di finanza avrebbe accertato il fatto che non fosse stata presentata alcuna comunicazione sull’avvio dei lavori.  

Ancora Chirizzi, con il già menzionato Miccoli, titolare, quest’ultimo, di una società di edilizia, per ottenere l’evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, si sarebbero accordati per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 97mila euro. Queste, insomma, sarebbero state emesse dalla ditta di Miccoli nei confronti della Media Copy.

Infine, il solo Chirizzi tramite autocertificazioni attestanti fatti non veri, avrebbe conseguito in modo indebito finanziamenti da vari istituti di credito tramite il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per poco più di 2 milioni e 251mila euro, avvalendosi anche di misure a sostegno dai danni economici alle aziende dovuti al periodo in cui l’Italia era “chiusa” per pandemia da Covid-19. Ma per la Procura, l’imprenditore non avrebbe avuto i requisiti, dato che la società sarebbe stata già in dissesto all’atto della richiesta dei finanziamenti, indicando dati di bilancio non corrispondenti alla realtà, pur di ottenere importi finanziabili.

LeccePrima è anche su Whatsapp. Seguici sul nostro canale.

Microcredito

per le aziende

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link