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Il mondo non sta facendo abbastanza per contrastare le crisi ambientali che minacciano il nostro pianeta. È questo il monito lanciato dal Rapporto annuale 2024 del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), che evidenzia la necessità di un drastico aumento dell’ambizione e dell’azione.
Il documento offre un quadro chiaro: le emissioni di gas serra continuano a crescere, i finanziamenti per l’adattamento climatico sono insufficienti e l’inquinamento, incluso quello da plastica e metano, sta raggiungendo livelli allarmanti.
Nel corso del 2024, ci sono stati alcuni importanti appuntamenti come l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA-6), la COP16 sulla biodiversità e la COP29 sul clima che hanno segnato progressi, ma molte questioni restano irrisolte. “La realtà è che il multilateralismo ambientale è spesso complesso e faticoso”, ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP. “Ma la collaborazione è l’unica strada per proteggere le fondamenta della nostra esistenza: il Pianeta Terra”.
Emissioni, finanza climatica e adattamento: il divario tra promesse e azioni
Uno dei punti centrali del Rapporto UNEP è il divario tra le promesse fatte dai governi e le azioni effettivamente intraprese. Il Rapporto 2024 dell’UNEP sulle emissioni ha lanciato un avvertimento chiaro: le attuali politiche non sono sufficienti a mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, obiettivo stabilito dall’Accordo di Parigi. Senza un’azione immediata, il mondo rischia di superare questa soglia già entro il 2030.
Anche il Rapporto sull’adattamento climatico 2024 sottolinea che i finanziamenti per aiutare i Paesi in via di sviluppo a far fronte agli impatti della crisi climatica sono drammaticamente insufficienti. Sebbene nel 2022 ci sia stato un aumento di 6 miliardi di dollari rispetto al 2021, il divario tra le necessità di adattamento e i fondi effettivamente disponibili resta enorme.
L’UNEP chiede un aumento immediato degli investimenti nella transizione energetica. Nel 2024, le risorse mobilitate dall’UNEP e destinate a progetti su mobilità elettrica, efficienza energetica, energie rinnovabili ed edifici a basse emissioni, aiuteranno a migliorare le condizioni di vita di oltre 17 milioni di persone e permetteranno di ridurre le emissioni di gas serra di quasi 300 milioni di tonnellate, l’equivalente di 65 milioni di automobili in meno sulle strade.
Plastica, metano e conflitti: i nodi irrisolti della crisi ambientale
L’inquinamento globale rappresenta un’altra emergenza, con particolare attenzione alla plastica e alle emissioni di metano. Il sistema di allerta Methane Alert and Response System (MARS), sviluppato dall’UNEP, ha permesso di individuare più di 1.000 fughe di metano in due anni, consentendo interventi rapidi per ridurre le emissioni. Alcuni successi importanti includono la chiusura di perdite in Algeria e Nigeria, che ha evitato il rilascio di gas serra equivalenti a quelli prodotti da 1 milione di automobili in un anno.
Sul fronte della lotta all’inquinamento da plastica, il quinto ciclo di negoziati per un trattato internazionale vincolante si è concluso senza un accordo definitivo. Tuttavia, la necessità di una regolamentazione più severa resta una priorità per il 2025, con l’obiettivo di concludere i negoziati prima della prossima Assemblea ONU per l’Ambiente (UNEA-7), prevista a dicembre.
Infine, il Rapporto denuncia gli impatti ambientali devastanti dei conflitti, come dimostrato dal caso della Striscia di Gaza, dove gli scontri hanno generato livelli senza precedenti di inquinamento da rifiuti, detriti e munizioni tossiche, contaminando suolo, aria e acqua. La crisi ambientale, oltre a essere una conseguenza delle guerre, può anche diventarne una causa, aggravando disuguaglianze e tensioni geopolitiche.
Il 2025 sarà un anno decisivo: le Nazioni devono presentare nuovi piani di riduzione delle emissioni (NDC) entro febbraio e raggiungere un accordo globale sulla plastica prima di UNEA-7. Come sottolinea Inger Andersen, “Dobbiamo promettere e mantenere le nostre promesse. Il futuro del pianeta dipende dalle scelte che faremo oggi”.
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