Circa un anno fa ci chiedevamo che fine avesse fatto il nuovo regolamento per le Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP) che il sindaco Gualtieri aveva annunciato a novembre 2023. Così scrivevamo:
“Era il 15 novembre u.s. quando il sindaco Gualtieri e l’assessore al commercio Monica Lucarelli presentavano la bozza del nuovo regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico (OSP) che avrebbe poi dovuto passare il vaglio e l’approvazione dell’Assemblea Capitolina.
Nella conferenza stampa di presentazione il sindaco aveva sottolineato l’importanza della nuova disciplina:
“È un regolamento di particolare importanza per la città di Roma che viene da regole vecchie e da una lunga fase di deroga dovuta al covid.”
E inoltre, ricordando la sua contrarietà all’ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2024 del regime “Covid”, stabilita dalla maggioranza parlamentare, il sindaco affermava:
“Abbiamo comunque il dovere di dotare Roma Capitale di una disciplina più moderna ed adeguata …””
Tale era la “particolare importanza” di quel regolamento che per oltre un anno se ne sono perse le tracce, in particolare a seguito dei passaggi in alcuni municipi dove aveva rischiato anche la bocciatura.
Il testo proposto mostrava infatti molti problemi che avevamo illustrato al tempo e che avevano portano alcune associazioni di abitanti, in particolare di zone più interessate dalla presenza di OSP, a chiedere all’amministrazione modifiche sostanziali.
Dopo mesi di silenzio totale, passati probabilmente a mediare tra le diverse anime della maggioranza, stanti anche le immancabili pressioni delle categorie interessate, è di questi giorni la notizia che il nuovo regolamento sta per andare in Assemblea Capitolina per essere approvato a strettissimo giro. Purtroppo però, leggendo la nuova bozza, emerge che l’impostazione della nuova normativa è rimasta sostanzialmente la stessa e che quindi dei gravi problemi rilevati dai cittadini non si è tenuto conto.
Fin dall’inizio è apparso chiaro come alle associazioni degli esercenti fosse stato dato un ruolo chiave nella scrittura del nuovo regolamento OSP, tanto che alcuni loro rappresentanti dicevano apertamente di averlo stilato insieme all’assessore Lucarelli.
Che le parti sociali direttamente interessate alle nuove norme siano tenute in considerazione è normale, ma in questo caso l’impressione è che l’impianto stesso della normativa provenga direttamente dagli esercenti mentre le considerazioni degli altri cittadini non sono state tenute in alcun conto.
Gli esercenti sono infatti, legittimamente, portatori di interessi particolari, non possono che essere focalizzati sulla massimizzazione dei loro guadagni, sempre legittimamente, e non sono tenuti a considerare in alcun modo l’interesse pubblico.
Quest’ultimo, l’interesse pubblico, non può che essere tutelato dall’amministrazione comunale che deve quindi essere forte abbastanza da contenere anche categorie che smuovono enormi fatturati. Peraltro in questo caso l’amministrazione avrebbe anche tante associazioni e cittadini schierate dalla parte dell’interesse pubblico, perché nessuno vuole cancellare i dehors dei locali, bensì fare in modo che essi non continuino ad essere elementi di degrado di tanti luoghi del centro storico e non solo.
Quello che però sta avvenendo è che, anche in questo caso, la partecipazione dei cittadini viene mortificata e l’amministrazione capitolina appare voler procedere sulla sua strada approvando regole scritte in gran parte da una delle parti in causa.
Vediamo ancora una volta quali sono i maggiori problemi posti dalla normativa proposta, almeno nel testo che è stato informalmente condiviso.
Il punto più debole della nuova normativa è anche quello centrale, ovvero la decisione di individuare lo spazio esterno concedibile sulla base della superficie interna del locale. Se in linea di principio la decisione è condivisibile, per evitare situazioni in cui un locale minuscolo poteva ritrovarsi con uno spazio esterno enorme (con le conseguenti difficoltà a servirlo in maniera adeguata), la modalità di calcolo scelta è errata ed inaccettabile.
L’articolo 10 del testo proposto prevede che lo spazio esterno concedibile sia i 2/3 della superficie interna per la Città Storica, 1/3 per il sito UNESCO e i 3/3 per il Suburbio. Il problema risiede nella definizione che viene data della superficie interna, che viene individuata computando la superficie di somministrazione, la superficie dei locali di lavorazione e delle cucine nonché quella dei servizi igienici destinati al pubblico.
In pratica per calcolare quanto spazio esterno concedere per la somministrazione, invece di tener conto solo della superficie interna destinata alla somministrazione, come logica vorrebbe, si aggiungono cucine, locali di lavorazione e anche i bagni!
Chiaramente si tratta di un modo per aumentare artatamente la superficie esterna concedibile, essendo l’unico parametro significativo la superficie interna di somministrazione.
A rafforzare tale posizione vi è anche la normativa regionale di riferimento, la Legge Regionale n. 22/2019 citata nel testo all’art. 1, comma 3, che all’art.74 (Definizioni) riconosce solo la superficie di somministrazione, definita come “… la superficie appositamente attrezzata per essere utilizzata per la somministrazione. Rientra in essa l’area occupata da banchi, scaffalature, tavoli, sedie, panche e simili nonché lo spazio funzionale esistente tra dette strutture. Non vi rientra l’area occupata da magazzini, depositi, locali di lavorazione, cucine, uffici e servizi;”
Sempre in relazione allo spazio esterno concedibile, la normativa proposta non tiene in considerazione il fatto che il numero di coperti che un locale può gestire è strettamente correlato alle dimensioni della cucina. Infatti all’atto della richiesta per l’apertura di un’attività di somministrazione l’elemento base per la determinazione del numero dei coperti consentibili all’interno dei locali è la dimensione del locale cucina, così come stabilito dalle Linee Guida SIAN (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) di competenza delle ASL.
Il fatto di non fare alcun riferimento a tali linee guida e più in generale all’esistenza di un limite nel numero di coperti ammissibili, non può che indurre l’esercente di turno a pensare che i coperti dello spazio esterno potranno aggiungersi a quelli già previsti all’interno, senza riguardo per il numero totale che le dimensioni della cucina consentirebbero.
Considerato che in più punti del testo proposto si è scelto di richiamare alcune regole previste dal Codice della Strada e vincolanti per le concessioni OSP, perché non inserire anche un chiaro rimando alle Linee Guida SIAN per consentire agli esercenti e agli uffici commercio di correttamente determinare cosa e quanto concedere in termini di spazi esterni? Dimenticanza o volontà di lasciare aree grigie in cui lasciar sguazzare l’abusivismo?
Altro aspetto censurabile del testo proposto è la previsione che le OSP esistenti si adeguino entro 18 mesi (!?!) alle nuove regole, mentre alle OSP “COVID-19” vengono dati sei mesi (!?!) per la rimozione. Perché prevedere termini tanto ampi, per di più in una situazione di indeterminatezza che persiste da molti anni, se non per favorire immotivatamente i titolari di OSP?
Vi è poi un problema che a Roma è particolarmente presente, ignorato dalle normative vigenti e che continuerebbe ad essere ignorato col nuovo regolamento. Ci riferiemo alle OSP che occupano illecitamente marciapiedi e passaggi pedonali, spesso costringendo i pedoni a transitare sulla carreggiata o costituendo un limite insuperabile per chi si muove in carrozzina. Il paradosso odierno è che se un veicolo viene lasciato in sosta d’intralcio, si può chiamare il carrattrezzi e farlo rimuovere celermente (benché a Roma la cosa sia del tutto teorica, lo sappiamo), ma se dei tavolini bloccano un passaggio pedonale, è necessario un iter di settimane, al meglio, perché all’esercente venga intimato di liberare il passaggio.
Perché allora non cogliere l’occasione del nuovo regolamento e prevedere la rimozione immediata a cura dell’esercente, a pena della chiusura in caso di inadempienza, di arredi che costituiscano “blocco stradale” (secondo il Testo integrato del DLG 22/01/1948 n. 66 risultante dalle modifiche apportate dal decreto-legge 4 ottobre 2018,n. 113)?
Da ultimo vogliamo segnalare l’assenza nel nuovo regolamento proposto della previsione di rimuovere gli arredi esterni negli orari di chiusura del locale. Una tale misura da una parte inviterebbe gli esercenti ad utilizzare arredi poco ingombranti e facili da movimentare, dall’altra eviterebbe che le strade e piazze di Roma, anche quelle più prestigiose, si trasformino di notte nei magazzini esterni dei locali, con gli arredi spesso accatastati e legati in maniera indecorosa.
Per informazioni di maggiore dettaglio sulle osservazioni di cittadini e associazioni alla bozza di nuovo regolamento OSP rimandiamo al documento predisposto da Carte in Regola ed inviato a tutti i consiglieri in Assemblea Capitolina.
Sempre l’associazione Carte in Regola ha chiesto ripetutamente al presidente della commissione commercio dell’Assemblea Capitolina, Andrea Alemanni, di essere audita in commissione per illustrare i propri commenti alla bozza di regolamento, ma senza ricevere risposta.
Da quel che è dato di capire, il regolamento non passerà in commissione e si andrà direttamente in aula Giulio Cesare per la discussione e poi la votazione.
Così però viene completamente annullato il contributo dei cittadini e amplificato a dismisura lo spazio dato alle associazioni degli esercenti.
Davvero difficile immaginare di fare peggio di così in termini di partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche.
L’immagine di copertina è presa da seloavessisaputoprima(@loavessisaputo1) su X/Twitter
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