Mafia, 6 arresti a Camporeale. Indagato anche il sindaco

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Sei persone arrestate a Camporeale, nel palermitano: un’importante operazione contro la mafia ha smascherato la famiglia locale coinvolta in affari illeciti, tra cui il controllo del mercato agricolo e la gestione di fondi. Indagato anche il sindaco.

Nonostante l’arresto e la detenzione di alcuni membri di spicco, la famiglia ha continuato a operare grazie alla complicità di chi, all’interno della comunità e delle istituzioni, ha garantito la continuità delle sue operazioni illecite. Un esempio emblematico di come, anche dietro le sbarre, i capi mafiosi siano riusciti a mantenere il controllo, dimostrando la resistenza e la persistenza del fenomeno mafioso.

I dettagli dell’inchiesta: attività illecite e gestione del territorio

Gli arresti eseguiti hanno riguardato sei persone, tutte accusate di far parte di un sodalizio mafioso di stampo Cosa Nostra. Tra di loro, figura un uomo che, nonostante fosse già in carcere, avrebbe continuato a dirigere l’organizzazione tramite la collaborazione di membri della famiglia e di altri affiliati. Le indagini hanno portato alla luce una serie di attività illecite con le quali la famiglia mafiosa ha gestito e manipolato l’economia locale. La compra-vendita di animali, in particolare bovini e ovini, è stata una delle principali fonti di reddito per il gruppo.

Il controllo del mercato, tuttavia, non si è fermato agli animali. Un aspetto altrettanto rilevante dell’indagine ha riguardato il controllo esercitato sulla gestione dei fondi agricoli, che si trovano nella zona di Camporeale. Il gruppo aveva infatti la capacità di autorizzare o negare l’utilizzo di terreni per il pascolo, in cambio di vantaggi economici e di influenze nel settore agricolo. Inoltre, numerosi cittadini si rivolgevano al clan per ottenere autorizzazioni preventive all’acquisto di terreni agricoli e risolvere controversie o recuperare crediti da debitori insolventi.

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Il coinvolgimento del sindaco

C’è anche il sindaco di Camporeale (Pa), Luigi Cino, tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Palermo. Secondo gli inquirenti il sindaco avrebbe dichiarato falsamente che Giuseppe e Pietro Bologna, oggi arrestati per mafia e all’epoca dei fatti pregiudicati, osservavano le prescrizioni imposte loro dalla messa alla prova, una sorta di sospensione del procedimento penale per chi compie lavori di pubblica utilità. Per i pm, inoltre, il boss del clan Antonino Sciortino, che nonostante la detenzione continuava a comandare e organizzare affari, avrebbe fatto votare Cino alle ultime elezioni.

Leggi anche: Maxi operazione antimafia a Palermo: 183 arresti

Il ruolo dei familiari e degli affiliati

Nel quadro delle indagini, è emerso come i familiari e gli affiliati abbiano svolto un ruolo cruciale nella gestione e nel mantenimento delle attività illecite del clan. La collaborazione tra i membri della famiglia di Camporeale ha permesso a uno dei capi del gruppo, pur essendo detenuto, di continuare a dirigere le operazioni dal carcere. Questo scenario rivela la determinazione con cui la mafia siciliana si difende e si rinnova, sfruttando tutte le risorse a sua disposizione per mantenere il controllo sul territorio.

Le indagini hanno anche evidenziato la complicità e la forza del clan che, attraverso le attività criminali, è riuscito a influenzare non solo l’economia, ma anche le scelte politiche e le dinamiche sociali all’interno del piccolo comune siciliano. Gli arresti hanno rappresentato una grande vittoria per le forze dell’ordine, ma anche un monito sull’importanza di non abbassare la guardia, perché la mafia trova sempre nuovi modi per infiltrarsi e mantenere il suo potere.

L’operazione di Camporeale è parte di un più ampio processo di contrasto alla criminalità organizzata, che ha visto, negli ultimi anni, importanti operazioni contro la mafia siciliana. La continuità delle indagini e delle operazioni di polizia sono essenziali per continuare a minare la stabilità del sistema mafioso. Tuttavia, l’infiltrazione mafiosa nelle istituzioni e nelle attività economiche locali dimostra che la lotta alla mafia è un processo lungo e difficile, che richiede la collaborazione di tutta la comunità e delle istituzioni.

Gli arresti della famiglia di Camporeale sono un altro importante passo nella lotta alla mafia siciliana. Tuttavia, è evidente che il fenomeno mafioso non si esaurisce con l’arresto dei singoli. La mafia è un sistema che si basa su una rete di complicità e di controllo che va ben oltre l’individuo. Solo con il continuo impegno delle forze dell’ordine, delle istituzioni e della società civile sarà possibile fare un passo in avanti decisivo nel contrasto alla criminalità organizzata.

Vincenzo Ciervo



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