Il premier, un tempo centrista di ferro, si è fatto notare con affermazioni pesanti su migranti e la presunta “identità”, che sposano la retorica dell’estrema destra. Dietro c’è la consapevolezza di non poter governare insieme ai socialisti. E c’è anche la strategia di Macron
Sono in molti ad avere la sensazione che in Francia siamo ormai sommersi dagli immigrati». Poche parole pronunciate giorni fa in parlamento dal primo ministro francese, Francois Bayrou, e Oltralpe si è scatenato il putiferio. In questi giorni, telegiornali, trasmissioni di approfondimento e giornali in Francia non parlano d’altro. A rincarare la dose, Bayrou è tornato sul tema con un’altra domanda alla Le Pen: «È arrivato il momento», ha spiegato in un dibattito pubblico, «di porre una riflessione che per troppo tempo abbiamo ignorato: che cosa significa essere francesi»?
Perché Bayrou, un centrista di ferro in passato assai critico verso l’estrema destra, si lascia andare a commenti anti-immigrazionisti come questi? Si può rispondere a questa domanda in due modi. Il primo dipende dalla difficile situazione politica francese. Dopo le elezioni parlamentari indette da Macron a seguito della schiacciante vittoria del Rassemblement national di Le Pen alle europee di giugno, nessuno ha una maggioranza all’assemblea legislativa e dunque Bayrou deve barcamenarsi di volta in volta per cercare appoggi a destra o a sinistra dell’arco parlamentare.
La recente manovra lacrime e sangue è passata grazie al partito socialista che, per evitare ulteriore instabilità, non ha votato la sfiducia distaccandosi dall’alleanza del “Nuovo fronte popolare” col partito di Melenchon e con Verdi, comunisti, e partiti di sinistra indipendente. Tuttavia, Bayrou da politico navigato sa benissimo che non può governare con i socialisti, che pongono l’abolizione della riforma delle pensioni come condizione necessaria per continuare a dare il proprio appoggio al suo governo. L’unica alternativa è dunque il partito di Le Pen, che sulla manovra finanziaria si è astenuto (di fatto garantendo la sopravvivenza del governo), ma che è il primo partito all’assemblea per numero di deputati.
Dietro la strategia di sopravvivenza di Bayrou, c’è in realtà il gioco complesso di Emmanuel Macron (il vero arbitro della situazione politica in un sistema come quello francese) che deve confrontarsi, senza mai dirlo troppo apertamente, con il Rassemblement National. La coalizione dei partiti di sinistra del Fronte popolare (alleati nel fronte repubblicano anti-Le Pen) alle ultime elezioni politiche aveva ottenuto il più alto numero di deputati e, secondo la prassi, Macron avrebbe dovuto dare l’incarico di formare un governo ad un loro candidato.
Ma il presidente della repubblica insiste che i Francesi non ne vogliono sapere di avere governi di sinistra e questo lo costringe a un equilibrismo impossibile. Dopo l’incarico fallito al gaullista di estrema destra Michel Barnier, sfiduciato anche da Le Pen a dicembre, Macron ora cerca sponde con l’estrema destra attraverso Bayrou. C’è però un prezzo da pagare: virare a destra su immigrazione, diritti civili e stato sociale. E qua entra in gioco anche un secondo aspetto. In Francia come altrove, le destre moderate, pressate dalla crescita dei partiti populisti, sono di fronte a una scelta epocale di cultura politica: rimanere nell’alveo dei valori costituzionali che hanno strutturato le democrazie occidentali a partire dalla Seconda guerra mondiale o abbracciare la dura retorica anti-immigrazionista dell’estrema destra.
La domanda su cosa voglia dire essere francesi distoglie dai veri problemi del paese (la situazione drammatica dei conti pubblici, il costo della spesa sociale, la riforma delle pensioni), ma è sintomatica. Il tema è la definizione della Francia come nazione etnica o politica. Mentre repubblicani di destra e sinistra ribadiscono con Renan (loro sì!) che la Francia è una nazione politica oltre le differenze etniche o religiose, la destra lepenista parla di francesi “di passaporto” ma che non sono etnicamente o culturalmente tali.
Macron tace ma in un suo intervento televisivo alla nazione ha fatto sapere che in futuro intende consultare i francesi in maniera diretta su diverse questioni. Una chiara allusione alla possibilità, da sempre ventilata dall’estrema destra francese, di un referendum sulla legge immigrazione che Le Pen e i suoi amici sono sicuri di poter vincere per promuovere politiche più restrittive. Per ora Bayrou e i centristi non prendono apertamente posizione su questi temi. Tuttavia, portandosi già avanti, si pongono le stesse domande dell’estrema destra lepenista.
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