«Dottoressa: ho sposato la persona sbagliata». Ma la persona giusta non esiste. La coppia è un corpo vivo che cambia nel tempo: dentro il “noi” ci sono due “io” che devono continuamente continuare a crescere. In occasione della celebrazione di San Valentino, abbiamo intervistato Clara Utili, direttrice del Consultorio Familiare Ucipem di Faenza, da anni a fianco di coppie alla ricerca d i nuovi equilibri e alleanze.
Intervista a Clara Utili, direttrice del Consultorio Familiare Ucipem di Faenza
Dottoressa Utili, nel contesto odierno, può essere vera l’espressione che le coppie innamorate sono sempre più fragili?
La fragilità spesso nasce dall’attribuire alla relazione d’amore una serie di aspettative di felicità e appagamento che non sono realistiche. Quando le cose date per scontate non corrispondono più ai vissuti, la coppia fatica a superare la delusione e la frustrazione e trovare un nuovo equilibrio attraverso il dialogo, specialmente quando ci si aspetta di condividere solo sentimenti positivi. Gioca un ruolo anche la paura del fallimento in questa società in cui dall’esterno vengono imposti canoni di perfezione, la paura di perdere l’altro, il timore di entrare in crisi e di non sapere come uscirne. Tutto questo porta a negare le difficoltà quando si presentano impedendo di affrontarle subito. Quando il disagio diventa innegabile a volte è passato troppo tempo e l’allontanamento si è strutturato.
È mai capitato di incontrare una persona che le ha detto: «dottoressa, ho sposato la persona sbagliata?»
Molto spesso ci viene detto: «Abbiamo scoperto di essere troppo diversi per poter stare bene insieme». Mentre nel periodo dell’innamoramento le diversità creano attrazione, poi nella fase della costruzione concreta della relazione le diversità possono portare conflitto, giudizio, paura di sbagliare. In realtà non esiste la persona giusta anche se ciascuno di noi ha dei suoi criteri nella scelta del partner che derivano dalla propria storia e dalle esperienze affettive pregresse a partire da quelle della propria famiglia di origine. Quello che mantiene viva la relazione è la capacità di condividere i sentimenti e i vissuti, di ascoltare in profondità l’altro, in modo che la conoscenza si approfondisca e si alimentino la comprensione e l’amore reciproco.
Cosa vuol dire entrare in crisi per una coppia?
Scompaginare un equilibrio che ci si aspettava fosse solido a seguito di eventi che possono essere fisiologici come la nascita di un figlio, cambiamenti lavorativi, problemi economici, preoccupazioni o anche insoddisfazione a causa del fatto che uno dei due partner è cambiato. A un certo punto ci si rende conto che non si sta più bene insieme, e che ci si sta allontanando. Il problema vero non è la crisi, ma non affrontarla, pensare che possa passare da sola mentre la frattura si fa sempre più intensa se non affrontata. Infatti ogni coppia, se vuole veramente, può trovare in sé le risorse per cambiare ciò che non è più utile alla propria relazione.
Quali sono le fragilità maggiori che riscontrate nelle coppie di oggi?
Aspettative di felicità troppo elevate, dipendenza dalle famiglie di origine, una vita frenetica che lascia poco spazio al dialogo e ai gesti che servono a coltivare la relazione, una comunicazione basata più sull’organizzazione quotidiana che sulla condivisione sincera dei propri bisogni, emozioni e sentimenti, non aver elaborato problemi personali legati a fattori come l’autostima, l’insicurezza, la gestione delle emozioni.
Trovare nuovi equilibri significa essere disposti a cambiare?
Questo è fondamentale purché si cambi insieme. Se c’è la pretesa che solo l’altro cambi questo peggiora le cose. Occorre capire insieme quali cambiamenti sono sostenibili da entrambi i partner in modo da collaborare insieme a un nuovo benessere della coppia. È importante che la coppia sia alleata per continuare a camminare insieme. Molte volte questi nuovi equilibri non è facile trovarli da soli ed è importante chiedere aiuto a qualcuno di fidato che però non si allei né con l’uno né con l’altro, ma con la relazione che lega la coppia per cui meglio se è un professionista.
Si può ricominciare anche dopo una crisi grave?
La possibilità c’è sempre, ma spesso da soli diventa molto difficile ed è necessario chiedere aiuto. Quello che vediamo è che se si lasciano per troppo tempo sedimentare l’insoddisfazione e il disagio e si può arrivare a un punto di non ritorno della relazione in cui la coppia si è troppo allontanata e ha già dentro di sé preso decisioni irrevocabili.
Riescono a uscire meglio dalle crisi le coppie in cui i partner si sono scelti con consapevolezza e almeno nella prima parte della loro storia hanno lavorato alla costruzione del “noi” definendo una sufficiente area comune.
Come viene visto il matrimonio, oggi, per i giovani? È più difficile per loro dire quel “per sempre”?
Il per sempre rimane un desiderio forte nei giovani di oggi, quello che manca spesso sono gli strumenti, la maturità personale, i punti di riferimento per realizzarlo. Per cui è importante che nei percorsi di crescita dei gruppi giovanili ci si alleni a realizzare sane relazioni.
In che modo l’attività del Consultorio Familiare Ucipem aiuta le coppie in questi percorsi?
Attraverso la consulenza alla coppia e alla famiglia il Consultorio offre uno spazio accogliente e protetto in cui la coppia può aprirsi, dare un nome al proprio disagio con la presenza della professionalità del consulente che accoglie la loro sofferenza senza giudizio e li accompagna a riscoprire le positività che la fatica del momento non permette di vedere e trovare le risorse per un cambiamento possibile. La consulenza familiare utilizza strumenti socio-educativi, non fa diagnosi, non dà ragione o torto a nessuno dei due partner, ma si prende cura della loro relazione aiutando la coppia a ritrovare una sintonia nel soddisfacimento dei rispettivi bisogni di rispetto, fiducia e amore reciproco.
C’è un episodio particolare che vi ha colpito in questi percorsi?
Di episodi di crescita positiva ce ne sono molti: quanta gioia dà il riscoprire cose che sembravano perdute come le motivazioni della scelta iniziale nella coppia. Oppure quando si passa dal conflitto alla comprensione reciproca attraverso una comunicazione efficace.
O ancora, superare il trauma di un tradimento perché si è fatto un percorso di accoglienza del dolore, della rabbia e del senso di colpa.
Samuele Marchi
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