Chi È L’Ex Atleta Candidata Sindaca di Genova 2025

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Sciolte le riserve, Silvia Salis candidata a sindaca di Genova per il centrosinistra: dopo settimane di passione politica, l’accordo di convergenza porta sotto le luci della (possibile) amministrazione cittadina la ex martellista italiana, in nuovo lancio calibrato che punta a un obiettivo cruciale. Non sarà un primato, quello lo stabilì la prima sindaca di Genova Marta Vincenzi -poi anche alla guida della regione-, ma almeno porterebbe a due le città con più di 200mila abitanti guidate da una sindaca, affiancando nell’elenco Sara Funaro a Firenze. La candidatura di Silvia Salis serve a ribadire ancora una volta che le atlete, terminato con l’agonismo, possono fare tutto. Caparbietà molta, capacità pure. Per smontare le convinzioni dell’atletica mondiale sul lancio del martello, considerato fino agli anni Novanta una disciplina prettamente maschile, serve allenamento, tanto. E pure caparbietà, visione e determinazione, tre caratteristiche che a Silvia Salis non sono mai mancate e le hanno permesso di ampliare il curriculum con numerose pagine di carriera. Non ultima, quella personale: nel 2020 ha sposato il regista Fausto Brizzi e tre anni dopo è nato il primo figlio Eugenio, che porta il cognome di Silvia Salis. In un’Italia patriarcale, dove l’automatismo è di casa e il doppio cognome cresce timidamente, imporre il matronimico supera il gesto simbolico. È una dichiarazione di parità voluta.

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Vittorio Zunino Celotto//Getty Images

Prima, però, ci sono tanti altri capitoli. In apertura Silvia Salis atleta professionista. Classe 1985, cresciuta tra i materassoni dell’impianto di atletica di Villa Gentile, uno dei più noti della città, dove il padre Eugenio Salis (scomparso poco prima dell’annuncio della candidatura) faceva il custode. Impara presto il gusto dello sport seguendo il calcio, è tifosissima della Sampdoria. Da bambina Silvia Salis è alta e magra, le consigliano nuoto e pallavolo, però non le interessano: le piace più l’atletica leggera. Ma è quando lancia in scioltezza quello strano attrezzo con un peso collegato da un cavetto d’acciaio rigido a un’impugnatura, dopo aver roteato su sé stessa, che capisce che ciò che la affascina davvero è una delle discipline più antiche dello sport, ed è lì che vuole esprimersi. Una sfida nella sfida: il lancio del martello è stato riconosciuto disciplina femminile solo nel 1995 dalla attuale World Athletics, soffre di pregiudizi enormi. È anche grazie all’impegno di atlete italiane come Silvia Salis, Clarissa Claretti e Ester Balassini, congiunto alle colleghe internazionali, che il lancio del martello si trasforma in disciplina per tutti (l’eredità nostrana oggi è della martellista Sara Fantini, attuale detentrice del record italiano e oro europeo nel 2024).

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ADRIAN DENNIS//Getty Images

Silvia Salis al lancio del martello nel 2009

SALANI La bambina più forte del mondo

La bambina più forte del mondo

Nel 2022 Silvia Salis ha scritto anche il libro La bambina più forte del mondo, ispirandosi liberamente alla sua carriera sportiva, invitando sempre più ragazze a scegliere le discipline che le affascinano e non solo quelle considerate più femminili. E se non si fosse mai specializzata nel martello? “Da buona ligure, avrei fatto pallanuoto. Mio padre giocava a livelli amatoriali e mi ha trasmesso questa sua grande passione” spiegava in un’intervista a Redbull nel 2017. “Penso sempre a cosa sarebbe stata la mia vita se avessi fatto qualcosa di classico come, ad esempio, fare uno sport più adatto alle ragazze. O avessi seguito un percorso lineare. Probabilmente non avrei fatto niente di quello che sto facendo adesso” continuava nel 2024 a MOW.

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Elisabetta A. Villa//Getty Images

Silvia Salis col marito Fausto Brizzi, regista

Un infortunio preclude a Silvia Salis la terza Olimpiade da qualificata, Rio 2016 la vede in panchina, ma in un certo senso (ri)comincia molto da qui. Da atleta ha visto da dentro lo stato dell’arte dello sport italiano, e sa che è dai posti di potere che si possono cambiare le cose. Ha una laurea (in Scienze politiche con una tesi sulla gestione delle federazioni sportive) e il physique du rôle giusto: diventa dirigente nelle Fiamme Azzurre, il suo ex gruppo sportivo, per cui coordina la comunicazione, poi entra nel consiglio della FIDAL, la Federazione Italiana di Atletica Leggera. L’anno successivo viene eletta nel consiglio nazionale del CONI, il comitato olimpico nazionale italiano, partecipa al tavolo nazionale per la creazione del fondo maternità per le atlete (istituito nel 2018) ed è membro della commissione dedicata al premio per la dual career degli atleti e studenti migliori. Preludio al primato storico del 2021, quando Silvia Salis è eletta vicepresidente vicaria del CONI, prima donna braccio destro del presidente dei mille successi olimpici Giovanni Malagò.

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CONI/Simone Ferraro

Silvia Salis e Giovanni Malagò nel 2021

Un ruolo di vero potere in un’istituzione di uomini in completo blu, che Silvia Salis onora ribadendo la necessità di dare vero welfare alle donne per farle crescere professionalmente: “È fondamentale sottolineare quando le donne arrivano al vertice e fanno cose per le altre” dichiarò in un’intervista al quotidiano Il Giorno. “Da noi, non solo nello sport, c’è un enorme ricorso al pinkwashing. Si posizionano le donne per risolvere le questioni di genere. Le cose non muteranno finché non ci sarà un peso reale nei sistemi di potere”. Per ora Silvia Salis ci prova a Genova, poi si vedrà se la campagna elettorale le darà i giusti strumenti per tentare la scalata dell’istituzione sportiva più importante d’Italia. “Una persona che ce la fa muove più dei trattati e dei convegni” osservava a Repubblica nel 2022, riferendosi ai successi delle atlete in sport considerati da uomini. E chissà se questo selfie a parole di Silvia Salis non le porti ancora fortuna.

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