I gioielli dei più famosi brand di moda, da Jil Sander a Bottega

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Generalmente, quando prevale l’incertezza e gli acquisti calano più o meno vertiginosamente — come riporta The State of Fashion 2025, l’analisi annuale sull’industria della moda condotta da McKinsey & Company in collaborazione con Business of Fashion —, i consumatori spostano l’attenzione su ciò che è rassicurante. Su quei prodotti che abbandonano, almeno per un attimo, la ciclicità e la velocità delle tendenze tipiche della stagionalità della moda. Quelli capaci di regalare a chi li acquista l’idea di essere dei “sempreverdi”, di durare nel tempo senza perdere valore e di essere quindi degli acquisti sicuri. A conferma di questa direzione, che ormai da qualche anno interessa il mondo della moda e sembra essere ancora pienamente in voga, sono i brand che propongono il quiet luxury. Un’idea di lusso calmo e silenzioso, fatta di capi di alta qualità e di colori neutri, di materiali pregiati e di forme minimali. Da Loro Piana a Hermès, da Brunello Cucinelli al ritorno di Phoebe Philo o all’ultimissima collezione di Calvin Klein disegnata da Veronica Leoni. Giusta o sbagliata che sia, questa è stata la risposta del mondo della moda al tumultuoso periodo di cambiamento che interessa tutto il mercato del lusso, a eccezione forse della punta più alta della piramide, del cosiddetto 1% dei consumatori. All’interno di questo scenario, i gioielli ricoprono una posizione privilegiata. Beni rifugio per eccellenza, dati i materiali preziosi con cui vengono realizzati e la loro lunga vita, che resiste egregiamente al passare del tempo e dei trend più effimeri, sono diventati la nuova frontiera di investimento per i brand della moda. Non è quindi un caso, ma più una scelta strategica, che quei marchi che ancora non avevano visto nel gioiello prezioso una possibilità di estensione abbiano oggi aperto una linea di alta gioielleria.

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Come racconta Alba Cappellieri — Head of Jewelry Design al Politecnico di Milano — “oggi i brand della moda propongono sia bijoux che gioielli preziosi, arrivando, in qualche caso, fino all’alta gioielleria. I perimetri del gioiello moda, gioioso e libero per i suoi materiali non preziosi, si sono così allargati a quelli della gioielleria tradizionale che ha altre logiche, obiettivi e processi. La sfida, in verità molto difficile, per i gioielli degli stilisti oggi è riuscire a unire il glamour dei bijoux con la preziosità e l’unicità del gioiello prezioso”. E questo è appunto l’obiettivo dei nuovi gioielli Jil Sander, disegnati sotto la direzione creativa di Lucie e Luke Meier. Ultima solo in termini di debutto, la prima collezione fine jewelry del brand è stata presentata a dicembre dello scorso anno, contemporaneamente all’apertura del flagship store a Ginza, Tokyo, e prova a tradurre i codici stilistici del marchio di origini tedesche. Le forme sono geometriche, pulite e quasi archetipiche in nome del minimalismo concettuale che è ha reso Jil Sander famoso nel mondo attirando una clientela raffinata, che preferisce un’idea di moda discreta e essenziale. Le superfici perfettamente lucidate a mano presentano le irregolarità e i contorni organici della natura, a cui i gioielli si ispirano recuperando elementi dalla botanica, dai movimenti dell’acqua e dal cosmo. Il risultato è un mix di pezzi da indossare tutti i giorni, che accompagna in piena linea i capi del brand abbinandosi ai tagli impeccabili e alla palette sobria ma ricercata. Dal choker Branch in oro bianco rodiato e costellato da diamanti di tre diverse dimensioni, un omaggio all’imperfezione scultorea dei rami, al bracciale Astral in oro giallo 18 carati, in cui l’energia solare è resa dalla texture vibrante della medaglia tonda che pende da una catena snake piatta.

Da Bottega Veneta, invece, è l’eccellenza del saper fare italiano a comandare le scelte strategiche e di prodotto. Ancora sotto la direziona creativa di Matthieu Blazy, oggi all’elmo di Chanel e sostituito da Louise Trotter, il brand ha lanciato la prima linea di fine jewelry lo scorso autunno. L’eccellente artigianalità che contraddistingue gli accessori in pelle — come non ricordare il famoso intrecciato completamente realizzato a mano — è stato il punto di partenza per quindici creazioni, poche ma rigorosamente made in Italy, made in Vicenza per l’esattezza, città veneta che vanta una storia lunga secoli nel campo della gioielleria e legata a doppio nodo alle origini del marchio. E allora le iconiche gocce-orecchino Drop vengono trasformate in un pezzo prezioso in oro giallo o bianco con un un pavé irregolare di diamanti, grandi ma leggerissime, oppure imponenti catene in oro omaggiano le forme di quelle che sorreggono gli antichi lampadari chandelier veneziani. Disponibile solo nei negozi fisici e non online, la proposta mette in risalto la cura maniacale con cui tutti i prodotti Bottega Veneta vengono concepiti. Raggiungere la perfezione con il lavoro a mano non è un traguardo da poco, ma è dove risiede la forza di un brand che vuole soddisfare le aspettative del consumatore attraverso tutti gli elementi del look grazie alla forza della ricerca e della sperimentazione: che si tratti di una borsetta prodotta con la migliore pelle sul mercato o di un bracciale in oro, tutto deve poter durare per sempre, o almeno il più possibile.

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