Fu uno dei primi film a riportarci al cinema, dopo la pandemia. Di nuovo in sala per vedere l’avventura mozzafiato di un’amicizia che già ci aveva appassionati sulla carta. Quando nel 2016 era arrivato in libreria Le otto montagne, il romanzo autobiografico di Paolo Cognetti. Premio Strega 2017.
Uscito in sala alla fine del 2022, dopo aver vinto il Premio della giuria al Festival di Cannes, arriva stasera in prima visione tv in chiaro Le otto montagne, su TV8 alle 21,30. Lungo 147 minuti, è il film che la coppia di registi belgi da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch hanno tratto dal romanzo omonimo edito da Einaudi. Tradotto in 35 lingue. Il film è in streaming su Netflix e Prime Video.
Il film, girato in Val d’Aosta (Val d’Ayas), Torino e Nepal, ha vinto 4 David di Donatello 2023. Racconta l’avventura mozzafiato di un’amicizia che ha radici profonde in alta quota. Quella tra Pietro (Luca Marinelli) e Bruno (Alessandro Borghi) che si conoscono da bambini. Accadde quando il primo viene accompagnato in vacanza, dai genitori (Elena Lietti e Filippo Timi), sui monti della Val d’Aosta, a Graines. Tra paesini in pietra, sentieri, boschi e vette da conquistare. Entrambi, il bambino di città e quello di montagna, nutrono un amore sconfinato per la montagna e la sua bellezza. Sarà così per tutta la vita. Dopo essersi persi di vista, i due si ritrovano, da adulti, in un momento in cui devono prendere decisioni importanti per le loro vite…
Il titolo viene da un’antica leggenda nepalese. La raccontano a Pietro gli abitanti di un villaggio sull’Himalaya. Al centro del mondo c’è una montagna altissima, il monte Sumeru. Circondato da otto mari e otto montagne…
Del suo libro, Paolo Cognetti ha detto: «Non è la mia autobiografia. Però raccoglie davvero tante parti fondamentali della mia vita. Sono stato fortunato forse perché ho iniziato a scriverla nel momento giusto, di maturità di uno scrittore. Scrivevo da 20 anni, e vicino ai 40 ho deciso di affrontare questa storia così centrale per me. La storia che ho raccontato non è un’autobiografia, ma nasce in maniera chiara dalla mia vita e dai rapporti con quei luoghi».
L’adattamento di un libro è sempre qualcosa di complesso e delicato. Ancor più se si tratta di un libro molto amato dai lettori. In particolare se si tratta di un libro “di montagna”. In pochi sono riusciti nell’impresa. Perfino il maestro Ermanno Olmi con Il segreto del bosco vecchio, da Dino Buzzati, non ha realizzato uno dei suoi film migliori. Forse perché la magia delle terre che sono più vicine al cielo possono raccontarla soprattutto i grandi narratori “di parola”. Le immagini sono “troppo potenti” e “troppo belle” già in Natura. Nessuna immagine pare poterle sfidare (come il volto di Dio?). Quasi irreplicabili, se non creando un effetto stereofonico/cacofonico. Catturarle significa spesso scadere nell’effetto cartolina didascalica. O documentario National Geographic. I registi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, invece, riescono a realizzare un film di rara bellezza (non solo per spettatori tracker, scalatori e amanti della montagna). Ci riescono perché nelle scelte stilistiche rinunciano – in parte – ai tic e ai canoni della “rappresentazione” di montagna. Scelgono un formato stretto, 4:3, che risulta di grande potenza, dando spesso la sensazione di volersi sporgere come spettatori e affacciarsi dentro lo schermo-“finestra”.
Del testo originale mantengono soprattutto le suggestioni (crepitio di focolare, silenzi, “accenti” di montagna). La storia dell’amicizia fraterna fra Pietro e Bruno. Soprattutto, l’essenzialità di racconto e di un rapporto genuino e vero. Come ha scritto Olivier Delcroix su Le Figaro, dopo la presentazione a Cannes, è un film «comme un sentier de montagne, qui grimpe, serpente, et n’hésite pas à prendre son temps…». Un film che è come un sentiero di montagna che si inerpica, si snoda. Non esita a prendersi i propri tempi. Come un cammino di montagna o un’arrampicata, implica ovviamente predisposizione e attenzione. Di sguardo, di sentire, di pensiero.
Guardatelo stasera. Sentitelo. Le otto montagne vi entrerà nella testa, non solo negli occhi. E non vi lascerà più.
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