“Dei 30mila tombini solo pochi puliti e mentre la città affonda si celebra il G7”

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Trentamila tombini in città, ma una convenzione con Ambiente con risorse sufficienti per pulirne solo alcune migliaia e una mancata pulizia di tutto il tratto di viale Marconi che, passata via Conte di Ruvo, procede verso sud; il Coc (Centro operativo comunale) attivato solo dopo le 15 a fronte di un’emergenza esplosa già nella tarda mattinata con l’aggravante di essere impegnati nelle celebrazioni del G7 all’Aurum; i milioni spesi per interventi che si era detto sarebbero stati risolutivi come quello di fosso Bardet in zona sud, ma anche il mancato accoglimento delle proposte migliorative fatte al dup (documento unico di programmazione) e l’assenza di strategia per evitare i danni causati da piogge che non sono “eccezionali”, ma eventi “prevedibili”. In una parola: l’inerzia. La conseguenza: il rischio che il Comune dovrà sborsare non poco per risarcire i danni di chi, in cinque mesi, ha visto le attività invase dall’acqua.

Questo il quadro che per il centrosinistra dimostrerebbe come quanto avvenuto in città sabato 15 febbraio, tra case e negozi invasi dall’acqua, strade inondate e auto sommerse, abbia una responsabilità precisa. Una responsabilità che ha un nome e cognome, quello della giunta Masci che trova la sua aggravante nel fatto che, afferma il consigliere Pd Marco Presutti anche con un pizzico di sarcasmo, “nelle stesse ore in cui la città si allagava e non si faceva nulla, all’Aurum c’erano tutti per celebrare ‘i grandi’ risultati del G7”.

A sintetizzare le posizioni e le critiche sollevate dai consiglieri Pd e cioè, con Presutti, dal capogruppo Piero Giampietro e i consiglieri Francesco Pagnanelli, Michela Di Stefano e Giovanni Di Iacovo, oltre che del consigliere M5s Paolo Sola, della consigliera Avs-Radici in Comune Simona Barba e del collega Donato Di Matteo (Costantini sindaco) è proprio Carlo Costantini che ha guidato la coalizione di centrosinistra alle ultime elezioni comunali.

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“Questione di prevedibilità non di eccezionalità”

Responsabilità ci sono: questo il punto da cui si solleva tutta la critica conseguenze. Questo perché, rimarca Costantini, “è a dir poco irriguardoso nei confronti dei commercianti che hanno passato il sabato e la domenica a tentare di salvare qualcosa dai danni subiti”. Non è stato un evento eccezionale, perché, continua Costantini “in realtà si deve parlare di prevedibilità. Questo evento era ampiamente prevedibile se non altro perché a settembre se n’era verificato uno assolutamente analogo. Ci sono quindi delle gravissime responsabilità che investono l’attività di pulitura dei tombini che a Pescara sono 30mila e che si fa sulla base di una convenzione che attribuisce ad Ambiente le risorse per pulirne solo poche migliaia”. Tombini che se non puliti, sottolinea riferendo dei numeri trovati proprio sul sito di Ambiente, come la stessa società fa presente sul suo portale, “sono al prima causa degli sversamenti delle acque all’interno dei negozi e in generale degli allagamenti”.

L’apertura tardiva del Coc e il mancato ascolto sulle proposte migliorative

Quindi la tardiva attivazione del Coc la cui ordinanza è arrivata “solo alle 15.30” sottolinea Giampietro. Aperto in sostanza, chiosa Costantini “quando ormai aveva smesso di piovere. Nonostante la buona volontà dei volontari della protezione civile, ha creato disorganizzazione e inefficienza”.

Quindi la non considerazione data alle proposte portate in sessione di bilancio quando si è discusso il dup (documento unico di programmazione) che ha visto l’accoglimento di due soli emendamenti delle opposizioni e sul tema Premi Flaiano esploso in quei giorni. “Tutti interventi – sottolinea – inerenti la salvaguardia del territorio. Questa amministrazione – aggiunge Costantini – deve smettere di pensare di poter cementificare tutto”, con un riferimento fatto ancora una volta alla sede unica della Regione nell’area di risulta. “Dobbiamo recuperare spazi verdi per consentire all’acqua di defluire e di essere assorbita e non già di scorrere e di volare fino ad arrivare a valle e a determinare questa situazione”.

Gli interventi milionari spacciati per risolutivi nella zona sud

Quindi gli interventi “che il sindaco aveva definito salvifici in campagna elettorale”. Un riferimento che riguarda i lavori fatti su Fosso Bardet e dunque nella zona tra via d’Avalos, via Pepe e via Benedetto Croce finite nuovamente sommerse. “Qui c’è un altro grande tema che investe le direzioni lavori dell’architetto Trisi (e una serie di lavori che sono costati milioni e milioni di euro. Solo su viale Marconi – ricorda – sono stati spesi 2 milioni e mezzo di euro”.

“Perché i lavori vengono fatti così male? Per quale ragione si presenta un lavoro come salvifico e a distanza di pochi mesi si scopre che non lo è? – si chiede il consigliere comunale -. Anche in questo c’è grande inefficienza, io direi quasi inettitudine e comunque irresponsabilità nel derubricare e qualificare quello che è accaduto semplicemente come un evento eccezionale facendo spallucce non c’è più nulla di eccezionale, sono eventi ampiamente prevedibili”. Un tema su cui Barba rimarca come andrebbe tutto ripensato nell’ottica di quella “Città spugna” citata nel dup, ma, lamenta, assente nelle azioni concrete dell’amministrazione che consentirebbe all’acqua di defluire nel sottosuolo limitando i danni in città.

Una situazione dunque non emergenziale e neanche considerata da chi amministra la città, lamentano i consiglieri del centrosinistra nonostante, rimarca Sola, i danni già registrati a settembre che hanno portato a una variazione di bilancio di 300mial euro per rifare asfalti rifatti solo pochi mesi prima per il Giro d’Italia. Un tema finito in un ordine del giorno approvato e rimasto nel cassetto con cui si chiedeva anche, sottolinea, un fondi di risarcimento “da cui attingere anche per mettere paratie a tutela di case e negozi che molti hanno alla fine comprato a loro spese”.

“L’autocelebrazione del G7 mentre la città affonda”

Quella non considerazione, infine, che emergerebbe proprio dal fatto che mentre la città veniva inondata dalla pioggia, all’Aurum per la conferenza stampa sul G7 c’erano tutti. “Probabilmente non sapevano nemmeno come tornare in centro perché Pescara era completamente allagata – aggiunge Costantini -. È un modo di procedere autocelebrativo che non ha nella minima considerazione i bisogni dei cittadini di Pescara e non considera soprattutto che i danni causati da questi allagamenti ricadono anche sui bilanci del Comune di Pescara dei suoi assicuratori”.

“Questo perché – spiega – quando il danno è una conseguenza di inerzia o di inettitudine o di cattiva manutenzione degli impianti, la responsabilità è direttamente del Comune, quindi c’è anche questo profilo che non viene considerato”.

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“Conviene fare un’attività di prevenzione, conviene in primo luogo al bilancio del Comune perché riduce l’esposizione ai rischi di risarcimento danni dato che oggi un negoziante che ha avuto per la seconda volta in cinque mesi allagata la propria attività commerciale credo – conclude Costantini – che abbia tutto il diritto di avanzare un’aspettativa risarcitoria”.

Insomma, afferma Di Donato, “un’amministrazione non all’altezza, che non ha progettualità e che non sa rettificare la sua azione”.

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