Termoli-Palermo: il viaggio della legalità nel ricordo delle vittime

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Termoli-Palermo: “Il viaggio della legalità nel ricordo delle vittime di Cosa Nostra”. Un’esperienza indimenticabile per alunni e professori dell’Istituto Comprensivo “Achille Pace” di Termoli. Le vittime di mafia sono sia quelle colpite dalla violenza indiscriminata dell’organizzazione criminale sia quelle uccise a causa della lotta per il potere o delle vendette interne legate alle varie attività criminali. Cosa Nostra, ha avuto un impatto devastante sulla Sicilia e sull’Italia in generale, con un numero altissimo di vittime anche tra la popolazione civile. La mafia siciliana ha ucciso tutti coloro che hanno deciso di contrastare seriamente l’organizzazione. Tra loro ci sono personaggi pubblici, magistrati, sacerdoti, politici, giornalisti che l’hanno lottata a viso scoperto e con la schiena dritta. A Palermo tanti sono stati i momenti emozionanti. Il gruppo di 24 ragazzi guidato dalla dirigente scolastica Luana Occhionero con tre docenti e la partecipazione del criminologo Vincenzo Musacchio e del capitano della Guardia di Finanza di Termoli Gina Caggiano. Prima tappa sosta di fronte al Palazzo di Giustizia di Palermo dove Vincenzo Musacchio ha tenuto una lezione sulla mafia ai ragazzi. Poi la visita all’Ulivo di Paolo Borsellino in Via D’Amelio dove c’è stata tanta commozione e i ragazzi hanno appreso anche alcune storie di vita poco note sulle vittime di quell’ignobile attentato. È stata poi la volta dell’Albero Falcone in Via Notarbartolo dove il capitano della Guardia di Finanza di Termoli ha letto ai ragazzi una lettere autografa di Giovanni Falcone indirizzata al giovanissimo Vincenzo Musacchio ma riferibile ancora oggi a qualsiasi giovane di qualsiasi parte del mondo. Il giorno dopo meta è stata la Cattedrale di Palermo per rendere omaggio alle spoglie di don Pino Puglisi sacerdote antimafia, noto per il suo impegno e per la sua lotta a favore dei giovani e della giustizia sociale. La sua vita è stata segnata dal coraggio e dall’amore per la sua terra e i suoi concittadini, in particolare i giovani delle periferie di Palermo, dove si trovava la parrocchia di San Gaetano, che fu il suo centro di attività. Il giorno successivo è stata la volta della Casa di Peppino Impastato politico, giornalista e attivista siciliano che si oppose fermamente alla mafia, denunciando apertamente i crimini di Cosa Nostra e per questo fu ucciso nel 1978 con un’esecuzione simulata per farlo sembrare un suicidio. A Cinisi abbiamo avuto il piacere di incontrare Felicetta la cognata di Peppino che ci ha fatto rivivere la storia di Radio Aut e di Onda Pazza come se fosse ancora reale. Tantissima è stata la commozione anche da parte degli studenti. Emozionante anche il No Mafia Memorial, un museo a Palermo, dedicato alla storia della mafia e dell’antimafia in Sicilia. Abbiamo ammirato un archivio fotografico e una mostra multimediale, che ha consentito ai ragazzi di approfondire gli eventi storici più significativi della lotta alla mafia nella città di Palermo. Il prof. Musacchio e la preside Occhionero hanno voluto rimarcare che oltre ai magistrati, politici e attivisti, ci sono stati molti innocenti coinvolti, persone che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato o che erano semplicemente troppo vicine alle attività mafiose. Le vittime di Cosa Nostra, dunque, non sono solo numeri o nomi, ma simboli della continua lotta per la giustizia, la verità e la liberazione della Sicilia e dell’Italia dalla morsa della criminalità organizzata. Il No Mafia Memorial rappresenta un’importante risorsa per comprendere la storia della mafia e dell’antimafia in Sicilia, offrendo un’esperienza educativa e coinvolgente soprattutto per gli studenti che così hanno potuto conoscere Giuseppe Di Matteo figlio di Santino, collaboratore di giustizia, rapito dalla mafia nel 1993 all’età di 13 anni e tenuto prigioniero per oltre due anni. Brutalmente ucciso nel 1996, una delle azioni più crudeli della mafia, in un tentativo di punire suo padre per aver collaborato con la giustizia. Poi hanno scoperto la figura Rocco Chinnici è stato uno dei primi a occuparsi del fenomeno mafioso a Palermo. Fu ucciso in un attentato il 29 luglio 1983, a bordo della sua auto. La sua morte rappresentò un tentativo di fermare la sua creatura: il pool antimafia. Dopo questa magnifica e irripetibile esperienza il gruppo è ritornato in quel di Termoli.



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