Scandalo abusi sessuali a scuola minaccia l’integrità dell’esecutivo, il caso in Francia

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La Repubblica Francese vede da tempo un susseguirsi di governi assai rapido a seguito della scarsa tenuta politica degli stessi. Tra nomine, impasti, votazioni e sfiducie la politica francese non trova un istante di opportuna stabilità. I cittadini sono preoccupati per l’andamento delle legislature – di recente molto brevi – e per il peggioramento drastico dei servizi, tra cui la scuola. Il tema della sicurezza, per via del barbaro assassinio dei due docenti in una scuola parigina due anni fa, è ancora ampiamente caldeggiato dalle maggiori sigle sindacali. Vi sono anche temi ben nascosti, probabilmente da autorità e cittadini omertosi, riguardanti un altro genere di violenze compiutesi in ambiente scolastico: quelle sessuali, a danno soprattutto di minori. Negli scorsi quarant’anni interi distretti scolastici del Paese si sono confrontati con la moltiplicazione dei casi di abuso; questi, anche non denunciati in maniera opportuna, sono finiti sui quotidiani locali accendendo aspre polemiche. Per via però di capriole politiche, coperture e depistaggi, i tribunali locali han fatto fatica ad intercettarli. L’ascesa al governo di un nuovo premier, proveniente da una delle regioni più colpite negli ultimi quarant’anni, ha riacceso il dibattito che dubita dell’imparzialità trascorsa del nuovo capo del governo, rischiando di innescare una crisi politica. 

Il caso delle scuole cattoliche

Il primo ministro francese François Bayrou è coinvolto in uno scandalo legato ad abusi sessuali su minori avvenuti nel collegio cattolico Notre-Dame de Bétharram, situato nella regione del Béarn, dove ha costruito la sua carriera politica. Bayrou è accusato di aver ignorato segnalazioni sugli abusi, che si sarebbero protratti per oltre quarant’anni, tra gli anni ’70 e il 2010. L’inchiesta ha aggravato la crisi del suo governo di minoranza e sollevato richieste di maggiore controllo sulle scuole private gestite dalla Chiesa in Francia. Le indagini condotte dalla magistratura riguardano più di cento denunce di presunti abusi. La posizione di Bayrou è particolarmente delicata non solo per il suo ruolo istituzionale, ma anche per i suoi legami con il collegio: sua moglie vi ha insegnato religione e alcuni dei suoi figli lo hanno frequentato. Mercoledì scorso, il primo ministro è stato convocato in Parlamento per rispondere alle accuse e chiarire se fosse a conoscenza degli abusi.

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Durante il suo intervento all’Assemblea Nazionale, ha affermato di non essere mai stato informato dei fatti e ha definito le accuse contro di lui una “polemica artificiale”. Tuttavia, le sue dichiarazioni sono state messe in discussione da un’inchiesta del sito Mediapart, che sostiene di avere prove secondo cui Bayrou sarebbe stato ripetutamente avvertito della situazione, senza però aver preso provvedimenti, arrivando infine a mentire in Parlamento. I partiti di sinistra hanno immediatamente chiesto le sue dimissioni, accusandolo di aver insabbiato il caso e di non essere più credibile come capo del governo. Lo scandalo ha ulteriormente indebolito la sua già fragile posizione politica, mettendo in discussione la sua capacità di guidare il Paese in un contesto di crescente pressione sull’operato delle istituzioni scolastiche cattoliche francesi.

Depistaggi ed omertà

Il primo ministro francese François Bayrou è al centro di un grave scandalo legato agli abusi sessuali su minori avvenuti nel collegio cattolico Notre-Dame de Bétharram, nella regione del Béarn. Le accuse riguardano il suo presunto silenzio di fronte a segnalazioni di violenze e stupri perpetrati per oltre quarant’anni, tra gli anni ’70 e il 2010. La magistratura sta indagando su oltre cento denunce, mentre un’inchiesta del sito investigativo Mediapart sostiene di avere prove che Bayrou fosse stato ripetutamente avvertito degli abusi, senza però intervenire, arrivando infine a mentire in Parlamento. Il coinvolgimento di Bayrou è particolarmente controverso non solo per il suo ruolo istituzionale, ma anche per i legami personali con l’istituto: sua moglie ha insegnato religione nella scuola e alcuni dei suoi figli l’hanno frequentata. Le ombre sul suo operato risalgono a diversi momenti della sua carriera politica. Nel 1996, da ministro dell’Istruzione, visitò il collegio dopo la denuncia di un padre il cui figlio quattordicenne era stato colpito con tale violenza da perdere parte dell’udito. In quell’occasione, Bayrou si schierò apertamente a favore della scuola, minimizzando il caso e definendo le accuse come un’“ingiustizia” percepita dalla comunità locale.

Alcuni anni dopo, nel 1998, quando il direttore del collegio, padre Pierre Silviet-Carricart, fu formalmente indagato per lo stupro di un bambino di dieci anni, Bayrou si incontrò con il giudice incaricato dell’inchiesta. Inizialmente negò l’incontro, salvo poi ammettere di averlo richiesto per discutere il caso, dichiarando di essere preoccupato perché uno dei suoi figli frequentava l’istituto. Le rivelazioni hanno suscitato un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica e nel mondo politico. I partiti di sinistra hanno chiesto le dimissioni immediate del primo ministro, accusandolo di aver coperto la verità e di aver perso ogni credibilità come capo del governo. Lo scandalo ha ulteriormente indebolito la già fragile maggioranza parlamentare di Bayrou e ha riacceso il dibattito sulla necessità di un maggiore controllo sulle scuole private cattoliche in Francia. La vicenda rischia ora di trasformarsi in una crisi politica di vasta portata, con ripercussioni sull’intero esecutivo.





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