Nel 2024 sono state aperte circa 125 nuove stazioni di rifornimento di idrogeno nel mondo. Secondo i dati di H2stations.org, 42 sono state inaugurate in Europa, circa 30 in Cina, 25 in Corea del Sud, 8 in Giappone e 13 in Nord America.
Complessivamente, oggi, 45 Paesi dispongono di un’infrastruttura per il rifornimento, operativa o in costruzione. Ma, nonostante questi progressi, il numero totale di stazioni resta esiguo: alla fine del 2024, nel mondo erano operative appena 1.160 stazioni.
Asia: il cuore della mobilità a idrogeno
Tra i continenti che hanno visto l’espansione più importante di questa tecnologia c’è prima di tutto l’Asia, che domina la scena con 748 stazioni attive. Leader indiscusso è la Cina, che da sola vanta attualmente 384 punti di rifornimento, seguita dalla Corea del Sud con 198 e dal Giappone con 161.
Foto di: H2Stations.org
Stazioni di rifornimento di idrogeno in Asia
Europa: la Germania traina, ma il divario con l’Asia è netto
Se si guarda all’Europa, invece, il quadro è molto meno incoraggiante. A fine 2024, le stazioni attive erano appena 294, con la Germania in testa grazie a 113 impianti operativi, seguita dalla Francia con 65, dai Paesi Bassi con 25 e dalla Svizzera con 19.
Nonostante la crescita, il Vecchio Continente resta dietro ai numeri asiatici. Gli alti costi di realizzazione e i ritardi su una regolazione comune hanno frenato e stanno ancora frenando lo sviluppo di un vero e proprio ecosistema. Un piano infrastrutturale dell’Unione europea è entrato in vigore solo ad aprile 2024 e prevede l’installazione di hub lungo la rete TEN-T a una distanza massima di 200 km.
Foto di: H2Stations.org
Stazioni di rifornimento di idrogeno in Europa
Tra i Paesi europei più in difficoltà, per esempio, c’è l’Italia dove questa tecnologia è ancora un miraggio e dove, a fine 2024, erano attive appena due stazioni di rifornimento per veicoli a celle a combustibile: una a Bolzano e una a Mestre, due sole infrastrutture che attualmente rendono impraticabile un utilizzo su larga scala di questo genere di veicoli.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) aveva previsto la realizzazione di almeno 40 nuove stazioni entro il 2026, con un investimento da circa 230 milioni di euro. Tuttavia, alla fine del 2024, questi progetti erano ancora tutti in fase iniziale e la mancanza di una rete capillare continua a rappresentare un ostacolo significativo.
La nostra mappa sulle stazioni di rifornimento di idrogeno attualmente in costruzione in Italia (nel 2024)
Restando sempre nel Vecchio Continente, invece, parlando di novità positive si segnalano le prime aperture in Bulgaria e Slovacchia, entrambe nelle rispettive Capitali. Per il futuro, in generale, si parla di almeno 377 nuovi impianti pianificati fuori dalla Cina, ma con molte incertezze sulle reali tempistiche.
Nord America: solo la California ci crede davvero
Oltreoceano la situazione è ancora più complessa. In Canada, uno dei Paesi più estesi al mondo, il numero di stazioni è salito a sole 12 unità, mentre negli Stati Uniti il 2024 ha visto un saldo negativo: 9 nuove aperture contro 12 chiusure, portando il totale a 89 impianti attivi. Di questi, ben 74 si trovano in California, unico Stato federato che sembra realmente puntare sull’idrogeno per la mobilità.
Foto di: H2Stations.org
Stazioni di rifornimento di idrogeno in Nord America
Idrogeno nei trasporti, un futuro sempre più in discussione
Nonostante l’espansione della rete, il futuro dell’idrogeno nella mobilità leggera appare sempre più incerto. Hyundai, Toyota e BMW continuano a investire in questa tecnologia, ma l’analogia con il piccolo villaggio di Asterix che resiste all’invasione romana diventa sempre più evidente.
La maggior parte degli esperti è ormai concorde nel ritenere che sarà la mobilità elettrica a prevalere nel mercato delle auto, mentre l’idrogeno avrà un ruolo limitato al trasporto pesante e all’aviazione. I motivi? Un’efficienza energetica molto più bassa rispetto alle batterie e una rete di rifornimento – appunto – ancora troppo frammentata.
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