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Facoltà teologica dell’Italia settentrionale Corso specialistico di bioetica avanzata, XVI edizione, 2025
L’ordine mondiale post seconda guerra mondiale ha visto gli Usa come potenza egemone su tutti i piani, economico, finanziario, tecnologico, militare, sia a livello di hard power sia a livello di soft power, con l’America way of life che seduceva e attraeva l’intero mondo. La leadership statunitense in Occidente è stata sempre indiscussa, sia nel periodo della cosiddetta “guerra fredda” dal 1945 al 1989-1991, sia e maggior ragione nella fase successiva, dove gli Usa sono rimasti come unica ed incontrastata super- potenza a livello mondiale. Col finire della guerra fredda la storia non è però terminata: l’egemonia statunitense, anzi, è entrata in crisi negli ultimi lustri, in particolare dopo l’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001 e quindi con la Grande Crisi Finanziaria del 2008-2009. Nei decenni passati, il ruolo del dollaro e della finanza sono stati centrali nell’assicurare l’egemonia statunitense a livello globale. Gli Usa hanno potuto imporsi sul piano finanziario ed economico grazie alla vittoria nella seconda guerra mondiale e al proprio predominio nel campo tecnologico e militare; è però anche vero che il controllo delle infrastrutture finanziarie mondiali e il ruolo del dollaro come divisa di riserva globale hanno contribuito a rafforzare tale egemonia. Un lento tramonto del Re-dollaro con la sfida crescente all’egemonia finanziaria statunitense potrebbero quindi comportare anche una perdita di rilevanza a livello geo-economico e geo-politico. La transizione verso un mondo multipolare, in cui gli Usa rimarranno la più grande super-potenza del mondo ma non più universalmente egemone, è già in corso da alcuni lustri, e sta attraversando una fase di accelerazione. Date le inerzie di tali tendenze, non dobbiamo attenderci improvvisi cambi di quadro, ma sicuramente a livello generazionale i processi in corso sono destinati a produrre conseguenze rilevanti. Anche la “cultura”, nel senso di visione complessiva dell’uomo e del mondo, insieme alla demografia, giocheranno un ruolo decisivo.
La Nuova Bussola Quotidiana , 2025
Trump ha dichiarato una guerra commerciale al resto del mondo. La necessità di riequilibrare la bilancia commerciale in disavanzo strutturale e crescente da 50 anni, insieme alla volontà di innescare una rinascita manifatturiera negli Usa, sono gli obiettivi economici dichiarati. Ma la posta in gioco è molto più grande, ed è di natura geopolitica.
Visione, un altro sguardo sul mondo, 2024
Nel luglio del 2020, pochi mesi dopo lo scoppio dell’epidemia CoViD-19, il professor Klaus Schwab (1938-), fondatore e leader del World Economic Forum (WEF) di Davos, pubblica un libro dal titolo “Covid 19. The Great Reset” . Egli afferma che l’epidemia «rappresenta una rara ma stretta finestra di opportunità per ripensare, reimmaginare e resettare il nostro mondo». E se non fosse sufficientemente chiaro, precisa: «molti di noi si stanno domandando quando le cose torneranno alla normalità. La risposta, in breve, è: mai». Il virus SARS-CoV-2 viene indicato come il nuovo punto di cesura nella storia dell’umanità: le sigle “b.C.” (before Christ, prima di Cristo) e “a.C.” (after Christ, dopo Cristo) significheranno d’ora in poi «before Coronavirus» e «after Coronavirus». Passeremo, cioè, dall’«èra pre-pandemica» all’«èra post-pandemica»: non perché l’epidemia sia particolarmente grave, ma perché il mondo è sempre più interconnesso e la convergenza tra crisi sanitaria e rischi economici, sociali, geo-poli ci, ecologici e tecnologici rompe il paradigma di crescita, giudicato da Schwab insostenibile già prima del virus. Nulla sarà più come prima: il futuro che ci attende è una «nuova normalità», in cui gli Stati e la cooperazione tra il potere politico e quello dei grandi colossi economici-finanziari avrà un ruolo chiave. Le risorse e le decisioni saranno accentrate in cabine di regia sempre più alte, al di sopra degli stessi Stati nazionali, per ricostruire un mondo migliore, come recita lo slogan dell’amministrazione Biden-Harris ripreso dai Paesi del G7: “B3W”, ovvero «Build Back a Better World».
La Nuova Bussola Quotidiana , 2024
Quale ruolo giocherà il “super-genio” Elon Musk nell’America targata Trump? Sicuramente si prenderà delle rivincite contro chi l’aveva ostracizzato, come tutto il mondo di Davos. Ma ne approfitterà per accelerare i suoi progetti più estremi. Non possiamo pensare a lui come al “cavaliere bianco”, ma un ragionevole ottimismo non è fuori luogo perché sta contrastando nei fatti la narrazione del Grande Reset.
Polistampa, 2006
This volume deals with US policy and the end of the Bretton Woods fixed exchange rates regime between 1969 and 1973. It is based on the records of the three secretaries that served in the US Treasury under the Nixon administration (Kennedy, Connally and Shultz) on the files of their undersecretary for Monetary Affairs (Volcker), and on White House, NSC, Federal Reserve and State Department records. From the very beginning of its term in office, the Nixon administration included the need for a different international monetary system in the broad process of reshaping of US foreign policy that would take the forms of the Nixon Doctrine, Détente, and the opening to China. US economic and political exigencies called for a “flexible” system based on the dollar, intended to serve the trends toward growing transnational investments by US companies and banks, as well as the perceived need of a diminished financial constraint on overseas military commitments. However implicitly, and with a trial and error process concerning implementation, this entailed a de facto new conception of US hegemony globally, as well as a serious clash of interests with the West European allies in particular. As West European plans, to create their own shield against monetary instability, took on growing credibility throughout 1970 with the launching of the EMU and the Werner plan, US policymakers moved towards the unilateral suspension of their commitment to Bretton Woods. This came on 15 August 1971, after months of deep internal debate within the administration, involving both economic and geopolitical reflections. The second half of 1971, as well as the year 1972, marked the beginning of a different phase. The US administration proceeded quite ruthlessly in the dismantling of the Bretton Woods system, sometimes actually using global financial instability to secure its objectives. A new conception of global American power was taking shape, and, for what concerns the Transatlantic relationship, a clearer definition of western hierarchies de facto replaced the idealistic visions of the “partnership” of the 1960s. .
La Reaganomics ha cambiato profondamente gli USA e la loro economia negli Anni Ottanta. Sotto le spinte concomitanti esercitate dalla manovra della Fed, dalla deregulation e dal colossale piano di riarmo contestuale alla Sdi, gli Usa furono quindi investiti da un vero e proprio processo di riorganizzazione socio-economica che dall’ambito strettamente nazionale si estese ben presto all’intero “campo capitalista”. Mentre il risparmio mondiale confluiva verso gli Stati Uniti in conseguenza dell’innalzamento forsennato del tasso di interesse, lo smantellamento dell’intelaiatura normativa che disciplinava l’attività di Wall Street accelerava lo spostamento dell’asse dell’economia nazionale verso il settore dei servizi e schiudeva le porte a nuove tecniche di ingegneria finanziaria capaci di trasformare provvisoriamente debiti permanenti in una notevolissima fonte di lucro per l’intero sistema bancario.
La crisi nel Mar Rosso: contesto e implicazioni globali Gennaio 2024 CRISI NEL MAR ROSSO e SUE IMPLICAZIONI GLOBALI Pag. I Crisi nel Mar Rosso e sue implicazioni globali-valutazioni e contribu RELATORI Sergio Biraghi, VADM (R), Italian Navy 1961 Enlisted in the Navy, I.N. Academy in Leghorn, In his career he alternated commands on board ships with assignments in Intelligence centers, in close coopera on with allied Navies and in par cular the US Navy: he was one of the protagonists in the reorganiza on of the Intelligence Services; at the me of the establishment of SISDE (Italian Civil Secret Service) he took care of the project of the Central Informa on System and its implementa on.
Questo lavoro analizza le motivazioni che sono alla base delle pressioni economiche e geopolitiche per il cambiamento del s.m.i. e si divide in 3 parti. La prima descrive brevemente i s.m.i. gold standard e gold exchange standard, basati sull’approccio egemone, con riferimento prima alla sterlina e poi al dollaro. Anche dopo il crollo del s.m.i. di Bretton Woods, il dollaro è rimasto la moneta egemone sui mercati valutari che hanno assecondato le scelte della politica monetaria statunitense nonostante la presenza di altre monete internazionali che hanno fanno parte del paniere dei Diritti Speciali di Prelievo (DSP) . L’istituzione dell’euro e il suo iniziale successo hanno costituito una sfida al ruolo egemone del dollaro, a causa della crescente dimensione del debito interno ed esterno statunitense. Tuttavia la crisi finanziaria internazionale 2007-2009 ha perfino rafforzato la valuta statunitense. La seconda parte di questa ricerca è dedicata alla Cina, un’economia continentale che ha sperimentato per trenta anni tassi di crescita eccezionali del prodotto interno lordo (Pil) e degli investimenti esteri finanziati dalle riserve in dollari accumulate durante decenni di surplus corrente della bilancia dei pagamenti, ma che ha recentemente cambiato modello di sviluppo: da quello export led a quello trainato dalla domanda interna di consumi. Questo passaggio, che ha dato luogo prima al rallentamento della crescita economica cinese e, più recentemente, allo scoppio di una bolla finanziaria e immobiliare, seguita da alcune piccole svalutazioni della sua moneta, ha avuto effetti negativi sull’economia mondiale, sia con riguardo ai paesi emergenti che a quelli avanzati ed ha dato luogo a diverse letture in cui campeggiano le ambizioni economiche e geopolitiche della Cina. Tra queste, il riconoscimento dello status di moneta internazionale al renminbi era stata una delle principali aspirazioni di Pechino. La terza parte prende le mosse dalle debolezze del s.m.i. attuale basato sul peg tra renminbi e dollaro cui si addebita l’instabilità dei mercati finanziari che ha dato luogo prima a tensioni valutarie sui mercati e poi a una guerra delle valute. Si esaminano, infine, alcune ipotesi di riforma del s.m.i. nel contesto di una “stagnazione secolare” che potrebbero favorire il passaggio da un approccio sostanzialmente egemone a uno multivalutario maggiormente differenziato rispetto a quello attuale, soprattutto al fine di affrontare la minaccia dirompente di un possibile crollo del valore del dollaro.
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