di ERNESTO MANCINI – Quello del nuovo Ospedale della Piana di Gioia Tauro è un triste argomento di malapolitica e malaburocrazia, su cui bisogna andare subito al dunque, perché c’è molto da dire. Vado per ordine e per sintesi.
1) Gli incredibili ritardi del procedimento
Sono passati oltre 17 anni dall’Accordo di Programma tra lo Stato e la Regione Calabria del 13 dicembre 2007 nel quale si prevedeva la realizzazione di quattro nuovi ospedali per la nostra Regione (Sibaritide, Vibonese, Piana di Gioia Tauro e Catanzaro) all’esito di un’evidente insufficienza delle strutture esistenti. L’accordo derivava da clamorosi e diffusi casi di malasanità per carenza di adeguati presìdi ospedalieri. Infatti, già allora la realizzazione di tali ospedali veniva dichiarata di “somma urgenza” con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri Prodi nella settimana successiva (21 dicembre 2007).
Per la provincia di Reggio Calabria il nuovo ospedale veniva ubicato nella città di Palmi a poche decine di metri dall’autostrada. Da allora ad oggi si sono verificati ritardi inaccettabili per tutti gli ospedali programmati. Nessuno di questi è stato realizzato. Per Palmi i ritardi sono ancora più gravi e si possono così riassumere: dall’accordo di programma Stato/Regione al bando di gara per la costruzione: 3 anni,7 mesi e 19 giorni (13.12.2007- 1.8.2011); dal bando di gara al contratto: 3 anni, 9 mesi e 7 giorni (1.8.2011– 8.5.2015); dal contratto alla presentazione del progetto definitivo ai soli fini della conferenza dei servizi: 3 anni e 6 mesi(8.5.2015- 8.11.2018); dall’indizione della conferenza dei servizi per il progetto definitivo alla chiusura positiva di tale conferenza con prescrizioni 2 anni, 3 mesi, 3 giorni (8.11.2018 – 11.2.21).
Ad oggi, febbraio 2025, il progetto definitivo è stato presentato ma deve essere ancora approvato e, di conseguenza, manca il progetto esecutivo sicché l’apertura del cantiere non è neppure alle viste (!!).
Qualsiasi cittadino, che pure non conosca i meccanismi degli appalti per opere pubbliche, si rende perfettamente conto che si tratta di tempi assolutamente inaccettabili e, pertanto, contro legge. Sono stati infatti violati l’art. 97 della Costituzione che impone il buon andamento della pubblica amministrazione (rapidità, efficacia, efficienza), tutte le norme di cui al capo primo della legge 241/90 che non ammette ritardi sulla tempistica e impone la responsabilità dei procedimenti amministrativi;infine è stato violato l’intero impianto delle norme sugli appalti (D.Lgs.50/2016) che impongono di fare bene ma anche in tempi congrui.
2) Sgombrare il campo da false giustificazioni
Nel corso degli anni per questi ritardi sono state prospettate da parte Regionale varie difficoltà relative al terreno o alla procedura. Invero tutte le giustificazioni sono prive di fondamento: per rimuovere poche decine di metri di tuboli di irrigazione di asserito valore archeologico si sono impiegati due anni; per la rimozione di un elettrodotto che interferiva sul terreno, oltre sette anni. Si è pure asserito che il terreno presentava problemi di radioattività poi smentite da ulteriori indagini specifiche. Sono stati fatti più scavi in più anni per eventuali altri impedimenti archeologicisenza alcun esisto ostativo.
Nessuna influenza aveva avuto anche la crisi finanziaria della ditta Tecnis (due-tre anni per la sua sostituzione) perché si verificava in un periodo in cui si doveva elaborare il progetto definitivo e perciò ancora nessun impiego di capitali per il cantiere che impegnassero la capacità finanziaria della ditta. Ed infatti il progetto definitivo fu commissionato e presentato per la conferenza dei servizi nel 2018. Ancora oggi, dopo sette anni dal 2018 (!!) il progetto definitivo deve essere approvato ai fini del successivo progetto esecutivo e l’apertura del cantiere.
Tutti i riferiti ostacoli sono assolutamente ordinari per un progetto di opera pubblica ospedaliera, tanto che qualsiasi responsabile del procedimento non potrebbe che rallegrarsi per tale ordinarietà rispetto ad ostacoli ben più complessi od insormontabili che possono presentarsi per le opere pubbliche. In nessun caso valgono 17 anni di ritardi più gli altri che si prospettano, quattro –cinque per la costruzione e l’attivazione, che portano già di sicuro a ben oltre il ventennio (sostantivo già triste di suo).
3) I danni sociali ed economici
Contro tali ritardi l’associazionismo civico, ed in particolare l’Associazione Prosalus di Palmi, si batte con continuità per la tutela della salute nella Piana e rivendica senza soste il diritto dei cittadini della Piana a questa struttura. L’associazione nonsi è mai limitata a proteste velleitarie, generiche od episodiche né a visite di cortesia presso la regione ed ha puntualmente documentato ogni ritardo ed ogni danno che una siffatta inconcludenza ha cagionato e tuttora cagiona alla comunità della Piana (bacino di utenza di oltre 150mila abitanti).
Tutto ciò, a parte le numerose manifestazioni di protesta, gli accessi al procedimento per informare la comunità, gli innumerevoli viaggi in Regione a Catanzaro e Reggio (Presidenza, Assessorato, Consiglio Regionale) per riunioni e tavoli tecnici dai quali non è sortito granché se non prospettazioni generiche promesse vaghe e comunque puntualmente disattese. Per l’accesso agli atti ed alle informazioni, per ben due volte si è dovuto fare ricorso (con successo) al difensore civico oppure si sono sempre dovuti aspettare da 30 a 60 giorni per avere poi solo risposte elusive ed in burocratese.
In apposito atto di controllo sociale e di denuncia civica denominato “Contatempo/danno” che a cadenza mensile viene aggiornato ed inviato per memoria e mònito alle Autorità competenti, Prosalus ha determinato e dimostrato tali danni.
A decorrere dal 2015, anno in cui, a tutto concedere, l’ospedale avrebbe dovuto essere realizzato essendo già previsto con somma urgenza già dal 2007, i danni a causa della mancata realizzazione della struttura nel territorio sono i seguenti: non sono stati effettuati 165.780 ricoveri; non sono state erogate 1.193.655 giornate di degenza né 48.480 day hospital. Non sono state effettuate 6.127.620prestazioni ambulatoriali né 569.220 prestazioni di pronto soccorso. Inoltre, si sono persi 1.325 rapporti di lavoro (senza contare il turn over) e 48.495.000 ore di lavoro per assistenza ospedaliera.
Ancora: non sono stati introitati € 1.740.704.490 da prestazioni di ricovero e ambulatoriali remunerate da finanziamenti pubblici e privati e non sono stati spesi € 1.682.878.380 che avrebbero generato reddito per le persone e le famiglie delle maestranze, redditi di impresa e altri ricavi diretti o per l’indotto dell’intera Piana di Gioia Tauro e di altre zone. Vi è molto altro che qui per brevità non si menziona.
Si badi bene che tutti i descritti valori di danno sono approssimativi perdifetto ed al netto delle prestazioni erogate dall’Ospedale di Polistenaunico presidio della zona rimasto dopo la chiusura degli altri. Tali valori sono dimostrati in dettaglio nel citato documento contatempo/danno accessibile in qualsiasi momento sul sito www.prosaluspalmi.it. Nessuna autorità, locale o centrale può dire di non sapere il dettaglio anche se la disfunzione è evidente.
Ancora peggio: la mancanza della struttura ha comportato migrazione sanitaria infra ed extra regionale con i relativi disagi soprattutto per le famiglie meno abbienti e prive di adeguato reddito per costosi soggiorni altrove. L’ospedale metropolitano di Reggio Calabria è stato appesantito per l’inadeguatezza dell’assistenza ospedaliera della Piana.L’implementazione delle liste d’attesa per degenze e servizi vari, con conseguenze favorevoli solo per il privato, sono state peraltro logica conseguenza di tutto ciò.
Insomma, danno su danno e danno che genera altro danno.
4) Le responsabilità
Le responsabilità di quanto sopra sono ascrivibili per intero alla classe politica e tecnico-burocratica della Regione senza alcuna eccezione.
Per quanto riguarda la classe politica dal 2007 ad oggi, ogni diversa compagine si è succeduta alla guida della Regione: Loiero (centro-sinistra) dicembre 2007 – aprile 2010; Scopelliti (centro-destra) aprile 2010 – aprile 2014; Stasi (centro-destra) aprile – dicembre 2014; Oliverio (centro-sinistra) dicembre 2014 – febbraio 2020; Santelli (centro-destra) febbraio – ottobre 2020; Spirlì (centro-destra Lega) ottobre 2020 – ottobre 2021; Occhiuto (centro-destra) da ottobre 2021 ad oggi e con mandato in scadenza al 2026.
Per quanto riguarda la dirigenza tecnico-burocratica dal 2013 a tuttora il R.u.p. (responsabile unico del procedimento) è sempre stato lo stesso dirigente. Ugualmente dicasi per l’ufficio regionale di edilizia ed investimenti sanitari salvo il recente rinnovo del vertice (agosto 2024).
4) Le promesse e gli impegni d’onore
Le promesse per la realizzazione dell’ospedale e di soluzioni per superare i problemi burocratici si sono dimostrate pure illusioni. La comunità è stata ripetutamente disillusa e le aspettative di vedere finalmente realizzata una struttura sanitaria adeguata sono state continuamente disattese.
Tra le tante promesse si citano quella del Presidente Oliverio (centro-sinistra) che, appositamente invitato insieme al R.U.P. in un Consiglio Comunale aperto all’intervento del pubblico in data 10 maggio 2018, si impegnava ad aprire il cantiere non appena fosse stata sbloccata la crisi della ditta Tecnis (sblocco che avvenne il 30.10.2019 con l’assegnazione dell’appalto alla subentrante ditta D’Agostino). Nulla invece si è realizzato(Oliverio cessava il suo mandato nel febbraio 2020).
Si è fatto e si fa tuttora molto affidamento sul Presidente subentrante Occhiuto (2022) il quale, poco dopo il suo insediamento, si impegnava alla realizzazione del Nuovo Ospedale, come degli altri previsti nell’accordo di programma Stato/Regione, entro la fine del suo mandato 2026 (riunione a Catanzaro del22.11.2022 come riportata anche dalla stampa).
Il cronogramma regionale del Nop, disatteso in ogni sua parte
Con proprio decreto(programmazione 2022-24) egli programmava per il dicembre 2024 lavori per il 5% dell’importo del contratto ed entro il dicembre 2024 del 40%. Ciò confermava la prospettiva di chiudere con la costruzione dell’ospedale entro il mandato (2026) o comunque subito dopo. Anche tali prospettive sono cadute nel nulla.
Va sottolineato che, quando gli amministratori pubblici fanno affermazioni pubbliche sui media o in riunioni operative, gli impegni politici diventano, a mio avviso, anche impegni d’onore. Questi impegni creano grandi aspettative per le popolazioni interessate ma altrettante grandi delusioni ove non siano rispettati. Poi, dopo 17 anni, alla delusione seguono lo sconcerto e la totale sfiducia.
5) Le nuove pessime notizie
Più di recente è accaduto che avendo la ditta appaltatrice presentato alla Regione il progetto definitivo col nuovo piano economico finanziario (2023 P.E.F.) le somme necessarie per la realizzazione dell’ospedale sono passate da 152 milioni a 293 milioni con un incremento di 141 milioni (+ 93% cioè il doppio (!!!!) rispetto a quanto previsto in sede di bando di gara e successivo contratto di appalto (anni 2011 e 2015).
Ciò era prevedibile stante l’assurdo tempo trascorso a causa dell’inconcludenza della componente politica e tecnico-burocratica della Regione in tutti gli anni precedenti. Analoghi aumenti hanno riguardato anche gli Ospedali di Vibo e della Sibaritide previsti a seguito dell’accordo di programma del 13 dicembre 2007 (Sibaritide, ospedale fotocopia del Nop, 292 milioni come da decreto n 80 del 28 marzo 2024). Tutti i danni sopra indicati vanno pertanto moltiplicati per tre.
Con decreto n. 84 del 5.4.24 è stato approvato un atto di indirizzo per il reperimento dei maggiori oneri per l’Ospedale della Piana, giustificato, si legge nel provvedimento, da “varianti progettuali” (varianti normative, aree esterne, modifiche strutturali, varianti distributive dell’edificio), e che “i costi di produzione hanno subìto anomali incrementi per effetto del contesto macroeconomico dovuto all’ emergenza Covid 19, aggravato dal conflitto russo-ucraino”. Ciò ha determinato, si precisa ancora nel provvedimento “difficoltà di reperimento delle materie prime, aumento di prezzi dell’energia, aumento significativo dei prezzi di materiale di costruzione”.
Va da sé che i nuovi maggiori costi non ci sarebbero stati se l’Ospedale fosse stato realizzato in tempi accettabili ovvero, cinque, sei o a tutto concedere, sette, otto, ma anche nove anni dal 2007 e non invece i diciassette anni fin qui trascorsi ed almeno altri cinque da preventivare posto che il cantiere non è stato ancora aperto. Il tempo, fatto colpevolmente trascorrere, è invero la principale causa di ogni sciagura di questo appalto.
Il danno da ritardo eccessivo non si limita alle maggiori somme ora richieste. Queste somme sono ben poca cosa rispetto agli ulteriori e rilevanti danni economici e sociali che derivano dal ritardo documentato al precedente punto n. 1. Il nuovo Ospedale si sarebbe ripagato per decine di volte se fosse stato attivato per tempo.
6) La situazione attuale. Le ginocchia di Giove.
In una dichiarazione pubblica di questi giorni il Presidente Occhiuto ha precisato quanto segue: […] «ho chiesto al governo di darmi una mano per concludere i tre grandi ospedali. Sibari procede e sarà completato prima della fine della legislatura, a Vibo c’è stato un incontro con il concessionario e aggiorneremo il piano finanziario per accelerare i lavori. Sulla Piana il concessionario ha chiesto 190 milioni in più, noi siamo disponibili ad un aggiornamento del Pef (piano economico finanziario – n.d.r..) Mi sto assumendo tantissime responsabilità e rischio di essere rincorso dalla Corte dei Conti per i prossimi decenni. Però l’ho fatto perché altrimenti non l’avremmo finito (…) ho fiducia»).
Dopo avere sbloccato nel 2024 l’ospedale della Sibaritide che presentava identica necessità di nuovi fondi a quella del Nop (i due ospedali sono fotocopia l’uno dell’altro per progettazione, dimensione, ditta appaltatrice, ecc. ecc.) ora il Presidente tenta di sbloccare il resto. Gli si può dare fiducia nonostante i gravi inciampi in cui è incorso nella già disattesa programmazione dei lavori al 40% per il dicembre 2024 o nella prospettazione sui social di problemi risibili rispetto a quello che è sempre stato il vero ed unico problema del Nop: il tempo trascorso per inconcludenza politica e tecnica burocratica di chi lo ha preceduto a cominciare dal governo di centrodestra di Scopelliti & co. che inopinatamente smantellava la Piana degli ospedali esistenti nonostante fosse fermo sulla procedura del Nop.
Ora però, rispetto a tutto ciò che è successo nei diciassette anni trascorsi, siamo al momento decisivo. Il Presidente Occhiuto potrà avere merito per avere sbloccato il Nop con l’aiuto del Governo oppure demerito per averlo affossato definitivamente; poco importa che nessuna parte politica sia esente da responsabilità o che il Presidente risponda solo degli ultimi tre anni (che comunque sono già tanti).
E i cittadini della Piana di Gioia Tauro? Essi sono, come gli antichi, sulle ginocchia di Giove, quella divinità che secondo i poemi omerici decideva sugli uomini in attesa del loro destino incerto. Giove poteva essere buono o cattivo, generoso od impulsivo, protettore o vendicatore.
Ed è così che la Calabria tira avanti cacciandosi nei guai per poi chiedere a Giove cioè al Governo, di risolvere i problemi che essa stessa ha cagionato. (em)
[Ernesto Mancini è già Direttore Amministrativo Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e Capo dipartimento legale ed appalti Asp Verona]
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