Vicentina, 32 anni, ha partecipato a diverse gare con i cani da slitta: la prossima sarà di 200 chilometri in Norvegia. Il primo cucciolo a 14 anni scelto invece del motorino. «Con gli animali complicità e affetto, tutti i sacrifici ripagati»
La svolta della vita avvenne all’età di 14 anni, quando i genitori, a fronte delle sue richieste, la posero di fronte alla scelta: motorino o cane? Se avesse scelto il primo, forse oggi sarebbe una biker, invece, avendo optato per «il più grande amico dell’uomo», la vicentina Lisa Bonato è diventata una musher, cioè una conduttrice di slitte (sleddog) trainate da cani. E non poteva che essere così, dato che il suo mito da ragazzina, ma ancor oggi, è «Balto», film visto e rivisto (tratto da una storia vera) che l’ha dapprima avvicinata ai Siberian Husky, stessa razza del cane protagonista, e poi alle corse. È da poco rientrata dalla Francia, dove ha partecipato alla Grande Odyssée, competizione nota a livello internazionale, dove si è classificata terza nella classifica generale e prima nella categoria dei Siberian Husky. È questa la sua quarta partecipazione, dove è salita sul secondo gradino del podio anche nel 2023 e lo scorso anno.
La sua gara in un docufilm
A breve, il 13 e 14 febbraio, parteciperà alla Femundløpet, famosa corsa norvegese sulla lunga distanza, nella categoria 200 chilometri, che si corre dal 1990 e che attira team da tutto il mondo. Per l’occasione verrà molto probabilmente seguita in Svezia e Norvegia da una troupe del videomaker Andrea Azzetti, già autore di docufilm che hanno ottenuto numerosi premi. «Sono sempre stata appassionata di cani e di Balto fin da piccola – dice Lisa Bonato – e credo sia piaciuta la mia storia. Spero di essere d’ispirazione per altre ragazze, ma un po’ per tutti, per far capire che quando persegui qualcosa con determinazione, impegno e passione, alla fine anche i sogni più incredibili si possono avverare, com’è stato per me».
In casa (e giardino) con 14 cani
La giovane originaria di Zanè, paese nei pressi di Thiene, nella fascia pedemontana Veneta, vive con i suoi 14 cani ad Asiago e lavora presso il locale ospedale, in qualità di tecnico di laboratorio. Non è nuova alle competizioni internazionali di sleddog, avendo disputato ad altre gare nei Paesi Nordici, tra le quali la «Amundsen race». Per i cani quali nutre un amore incondizionato che, viceversa, ha condizionato molte delle sue scelte, anche quella di andare ad abitare sull’Altopiano di Asiago: «Ho partecipato ad un concorso dell’Ulss – dice – e c’era la possibilità anche di rimanere vicino a casa, a Zanè, ma ad Asiago ho trovato un appartamento con un ampio giardino e un ambiente ideale per allenare i cani».
Sacrifici e allenamento
Per poter partecipare alle competizioni di lunga distanza, infatti, c’è bisogno di un costante allenamento, sia per i piloti, sia per i cani, durante tutto l’anno: dalle camminate estive, alla pratica con il quad in autunno, fino alla slitta d’inverno. D’estate le competizioni vengono declinate in «Bikejoring”», gare disputate con le mountainbike trainate, appunto, da cani. «È un mondo che richiede sacrificio, ma che ti ripaga – dice Lisa – sia per la complicità e l’affetto che si crea con ogni singolo cane, sia per gli stupendi e spesso incontaminati paesaggi che attraversiamo con le slitte». All’inizio aveva un solo Husky. «Il secondo cucciolo, una femmina, l’ho acquistata quasi sette anni dopo il primo, ma poi è stato un crescendo. Ora tre cani sono “pensionati”, ma ho appena preso una cucciola. Quelli che gareggiano sono una decina».
Pluricampionessa italiana
Bonato ha partecipato ormai ad un centinaio di competizioni tra nazionali e internazionali, invernali ed estive: ha vinto più volte il campionato italiano assoluto di Bikejoring nella categoria femminile; si è classificata al primo posto assoluto in gare singole in slitta: a Vallelunga in Trentino Alto Adige, gara internazionale svoltasi poco prima di Natale dello scorso anno; stesso risultato alla Nockberge, long trail austriaca, oltre alla Grand Odyssée. Risultati a dir poco sorprendenti in uno sport che rimane ancora prettamente maschile. «I cani e questo sport riempiono la mia vita. Certo, non è semplice, sia a livello personale, perché c’è poco spazio per i “bipedi” – dice sorridendo –, ma anche a livello economico, perché il mantenimento e le cure, oltre alle trasferte, richiedono un grande impegno, ma spero sempre che arrivi qualche sponsor a darmi una mano». Nei momenti di incertezza, la soluzione è sempre la stessa: «Tutte le preoccupazioni svaniscono quando alla partenza di un giro, un allenamento o una gara, vedo negli occhi e sento negli ululati dei miei compagni di viaggio la felicità e la gioia di fare ciò per cui sono nati».
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