Il risiko bancario: sfide, opportunità e nuovi equilibri

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Intervista a Gianfranco Antognoli, già vicedirettore Generale di Banca Toscana e Direttore Generale Paschi Leasing e Factoring

Quella che segue è una nostra intervista a Gianfranco Antognoli, oggi consulente indipendente del credito, giornalista, con una vita di legami con la città di Siena nel settore bancario, nel gruppo Monte dei Paschi, “dove per altro abbiamo avuto nel tempo la possibilità di incontrarci“.

Si parla molto del risiko bancario in atto. Qual è il suo impatto sull’accesso al credito, in particolare per le PMI?

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“Il consolidamento del settore bancario sta avendo conseguenze significative sulla disponibilità di credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, che più di altre necessitano di finanziamenti per sostenere gli investimenti produttivi. La riduzione del numero di sportelli, conseguenza delle fusioni tra istituti simili, sta comportando una minor capacità di supporto finanziario per il tessuto imprenditoriale. Non dimentichiamo che nel 2024 sono stati chiusi 508 sportelli bancari, portando il totale delle filiali in Italia sotto le 20 mila unità. Questo significa che oggi quasi la metà dei comuni è priva di una presenza bancaria fisica, e oltre 11 milioni di cittadini hanno difficoltà di accesso ai servizi finanziari. Inoltre, più di 280.000 imprese operano in territori senza sportelli bancari, con un impatto evidente sulla loro capacità di crescita”.

Quali sono i rischi di questa concentrazione bancaria?

“L’ulteriore accorpamento del settore potrebbe comportare ulteriori chiusure di sportelli e una riduzione dell’erogazione del credito all’economia reale. Le principali banche italiane stanno registrando profitti in forte crescita, ma questi derivano principalmente dall’aumento delle commissioni piuttosto che dall’erogazione di prestiti a breve e medio termine. Questo è un segnale preoccupante, perché la contrazione del credito avviene in un contesto di stagnazione del PIL e di calo della produzione industriale, in atto da quasi due anni. Le PMI, che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale, hanno bisogno di finanziamenti per investire e crescere, e senza un adeguato supporto bancario diventa difficile generare sviluppo economico e nuova occupazione”.

Quali sono le operazioni più rilevanti nel risiko bancario in corso?

“Al momento, ci troviamo di fronte a una serie di operazioni di grande impatto. Oltre all’offerta di MPS su Mediobanca, ci sono UniCredit su BPM (e forse su CommerzBank), BPM su Anima, BPER sulla Popolare di Sondrio, Banca IFIS su Illimity e Banca Generali su Intermonte. Molte di queste operazioni sono state giudicate “ostili”, a dimostrazione della complessità del momento”.

Si parla poco dell’impatto di queste operazioni sui dipendenti. Quanto conta il fattore umano in un settore come quello bancario?

“Tantissimo, eppure viene spesso sottovalutato dagli analisti finanziari. Il livello di motivazione dei dipendenti è un asset intangibile fondamentale per il successo di una banca, perché il settore bancario si basa su un servizio immateriale ad alto valore aggiunto. Storicamente, il personale di Banca Toscana, Banca Agricola Mantovana e Banca Rete MPS ha sempre mostrato un forte senso di appartenenza e una dedizione superiore alla media. Tuttavia, dopo la fusione del 2009 e soprattutto con l’acquisizione di Banca Antonveneta, la motivazione è crollata, complice anche la mancata ricapitalizzazione privata e la campagna mediatica negativa che ha investito MPS negli anni successivi. Oggi, però, con l’OPS su Mediobanca e il ritorno agli utili, si è registrata una forte ripresa dell’orgoglio aziendale, un elemento che non può essere ignorato nella valutazione di questa operazione”.

Quali sarebbero i benefici di una fusione tra MPS e Mediobanca?

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“A differenza di altre operazioni che hanno portato a sovrapposizioni e chiusure di sportelli, la fusione tra MPS e Mediobanca sarebbe complementare. MPS è una banca retail con una rete capillare di 1.200 filiali e un forte legame con le PMI, mentre Mediobanca opera su un segmento di clientela più elevato e detiene una quota importante nel credito al consumo. Questo significa che non ci sarebbero sovrapposizioni significative né esuberi di personale, ma anzi si creerebbero sinergie positive per entrambe le realtà”.

D: Qual è il contesto economico in cui si inserisce questo risiko bancario?

“L’economia italiana sta attraversando una fase complessa. Da un lato, abbiamo buoni dati sull’occupazione e sulle esportazioni; dall’altro, la crescita industriale è ferma e il PIL non sta avanzando in modo significativo. Il vero problema è la mancanza di investimenti produttivi, che sono essenziali per lo sviluppo economico. In questo scenario, il ruolo delle banche è fondamentale: senza un adeguato accesso al credito, le imprese non possono investire, e senza investimenti non c’è crescita. È quindi essenziale che il sistema bancario torni a sostenere l’economia reale, soprattutto attraverso un maggiore supporto alle PMI”.

Alcuni vedono nell’OPS di MPS su Mediobanca un tentativo di influenzare Assicurazioni Generali. Lei cosa ne pensa?

“È un’interpretazione che alcuni detrattori stanno dando, ma la realtà è più complessa. L’operazione MPS-Mediobanca non nasce con l’obiettivo di controllare Generali, ma piuttosto con l’idea di creare un terzo polo bancario italiano indipendente da influenze straniere. La bancassicurazione è un settore in cui MPS ha storicamente avuto successo, quindi non è strano che questa dimensione venga presa in considerazione”.

Crede che questa operazione abbia reali possibilità di successo?

“L’OPS di MPS ha sorpreso molti, perché la banca era vista più come una possibile preda che come un attore attivo del risiko bancario. È un’operazione ambiziosa, che richiederà un significativo aumento di capitale (probabilmente superiore ai 2,5 miliardi previsti), ma non è impossibile da realizzare. Il governo ha espresso un parere favorevole, vedendo in questa fusione una possibilità per rafforzare il sistema bancario italiano. Tuttavia, sarà il mercato a decidere: gli azionisti delle due banche e i grandi fondi di investimento valuteranno se l’operazione ha le basi per concretizzarsi”.

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Quali saranno gli effetti a lungo termine di questo risiko bancario?

“Indipendentemente dall’esito dell’OPS di MPS e di quella di UniCredit su BPM, è chiaro che ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale nel settore bancario italiano. L’importante è che queste operazioni non vengano guidate solo da logiche di mercato a breve termine, ma che tengano conto delle necessità dell’economia reale. Un sistema bancario sano e competitivo è essenziale per la crescita del Paese, e per questo è fondamentale che si lavori nell’interesse generale, senza perdere di vista il ruolo cruciale che le banche devono avere nel supportare imprese e cittadini”.



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