Il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, indica una strada immediatamente percorribile per rendere il sistema pensionistico italiano sostenibile. La parola chiave? Inclusione.
Presidente Fava, lei ha detto: “I giovani saranno i nostri futuri clienti: più aumentiamo l’occupazione, più aumenteremo i contribuenti e più contributi ci saranno”. Eppure, oltre 100mila giovani – ha calcolato la Fondazione Nord Est – tra il 2022 e il 2023 hanno lasciato l’Italia…
«Dobbiamo ingaggiare più giovani possibile, solo così garantiremo in futuro la sostenibilità del sistema previdenziale. È questa l’unica ricetta. Per farlo è ai nastri di partenza una grande campagna di informazione ed educazione sulla previdenza rivolta ai giovani che sarà sviluppata con il MIM, il MUR, il network dell’Istruzione e formazione professionale e le Forze dell’Ordine.
«Proprio ieri ho incontrato oltre 500 giovani allievi ufficiali dell’Esercito all’Accademia militare di Modena. I dati sono incoraggianti: degli oltre 10 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni che lavorano, sono circa 7 milioni – 8 su 10 – a presentare contributi stabili negli ultimi 5 anni. Tuttavia, è necessario incrementarne la partecipazione al mercato del lavoro per far crescere il numero dei lavoratori occupati, ma anche per migliorare la qualità dell’occupazione e il livello delle retribuzioni e, dunque, la contribuzione».
“Nessun sistema può essere sostenibile con il nostro quadro demografico”, ha detto il ministro Giorgetti. Lei che ne pensa?
«La bassa natalità, l’invecchiamento della popolazione, la bassa crescita economica rappresentano fattori di rischio per la sostenibilità della maggioranza dei sistemi previdenziali pubblici basati su un sistema finanziario di gestione a ripartizione pura. Quindi la sostenibilità del sistema previdenziale non è solo questione di calo demografico, ma anche di prospettive macroeconomiche.
Intervenire sul lato della spesa, aumentando i requisiti pensionistici, non è socialmente sostenibile. Risulta necessario, invece, incrementare la base contributiva incentivando l’occupazione di categorie sottorappresentate – giovani e donne – come introdotto dal decreto Coesione e promuovendo la permanenza volontaria a lavoro, per esempio, attraverso la corresponsione, in busta paga, della quota contributiva a carico del lavoratore, come fatto nell’ultima legge di Bilancio».
Quali sono gli strumenti su cui puntare per l’inclusione lavorativa e la parità di genere perché le donne siano al centro del mercato del lavoro?
«È fondamentale superare gli stereotipi di genere che ancora limitano le opportunità delle donne: in questo contesto, le politiche di conciliazione vita-lavoro giocano un ruolo cruciale, con il potenziamento dei congedi parentali paritari per un’equa distribuzione del carico familiare. Inoltre, smart working e orari flessibili possono facilitare la partecipazione femminile, mentre un maggiore accesso ai servizi per l’infanzia, come i nidi di prossimità, e all’assistenza agli anziani aiuta a ridurre il peso del lavoro di cura sulle donne. Al tempo stesso, incentivi fiscali e contributivi favoriscono l’occupazione femminile, così come la trasparenza salariale per colmare il gender pay gap. Infine, è urgente investire nell’accesso alla formazione STEM».
“La riforma della disabilità rappresenta una grande sfida per l’Inps e per il Paese”, ha detto pochi giorni fa in Bocconi. Come rendere, per esempio, le procedure per il riconoscimento della disabilità più semplici e veloci?
«Con la riforma della disabilità, partita in via sperimentale il 1° gennaio 2025 in 9 province, l’INPS di fatto diventa il soggetto unico di riferimento in tutta la procedura. Per affrontare la sfida l’INPS sta assumendo oltre 1000 nuovi medici. Una cifra che ci sembrava difficile da coprire invece al bando hanno risposto in oltre 5000, un segnale positivo non solo per l’Istituto ma per il Paese. La nuova valutazione di base unifica in un unico procedimento e in un’unica commissione, tipologie di accertamento che per anni sono state distinte. La riforma affidata all’INPS, di cui ringrazio la Ministra Locatelli per la fiducia, rappresenta allo stesso tempo una grande sfida culturale e sociale per il nostro Paese di ripensare l’approccio alla disabilità».
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