Dazi e crescita globale: le previsioni di Bankitalia

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Un impatto significativo sull’economia mondiale. In una fase iniziale, l’incertezza sulle politiche commerciali potrebbe aggravare ulteriormente l’impatto economico.

Se i dazi annunciati fossero effettivamente implementati e accompagnati da contromisure commerciali, la crescita del PIL globale subirebbe un calo di 1,5 punti percentuali. A soffrirne maggiormente sarebbe l’economia statunitense, con una contrazione superiore ai 2 punti percentuali. Nell’area dell’euro, l’impatto sarebbe più contenuto, circa mezzo punto percentuale, ma con effetti più marcati su Germania e Italia, paesi fortemente legati al commercio con gli Stati Uniti. È quanto dichiarato dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta.

Incertezza e pressioni competitive dalla Cina

Panetta ha evidenziato come, in una fase iniziale, l’incertezza sulle politiche commerciali potrebbe aggravare ulteriormente l’impatto economico. Un esempio rilevante è rappresentato dalla Cina: le aziende cinesi, già impegnate a ridurre i prezzi delle esportazioni per compensare l’eccesso di capacità produttiva, potrebbero intensificare la ricerca di nuovi mercati a causa dei dazi statunitensi. Tutto questo aumenterebbe la pressione competitiva sulle imprese europee, in particolare su quelle italiane, poiché la specializzazione settoriale cinese si avvicina sempre più a quella europea.

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Dazi e guerre commerciali: un rischio per tutti

La storia insegna che le guerre commerciali frenano la crescita economica, anche nei paesi che le avviano“, ha affermato Panetta. Inoltre, l’imposizione di dazi non garantisce un miglioramento del disavanzo delle partite correnti e potrebbe persino ridurre l’afflusso di capitali verso i paesi che li applicano, con ripercussioni su risparmio e investimenti interni.

Verso la stabilizzazione dei prezzi

Il processo di rientro dell’inflazione nell’area dell’euro verso l’obiettivo del 2% è quasi completato, ha spiegato Panetta. Dopo i picchi del 2,5% registrati a gennaio, l‘inflazione di fondo si è stabilizzata al 2,7%, con una tendenza al ribasso evidente dai primi mesi dello scorso anno. Nonostante l’incremento dei prezzi dei servizi (+3,9%), la dinamica complessiva dovrebbe stabilizzarsi attorno al 2% nel medio termine, secondo le previsioni degli esperti dell’Eurosistema.

Rischi e incertezze nel futuro della politica monetaria

Sebbene il tasso di riferimento sia ancora superiore al tasso neutrale stimato, l’importanza di quest’ultimo parametro sta diminuendo a causa delle incertezze nelle stime. “Le decisioni di politica monetaria devono basarsi su una valutazione complessiva dell’economia reale e delle prospettive inflazionistiche”, ha spiegato Panetta, aggiungendo che un allentamento meno deciso potrebbe comportare un’inflazione troppo bassa nel medio periodo.

L’Europa in stallo, investimenti da rilanciare

L’economia dell’area euro fatica a riprendersi dopo la stagnazione iniziata alla fine del 2022. Nei primi trimestri del 2024, il PIL ha registrato una crescita modesta per poi arrestarsi nuovamente a fine anno. Panetta ha sottolineato la necessità di un nuovo modello di sviluppo per l’Europa, in grado di rafforzare il mercato unico e ridurre la dipendenza da fattori esterni. “È essenziale rilanciare gli investimenti, attualmente inferiori rispetto a quelli degli Stati Uniti, nonostante l’elevata capacità di risparmio in Europa“, ha dichiarato.

Export italiano in difficoltà

Il calo delle esportazioni ha risentito in particolare della debolezza dell’economia tedesca, principale mercato di destinazione per circa il 12% delle esportazioni italiane. Panetta ha evidenziato che quasi la metà delle imprese manifatturiere italiane che vendono in Germania ha subito una riduzione delle esportazioni, con effetti negativi sulla produzione industriale nazionale, in calo dal 2022.

Prospettive per il futuro

Le dichiarazioni del governatore di Bankitalia delineano un quadro complesso per l’economia globale e per l’area euro. L’incertezza sulle politiche commerciali e le tensioni internazionali continuano a pesare sulle prospettive di crescita, mentre l’economia europea deve affrontare sfide strutturali per rilanciare gli investimenti e stimolare la domanda interna. La politica monetaria rimane un fattore chiave, ma le decisioni future dovranno considerare con attenzione il delicato equilibrio tra inflazione e crescita economica.



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