Il tema è di scottante attualità e, a quanto pare, è anche la nuova sfida sul piano della difesa della dignità dell’essere umano
Oramai è sotto gli occhi di tutti: i diritti umani sono in crisi. Il secolo scorso alimentò la speranza che l’adozione di testi legali sui diritti fondamentali dell’Uomo potesse, almeno in qualche misura, fungere da deterrenza alle atrocità commesse in tutto il mondo.
Era un mondo distrutto dalla guerra quello che chiedeva a gran voce che un nuovo sistema di tutele garantisse i cittadini di tutto il pianeta sulla centralità dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Ma nonostante la proliferazione di Trattati e Memorandum aventi valore giuridico vincolante per gli Stati e per i Governi, è sotto gli occhi di tutti la deriva del diritto umanitario. C’è un attacco sistematico da parte dei sistemi autoritari, mirati ad indebolire il sistema di tutele che dovrebbero garantire i diritti fondamentali dell’individuo.
L’ultimo rapporto di Human Rights Watch (2024), evidenzia una persistente aggressione da parte dei Governi nazionali ai diritti umani, un allontanamento da parte di sempre più paesi dai loro obblighi legali in materia di tutela e protezione dei loro cittadini. Il dato sconcertante è che ciò accade, sempre più spesso, per guadagnare consenso politico e consolidare il potere. È un trend mondiale, continua il rapporto, “che caratterizza quei governi repressivi e autoritari che utilizzano la sicurezza statale e i valori della famiglia tradizionale con lo scopo di facilitare e rendere più accettabile gli attacchi alle minoranze, ai diritti delle donne, ai rifugiati”.
Il passo successivo, aggiunge HRW è l’attacco ai sistemi giudiziari, che aprirebbe così la strada ad una definitiva svolta autoritaria. Un rischio che del resto, anche in Italia, non fatica a manifestarsi.
Per comprendere come sta cambiando l’approccio e la percezione stessa dei diritti umani nel mondo è necessario considerare la loro nascita dal punto di vista storico.
I diritti umani, come valori imprescindibili protetti da testi legali, nascono con la dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata, come è noto, dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Sono la risposta alla sciagura della Seconda Guerra Mondiale e testimoniano l’impegno della Comunità Internazionale a non permettere mai più che simili atrocità possano ripetersi. In precedenza, una base legale di tutela dei diritti umani, può rinvenirsi con certezza nella Magna Carta in Inghilterra (1215), nella “Dichiarazione francese dei diritti dell’Uomo e del Cittadino”, adottata con i moti rivoluzionari francesi nel 1789 e con la Costituzione degli Stati uniti, di poco successiva (1789), che seguiva al processo di decolonizzazione dell’America. Può senza dubbio quindi affermarsi che essi sono eurocentrici o comunque che rispecchiano i cosiddetti “valori occidentali”, di cui sono lo sviluppo morale oltre che legale.
Ma la fine della Seconda Guerra mondiale segna anche la nascita della Guerra Fredda, e con essa un sistema bipolare caratterizzato dalle rispettive sfere di influenza, in cui le due super potenze, USA e URSS, hanno diverse concezioni sui diritti umani. Finisce che la “eurocentricità” del sistema di tutele dei diritti fondamentali si scontra con un sistema di valori completamente differente, dove i diritti dell’Individuo sono sacrificati a quelli della Collettività.
La caduta del muro di Berlino complica ancora di più le cose.
Sono solo gli Stati Uniti ad imporre una visione unica in un mondo che però si avvia ad essere multipolare, un mondo dove differenti realtà sono portatori di un’idea e di una concezione diversa dei diritti umani. Nascono realtà regionali in forte (e attuale) crescita come Iran, Turchia o Arabia Saudita, per tacere del ruolo assunto nel tempo dalla Cina, che potenza regionale certo non è, in cui è lo stesso concetto di diritti umani ad assumere un significato del tutto diverso.
Le conseguenze sono evidenti. La diversa sensibilità rispetto a certi temi fa sì che le tutele tradizionalmente approntate non siano valide, in egual misura, in ogni parte del mondo. A questo si aggiunga che pian piano si è sviluppato un clima di risentimento e di sfiducia nei confronti dell’Occidente e del suo sistema valoriale. E l’Occidente in questo ha le sue responsabilità.
L’applicazione selettiva della tutela dei diritti umani ha comportato una scarsa credibilità della loro azione. Ne è una conferma la poca risolutezza da parte degli Stati occidentali adottata nei confronti di Israele riguardo alle atrocità in atto a Gaza o le tiepide reazioni alle guerre civili che si consumano in Sudan, in Congo, in Somalia o nel Mali…
È la fine del sistema di tutele dei diritti dell’Uomo almeno come lo abbiamo conosciuto e codificato nel corso dei secoli? Probabilmente no, perché se da un lato non vi è dubbio che alcuni Paesi come Russia, Iran, Cina stiano cercando di indebolire e in qualche caso eliminare del tutto i riferimenti ai diritti fondamentali contenuti nei trattati internazionali – dove si trovano precetti vincolanti per gli Stati in materia di diritti umani – dall’altro è innegabile che la maggior parte dei Governi oggi riconosce l’importanza del diritto internazionale umanitario.
Il recente summit dell’ONU tenutosi nel settembre del 2024, ha adottato il Pact for the Future, un documento che, seppure non giuridicamente vincolante, mira a creare e garantire un mondo più sicuro e sostenibile – soprattutto per le generazioni future – attraverso il pieno godimento dei diritti umani. È l’utilizzo di un nuovo metodo, che concentra i suoi obiettivi sulla esigenza di rafforzare i diritti umani attraverso la giustizia economica o con la fruizione del diritto ad un ambiente sano, una opportunità che consente di colmare almeno qualcuna di quelle differenti vedute in seno a quei Governi che risultano essere non proprio sensibili al tema della tutela dei diritti fondamentali della persona.
Insomma è necessario che il problema della salvaguardia dei diritti umani vada affrontato con un certo pragmatismo, che tenga sì nel debito conto le diverse sensibilità sul tema, ma che al tempo stesso non ci faccia perdere di vista l’esigenza di difendere i diritti fondamentali dell’Uomo, ovunque egli viva.
I sistemi giudiziari e quindi le Corti, nazionali ed internazionali, dovrebbero dunque avere un ruolo fondamentale, perché è attraverso di esse che si rendono effettive le tutele dei diritti fondamentali della persona. Il tema è di scottante attualità e a quanto pare, è anche la nuova sfida sul piano della difesa dei diritti e della dignità dell’essere umano.
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