COME SI FA NORMALMENTE A RICOMPATTARE LA SINISTRA? IL RICHIAMO ALLA PATRIMONIALE… SOLO CHE FUNZIONA A METÀ
È ancora vero che la patrimoniale è in grado di riunire tutta la sinistra? Con alcune difficoltà che si stagliano all’orizzonte per il Centrodestra di Governo – come si segnalano dai sondaggi nazionali, dai dossier su giustizia e migranti – quello di queste settimane dovrebbe essere il periodo di “riscossa” del “campo largo progressista”, una sinistra che si rinnova e che prova ad organizzare una efficace opposizione per preparare un’alternativa al Governo tra due anni e mezzo.
Ecco, per ora tutto quello che permane è un appello alla patrimoniale, per di più di stampo europeo, che non solo non convince tutte le parti della potenziale coalizione ma che produce aspre discussioni ancora prima che un’effettiva proposta sia ancora presentata. Provando a risalire dunque all’ultima “provocazione” nata in seno alla sinistra bisogna tornare all’evento negli scorsi giorni organizzato da “Treccani” dove hanno partecipato, tra gli altri, i tre principali leader del campo largo “ristretto”, ovvero quello composto da Pd, M5s e AVS. E così con il professore del Sant’Anna Andrea Roventini (già con un passato nei governi di sinistra in opposizione a Berlusconi) che si spertica nell’elogio della tassa patrimoniale per i più ricchi, l’immediato “smash” al volo lo coglie il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: «pensiamo sia urgente farla», e non è una novità per AVS che sulla patrimoniale ci ha giocato tutte le ultime campagne elettorali, dalle Politiche fino alle Europee.
TUTTI I DUBBI ALLA “PROPOSTA” SULLA PATRIMONIALE (IN AMBITO UE). LE PRIME RISPOSTE DEL GOVERNO
Diversa invece la modalità di intendere tanto di Elly Schlein quanto di Giuseppe Conte, i due “plenipotenziari” interni all’ipotetico campo largo: secondo la leader Pd, ben conscia di quanta divisione vi sia storicamente nel suo partito intorno al tema della patrimoniale, si limita a dire che vi sarebbe una piena urgenza di una tassazione del genere contro i “ricchissimi” ma deve avvenire in ambito UE, anche se non è un tabù parlarne. Ancora più tentennante invece Conte che alla platea variegata del M5s sottolinea come la patrimoniale va fatta ma «a livello globale o quantomeno europeo».
Al netto dei distinguo e delle diverse sfumature tipiche di una coalizione che ancora non decolla, il tema “patrimoniale” da qualche giorno è comunque entrato nell’immaginario collettivo della sinistra e non è certo la prima volta nella storia. Finora quando ci hanno puntato seriamente, i riscontri elettorali sono stati un mezzo flop (vedasi Letta alle Politiche del 2022, ndr), e ad occhio e croce per trovare temi che possano unire un largo spettro di partiti contro il Centrodestra di Meloni, forse la patrimoniale potrebbe non essere il dossier giusto. Basti vedere le reazioni tutt’altro che concordi all’idea di Roventini e Fratoianni che arrivano da Calenda e Renzi: tanto Azione quanto Italia Viva escludono sia ottimale lo strumento della tassa sul patrimonio, preferendo invece puntare su bollette, energia e industria 4.0.
Buon gioco contro questa sinistra nuovamente divisa su un tema in teoria “originario” dei progressisti lo ha la coalizione di Governo che da Lega e FdI fino a Forza Italia esclude con tutta la forza che l’Italia e o l’Europa possa aver bisogno oggi di una patrimoniale contro i super ricchi: «la sinistra pensa sempre alle tasse, con noi al Governo non ci sarà nessuna patrimoniale», chiarisce il vicepremier Antonio Tajani all’ANSA, ribadendo che invece il lavoro da portare avanti è la riduzione della pressione fiscale per tutelare il ceto medio. Per quanto riguarda invece il n.2 di FdI alla Camera, Raffaele Speranzon, il “gioco” del campo largo sulla patrimoniale è qualcosa di già visto ma non funzionerò, specie perché gli elettori lo bocciano: «governo Meloni taglia le tasse e investe, la sinistra si dice pronta a mettere le mani in tasca ai cittadini».
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