di Daniele Bovi
Il lago Trasimeno attraversa «una crisi senza precedenti». È questo il punto di partenza dell’informativa presentata e approvata nelle scorse ore in giunta dall’assessora regionale (con delega ai laghi) Simona Meloni. Il livello delle acque ha raggiunto i -154 centimetri sullo zero idrometrico, con una diminuzione di altri 14 rispetto all’anno precedente.
I problemi Le cause di questa emergenza, come ricostruito abbondantemente nel corso del tempo, sono molteplici. La siccità prolungata e i cambiamenti climatici hanno ridotto drasticamente le precipitazioni, causando un abbassamento costante del livello dell’acqua. L’aumento delle temperature ha aggravato il fenomeno, con conseguenze disastrose per la biodiversità del lago: moria di pesci, proliferazione di alghe e peggioramento della qualità delle acque, con impatti diretti sulla salute pubblica e sull’attività turistica e ittica.
TRASIMENO, UN MILIONE PER LA MANUTENZIONE STRAORDINARIA
Il caso dragaggi Le difficoltà nei dragaggi rappresentano un ulteriore ostacolo. La bassa profondità del lago rende complicate le operazioni di rimozione dei sedimenti, e il vento contribuisce a riempire rapidamente le aree scavate, rendendo inefficaci gli interventi. Stando a quanto emerge, infatti, dopo quelli fatti a ottobre le bocche di porto si sono richiuse poco dopo. Ecco perché a Palazzo Donini si pensa, coinvolgendo anche l’UE, a trovare soluzioni più innovative.
I moscerini Inoltre, la massiccia presenza di chironomidi nei mesi estivi (meglio noti come i moscerini) provoca disagi alla popolazione e danni economici al settore turistico. Anche su questo fronte negli ultimi giorni c’è stato un confronto con l’Università di Perugia, con la quale si è parlato anche dello studio che conferma la compatibilità delle acque del lago con quelle dell’invaso di Montedoglio. Tra le soluzioni delle quali si è parlato anche quella dell’introduzione di esemplari maschi senza capacità riproduttive e dell’impiego di lampade diverse rispetto a quelle utilizzate ora.
MONTEDOGLIO-TRASIMENO, LE ACQUE SONO COMPATIBILI
Natura 2000 A complicare il quadro, è scritto nell’informativa, ci sono i vincoli imposti dalla rete Natura 2000, che protegge il Trasimeno come Zona speciale di conservazione e Zona di protezione speciale. Questo status impone restrizioni su qualsiasi intervento, richiedendo valutazioni ambientali complesse che rallentano le azioni necessarie per fronteggiare l’emergenza.
Il commissario L’informativa arriva poche ore prima della visita del commissario straordinario contro la siccità, Nicola dell’Acqua; lunedì è in programma un confronto con la giunta, mentre martedì ci saranno dei sopralluoghi a San Feliciano, al Centro ittiogenico e all’Unione dei Comuni. Sul tavolo del commissario la Regione metterà diverse proposte. Tra le soluzioni più immediate c’è la gestione della risorsa idrica, con la firma di un accordo con la Regione Toscana per l’adduzione di acqua dalla diga di Montedoglio e l’avvio di un progetto preliminare con l’Università di Perugia per l’adduzione di acqua dalla diga di Valfabbrica. Parallelamente, è fondamentale potenziare le infrastrutture esistenti e migliorare la manutenzione, con la pulizia regolare di canali e dragaggi mirati per garantire la navigabilità.
LO STUDIO: «TRASIMENO, UNA CATASTROFE ECOLOGICA»
Le proposte La lotta alla proliferazione dei chironomidi richiede strategie di controllo biologico e monitoraggi costanti. Inoltre, una semplificazione delle procedure autorizzative potrebbe permettere interventi straordinari più rapidi ed efficaci, garantendo comunque il rispetto delle norme ambientali grazie alla collaborazione con l’Università. Quanto a bonifica e gestione del rischio idraulico, si propone un nuovo modello di gestione con un maggiore coinvolgimento dei consorzi di bonifica, ampliando le loro competenze e le aree di intervento. Parallelamente, vanno previsti ristori economici per le imprese danneggiate dalla crisi idrica, specialmente nei settori della pesca, del turismo e dell’agricoltura.
La pesca Da ultimo, ma non certo per importanza, c’è il capitolo pesca. Il rilancio secondo l’informativa passa attraverso il dialogo con i pescatori e il potenziamento del Centro ittiogenico, migliorandone l’efficienza e ampliando le capacità di ripopolamento. Il tutto insieme a investimenti mirati e all’accesso a fondi regionali ed europei per una ripresa sostenibile del settore. Nel complesso, come spiegato giorni fa da Meloni, un mix tra una terapia d’urto e iniziative con un orizzonte più di medio-lungo periodo.
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