Servizio civile universale: c’è tempo solo fino al 18 febbraio, alle ore 14, per candidarsi ad una delle 114 proposte offerte da altrettante realtà attive in provincia, impegnate in vari ambiti tra cui il sociale, il sanitario, il culturale e lo sportivo. I requisiti richiesti sono: avere tra i 18 e i 28 anni ed essere disponibile a svolgere 25 ore settimanali, con un rimborso spese di 507 euro mensili, al servizio di uno degli enti e delle istituzioni accreditate dal Ministero delle politiche giovanili, elencate nel sito web: scelgoilserviziocivile.gov.it. Se uno fosse disponibile a spostarsi – come ha fatto Tommaso Tarli che da Ascoli Piceno svolge il servizio civile universale (Scu) a Mombaroccio – allora il numero tra cui scegliere è di 753 proposte nelle Marche e di 26.259 progetti in Italia.
Insomma, per chi non dovesse avere le idee chiare, c’è l’imbarazzo della scelta. Peccato però che i giovani a cui questa progettualità è destinata, bisogna cercarli con il lanternino. “Rispondono con il contagocce – osserva Maria Mencarini, presidente provinciale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti –. Tanto che un’altra associazione mi ha chiesto se segnalo loro i candidati che noi non prenderemo, visto che ancora non hanno avuto nessuna adesione, nonostante il termine sia vicino alla scadenza”. La stessa osservazione è mossa da Lucia Azzolini, referente Scu di Caritas: “In passato era molto facile intercettare l’attenzione e la disponibilità dei “civilisti“, come noi chiamiamo coloro che svolgono l’anno del servizio civile. Sono anni che la disponibilità sembra “frenata“. Dopo la pandemia, poi, è diventato difficile avere abbastanza candidati per coprire i posti disponibili. E’ una esperienza comune a tutte le associazioni. Ma l’atteggiamento dei giovani cambia completamete una volta che si rendono conto di cosa si è trattato”. Tanto che il passaparola si rivela il modo veramente efficace per pubblicizzare l’appetibilità del servizio. Anche Croce Rossa, Unpli (unione pro loco), Acli (associazione cattolica lavoratori italiani) testimoniano la scarsa attrattiva nei giovani nonostante le progettualità offerte siano articolate, capaci di dare una formazione e non ultimo, aprire al mondo del lavoro. Come è successo a Francesca Mazzoni, 30enne di Pesaro, la quale al termine del suo anno di servizio civile è stata assunta in Croce Rossa. E’ soccorritore e conducente di ambulanza in forza al contingente pesarese.
Per Mazzoni il servizio civile ha rappresentato una vera e propria svolta, ma è meglio dire che l’assunzione non è automatica. Né in Croce Rossa e tantomeno in qualsiasi altra esperienza di servizio civile. “Lo scu è prima di tutto una opportunità di crescita personale – dice Valeria Travaglini, 32 anni, referente per il servizio civile di Croce Rossa –. Dal 2019 ad oggi sono stati 60 i giovani che hanno fatto l’anno di servizio civile. E’ vero che la disponibilità dei ragazzi a farsi coinvolgere è diminuita rispetto al passato. Tutti i ragazzi del scu, a prescindere dal titolo di studio, dal primo giorno, hanno un percorso formativo che obbligatoriamente, tra parte teorica e parte pratica, devono svolgere. E’ garantita una fase di affiancamento con personale esperto. Se la persona arriva senza una idea ha comunque modo di formarsi. L’anno di servizio civile permette di capire le predisposizioni, individuando il percorso migliore per il candidato il quale può scegliere tra il sociale e il sanitario”. Una formazione che il giovane capitalizza come testimoniano anche Maurizo Tomassini, vicepresidente provinciale di Acli e Stefania Sperindio, vicepresidente provinciale Unione Proloco. Insomma si imparano prassi, nozioni e normative di riferimento, tutte necessarie allo svolgimento di attività da fare in pubblico. Tutti i referenti sottolineano la capacità del Servizio civile di divulgare la cultura del volontariato e Azzolini aggiunge: “Caritas per Pesaro ha sei posti – dice –: quattro saranno impiegati nelle attività del Centro d’ascolto e due nelle attività della Caritas parrocchiale a Villa Fastiggi”. Si tratta di raccogliere i disagi di quanti hanno bisogno e si rivolgono alla Caritas, ma anche di costruire una comunità più attenta alle esigenze più varie come può fare l’organizzazione di un dopo scuola, aiuto compiti.
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