La “madamin pasionaria” della destra che vince: «Io vivo tra la gente» – Torino Cronaca

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


A 42 anni Augusta Montaruli è stata sottosegretaria (all’Università e alla ricerca), consigliera regionale del Piemonte e parlamentare (questa è la seconda legislatura) per Fratelli d’Italia. Ma ciò che più conta e che le ha permesso il “volo” in politica, è stata la sua militanza costante nelle formazioni della destra fin dai tempi degli studi universitari. E’ vero sì che siamo abituati a vederla ospite nei salotti televisivi e imperversare (anche suo malgrado) sui social, ma è altrettanto vero che che il suo modo di fare politica si può definire tradizionale.
Montaruli, lei è stata eletta due volte in parlamento spuntandola in collegi nei quali partiva perdente, come ha fatto?
«Dandomi da fare e mantenendo un contatto diretto con gli elettori anche dopo il voto».
Non è una cosa semplice. Non mi sembra che attorno a lei vi sia un apparato tale che la blinda e che sbriga le sue faccende. Oggi pomeriggio è arrivata nella nostra redazione sola soletta, con tanto di ombrellino per ripararsi dalla pioggia.
«Guardi, fin da quando militavo nei movimenti giovanili, tutti i banchetti erano miei, e così ho continuato e lo faccio anche oggi. E poi c’è un segreto…».
E allora ce lo sveli o ha paura di fornire un trucco vincente ai suoi avversari?
«Semplice: io rispondo sempre al telefono. Chiunque mi chiami, sa che da questa parte del telefono ci sono io che, prima di tutto, sono disposta ad ascoltare e a parlare con chiunque ne abbia necessità».
Vero. Tra i numeri di telefono dei parlamentari torinesi (ma anche consiglieri regionali, comunali e sindaci) di tutti i partiti, il suo numero di telefono è il più facile da reperire. E non rispondono mai portavoce o portaborse. Ma mi parli delle sua prima campagna elettorale per Montecitorio…
«Ero data per spacciata fin dall’inizio. La competizione elettorale era in un collegio “rosso”, le Vallette. Avevo poche possibilità, forse nessuna. Ricordo che al mercato comprai un cappottino rosa di seconda mano e lo indossai per l’intera campagna elettorale. Nei banchetti, nei comizi, in strada e nelle piazze quando incontravo gli elettori. La gente mi ha identificato così, quella con il cappottino rosa che si è presentata alle elezioni».

Una sorta di “Cappuccetto rosso (rosa)” ante litteram che riesce a battere il “lupo cattivo”, cioè i comunisti che il quel collegio hanno sempre avuto la meglio.
«Non lo so. Quel che è certo è che io in strada con le gente c’ero, ci sono sempre stata e continuo ad esserci».
Mi tolga una curosità. Una certa narrazione vuole che quando lei ha saputo d’essere stata eletta si è messa a piangere per la gioia. Corrisponde al vero?
«Assolutamente no. Era talmente lontana da me l’idea di poter essere eletta, che il giorno dello spoglio mi trovavo in Tribunale per una causa, io faccio l’avvocato, insieme ad un mio assistito. Vedo arrivare Maurizio Marrone che mi dà la notizia e io non me lo filo neppure tanto. “Ho un cliente”, gli dico, ne parliamo dopo».
Termina la legislatura e lei tenta un bis ancor più difficile del primo.
«Esatto, nel frattempo la nuova legge elettorale aveva modificato la “geografia” dei collegi. Il mio era sempre lo stesso, ma molto più ampio».
A quel punto indossa il suo cappottino rosa e si butta nella mischia, contro Appendino e il catto-Pd Stefano Lepri che aveva l’appoggio della Curia.
«Non credo sia stata solo una questione di “cappottino”, ma l’ho spuntata anche questa volta».
Insomma lei vince sempre e, per giunta, in quei quartiere popolari che una volta guardavano a sinistra e ora votano a destra. Perché non si candida a sindaco di Torino? Chissà che il “cappottino” abbia la meglio su Lo Russo che, onestamente, nel ruolo del “lupo cattivo” non lo vedo molto bene…
«Non credo che ad oggi questa sia una possibilità. Non sarò io la competitor di Stefano Lo Russo. Ma una cosa la voglio dire. Torino non è “rossa” e le mie vittorie alle elezioni politiche ne sono la dimostrazione. Anche qui, come altrove, possiamo riconquistare il municipio. I torinesi sono pronti a votarci. Dobbiamo, però, individuare il candidato giusto».
Perché alle elezioni politiche lei è stata la candidata giusta?
«Ripeto, non solo per il “cappottino rosa”. Gli elettori mi identificavano come una persona dalle idee chiare e nette. Coerente nell’azione a quelle che sono le mie convinzioni».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

La coerenza spesso viene confusa con l’estremismo, ma l’estremismo certo non ha il volto di una madamin come lei, per quanto “pasionaria” sia. Senta, anche lei è stata inghiottita dalla Roma politica e da quei riti che spesso seducono i parlamentari allontanandoli dalla gente?
«Io a Roma vado tutte e settimane per i lavori in alula e nelle commissioni, ma a Torino torno sempre. Qui c’è il mio collegio elettorale, qui c’è l’impegno della mia militanza, qui c’è la mia famiglia. Ed è alla mia famiglia che devo un ringraziamento particolare, perché mi ha permesso di dedicarmi ad una attività totalizzante come la politica. Penso a mia madre e a mia sorella che sono le persone a me più care e vicine. Spesso mi vedono comparire improvvisamente e altrettanto improvvisamente scomparire, come se fossi una meteora. A loro dovrei molto di più, specie in termini di tempo e di relazione».
Al di là di qualche piccola pietra d’inciampo, più una persona si dà da fare in politica e, specie quando è donna, più ce ne sono (ma sono “tutte cose” che lasciano il tempo che trovano), mi risulta che la sua attività parlamentare non le conceda soste. Se avesse una bacchetta magica, considerando il suo ruolo e la sua attività, quali sono le tre cose che farebbe immediatamente per Torino?
«Come prima cosa risolverei il problema del centro sociale Askatasuna. La palazzina rossa di corso Regina Margherita deve essere restituita immediatamente alla città. Senza giochetti o ambiguità».
Anche perché non mi sembra sia occupata da da un collettivo di di novizie dell’Ordine delle Clarisse…
«Esatto, nei decenni il centro sociale Askatasuna è sempre stato il punto di riferimento di attività illegali e di violenze che si sono perpetrate a Torino come in Val di Susa, ma non solo nelle lotte No Tav, trasformando la loro natura originaria, ma anche in tutte quelle occasioni in cui si è tentato di colpire al cuore lo Stato democratico, cercando di minarne le basi e mettendo a repentaglio la sicurezza e la libertà dei cittadini. E oggi, forse, ancora più di ieri. Dopo un cambio generazionale, constatiamo una pericolosa saldatura tra le anime antagoniste e quella anarchica che certo non può che preoccuparci. Per tali ragioni il Comune di Torino deve parlare chiaro e agire di conseguenza, presentando le denunce necessarie e chiedendo di tornare in possesso subito di ciò che appartiene alla città, senza compromessi e, ripeto, senza ambiguità e connivenze».

La seconda magia della “Fatina Montaruli dal cappottino rosa”?
«In tema di sicurezza dobbiamo concentrarci su quelle che vengono definite “zone rosse”. Ovvero quelle porzioni di territorio della città a maggiore densità criminale e dove manca, non solo “la percezione di sicurezza” da parte delle persone perbene, ma la sicurezza di ciascuno è davvero a rischio. Sottolineo che non è solo una questione di percezione, ma una realtà. Consideriamo poi che la cosa non riguarda solo le “periferie”, ma zone della città molto vicine al cuore di Torino che devono essere tutelate e salvaguardate».
Il terzo e ultimo miracolo?
«Una lotta senza quartiere alle mafie. Perché se ci sono gli spacciatori in strada è perché c’è qualcuno che li organizza e li sostituisce immediatamente quando questi vengono arrestati. Perché c’è qualcuno che li rifornisce e riesce a penetrare le maglie strette dei controlli, nonostante l’instancabile prodigarsi delle forse dell’ordine. Ci sono le inchieste della magistratura contro le mafie albanese, nigeriana, contro la ‘ndrangheta, che devono essere supportate dal nostro impegno e dalla nostra attività politica. Dobbiamo liberare Torino (e ovviamente non solo Torino) dal giogo della criminalità organizzata».
Grazie, onorevole Montaruli. In bocca al lupo, specie se sarà candidata a sindaco di Torino.
«Grazie a lei e al vostro giornale, ma di candidatura a sindaco, proprio non se ne parla».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Source link