IMOLA – Classe 1971, vignaiola in Romagna dove insieme al marito porta avanti l’azienda agricola Ancarani a Oriolo dei Fichi (Faenza), Rita Babini è da due giorni la nuova presidente nazionale della Federazione italiana vignaioli indipendenti e succede a Lorenzo Cesconi che dopo due mandati non si è ricandidato.
Dopo un periodo tormentato che ha condotto al rinnovo del direttivo dell’associazione e un’iniziale scetticismo a rilasciare dichiarazioni, Babini ha accettato di essere intervistata da Virtù Quotidiane.
“Fivi è un’associazione che ha sempre bisogno di mantenere un equilibrio tra continuità e rinnovamento: d’altronde è l’agricoltura stessa, e la vitivinicoltura in particolare, ad essere sempre in bilico tra tradizione e innovazione, ed è nello spirito di noi vignaioli andare sempre avanti pur mantenendo solidamente le radici nella nostra storia, in quella della nostra famiglia e del nostro territorio”, dice.
“E non a caso questo nuovo Consiglio è composto da 7 consiglieri uscenti e 8 al primo mandato. Sicuramente porteremo avanti quanto iniziato in questi ultimi anni: la questione della rappresentatività e della democrazia reale nei Consorzi, prima di tutto; il tema della semplificazione normativa e della sburocratizzazione; la nuova Pac, mettendo al centro risposte adeguate al climate change e il riconoscimento dell’importanza delle piccole imprese, facilitandone l’accesso alle misure di sostegno”.
“Sul lungo periodo”, ragiona la presidente, “sicuramente la battaglia campale di Fivi è il riconoscimento giuridico della figura del vignaiolo: il futuro del vino, in Italia e nel mondo, ha bisogno dei vignaioli, e perché i vignaioli possano continuare a vivere del loro mestiere, a tutelare il territorio e il paesaggio, a produrre valore in aree che altrimenti rischierebbero spesso spopolamento e abbandono, come minimo vanno riconosciuti e messi nelle condizioni di operare ad armi pari con gli altri soggetti della filiera vitivinicola”.
Presidente, in merito alle voci di controversie interne, a quanto si dice le toccherà anche il ruolo di pacificatrice. Riuscirà a soddisfare, se non tutti, almeno la maggioranza dei soci con gli obiettivi che il Consiglio si è prefissato?
Quale associazione con 1.800 soci non ha una dialettica interna? Sarebbe preoccupante non fosse così. E che questa dialettica trovi l’interesse anche di soggetti esterni, non mi preoccupa: significa che Fivi è un’associazione grande e riconosciuta. L’importante è non cadere nella polemica fine a sé stessa, nel gossip o nel sensazionalismo, spesso non conoscendo nulla delle reali dinamiche associative. Io non devo pacificare alcunché: ogni volta che in Fivi ci sono stati elementi importanti da discutere, sono stati portati in assemblea e affrontati davanti ai soci, nel luogo principe della democrazia interna. E non è un caso che poi, in queste assemblee, maturino orientamenti condivisi, spesso accolti all’unanimità. All’ultima assemblea elettiva, il 13 febbraio, hanno votato oltre 800 soci, un numero altissimo, e le delibere in votazione sono state approvate pressoché in modo unanime. Ripeto, non sono io che devo pacificare qualcosa, perché non c’è nulla da pacificare: ci sono argomenti da discutere, urgenti e importantissimi, e ci sono gli strumenti per farlo democraticamente e in piena trasparenza. Per questo va ringraziato Lorenzo Cesconi, che non solo in questi tre anni ha fatto fare un grande passo avanti all’associazione (e lo dimostrano i numeri, degli associati e della partecipazione alla vita associativa, oltre alla qualità del lavoro svolto), ma che con il suo passo di lato ha dato una grande dimostrazione di stile e di eleganza: ha fatto capire, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che Fivi ha ormai compiuto il definitivo scatto di crescita, ed è diventata un’associazione sufficientemente matura e forte da non rendere nessuno indispensabile, per quanto tutti importantissimi.
Le polemiche hanno interessato anche il cambio di location del Mercato da Piacenza a Bologna. Dai comunicati stampa dei giorni passati risulta che anche quest’anno si svolgerà a BolognaFiere, resta ora da riuscire ad aprire un dibattito costruttivo con chi era contro a questa scelta.
Devo purtroppo dissentire: il dibattito costruttivo, ampio e partecipato, c’è stato nel momento in cui si è deciso di trasferire il Mercato dei Vini, non bisogna farlo oggi. In quella fase il Consiglio direttivo, dopo una valutazione attentissima di ogni pro e di ogni contro, ha deciso all’unanimità – e sottolineo all’unanimità – che Bologna fosse la soluzione migliore per rispondere alle esigenze di crescita e sviluppo del nostro principale evento associativo. Non a caso, fin dalla prima edizione bolognese c’è stato un boom di partecipazione dei soci e una crescita importante di pubblico. In Fivi non c’è bisogno di fare polemica all’esterno dell’associazione, perché gli strumenti per dire la propria ci sono, dalla partecipazione alla vita delle Delegazioni fino ai momenti assembleari, ed è in questi momenti che prendono forma tutte le decisioni – politiche e organizzative – che l’associazione poi porta avanti.
Nel Consiglio c’è uno spaccato geografico che comprende tutt’Italia, sicuramente un modo per far ascoltare tutte le voci e tutte le esigenze. Circa la metà dei consiglieri sono alla prima esperienza. Forse un segnale di innovazione nella gestione e nella presentazione di nuove proposte che potrebbero discostarsi da quelle del passato. Di cosa si parlerà in questo nuovo mandato?
Si parlerà di tutto ciò che riguarda la vita e gli interessi delle vignaiole e dei vignaioli indipendenti italiani, come è sempre stato fatto. Abbiamo la fortuna di avere sempre tanti soci disponibili a mettersi in gioco per portare avanti l’impegno dell’associazione: diversi soci non si sono ricandidati, dopo tanti anni di impegni e fatiche, altrettanti si sono fatti avanti. Ne è uscito un nuovo Consiglio direttivo, bello e rappresentativo, pieno di voglia di fare. Sono molto felice che sia ben rappresentato il Sud Italia, dove la nostra azione associativa deve rafforzarsi, e che ci siano tante competenze anche di natura tecnica da valorizzare. Mi piace ricordare che le cariche, in Fivi, sono svolte in modo totalmente volontario, senza alcuna remunerazione: il fatto che ci siano, tra Consiglio e Delegazioni, centinaia di soci che si impegnano attivamente nel portare avanti l’azione di Fivi, è una cosa meravigliosa che descrive l’unicità di questa nostra associazione.
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