A conclusione del Vertice per l’Azione sull’Intelligenza Artificiale che si è tenuto a Parigi l’11 e il 12 febbraio (ne abbiamo parlato anche sulla Tecnica della scuola) l‘Eliseo ha diffuso il documento conclusivo intitolato Dichiarazione sull’Intelligenza Artificiale Inclusiva e Sostenibile per le Persone e il Pianeta.
Il documento è stato firmato da moltissimi paesi presenti al vertice oltre che da molte organizzazioni internazionali. Mancano tuttavia due firme particolarmente importanti: quelle degli Stati Uniti e del Regno Unito.
Secondo alcuni analisti il vertice di Parigi – che pur ha visto l’impegno a stanziare 200 miliardi di Euro proprio sull’intelligenza artificiale – non è andato molto al di là di parole e impegni vaghi. Ma proprio la mancata di firma degli USA e dell’Inghilterra ci permettono di capire più in profondità quali sono le forze – e le sfide – in campo.
Gli impegni assunti a Parigi
La dichiarazione finale parte dalla consapevolezza che “il rapido sviluppo delle tecnologie di IA rappresenta un importante cambio di paradigma, che ha un impatto sui nostri cittadini e sulle società in molti modi”.
Ma come muoversi in questo nuovo territorio? In primo luogo “occorre far progredire l’interesse pubblico e colmare i divari digitali accelerando il progresso verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG)”.
Le azioni proposte devono fondarsi – scrive la dichiarazione finale – su tre principi:
- scienza
- soluzioni – con particolare attenzione ai modelli di IA aperti in conformità con i quadri normativi dei paesi
- standard politici, in linea con i quadri internazionali2.
A partire da questi principi (che, come si può facilmente comprendere, richiedono un serio controllo democratico e un chiaro ancoraggio) il vertice ha
- evidenziato l’importanza di rafforzare la diversità dell’ecosistema dell’IA
- gettato le basi per un approccio aperto, multi-stakeholder e inclusivo che consentirà all’IA di essere basata sui diritti umani, incentrata sull’uomo, etica, sicura, protetta e affidabile
- sottolineato la necessità e l’urgenza di ridurre le disuguaglianze e assistere i paesi in via di sviluppo nel potenziamento delle capacità di intelligenza artificiale in modo che possano sviluppare capacità
Da questa premessa discendono le priorità adottate dal vertice:
- promuovere l’accessibilità dell’IA per ridurre i divari digitali;
- garantire che l’IA sia aperta, inclusiva, trasparente, etica, sicura, protetta e affidabile, tenendo conto dei quadri normativi internazionali
- favorire l’innovazione nell’IA creando le condizioni per il suo sviluppo ed evitando la concentrazione del mercato, guidando la ripresa e lo sviluppo industriale
- ◦
- incoraggiare la diffusione dell’IA che plasmi positivamente il futuro del lavoro e dei mercati del lavoro e offra opportunità di crescita sostenibile;
- rendere l’IA sostenibile per le persone e il pianeta;
- rafforzare la cooperazione internazionale per promuovere il coordinamento nella governance internazionale
Davvero solo parole?
In un suo editoriale il quotidiano francese Le Monde (ripreso in Italia dal numero 1601 di Internazionale) offre una lettura diversa sostenendo che il vertice ha cercato di gettare le basi per regolare in modo coordinato e multilaterale lo sviluppo di una tecnologia il cui impatto è ancora difficile da valutare.
I tre concetti chiave del documento finale (che chiede una AI “aperta”, “inclusiva” ed “etica”) rimandano a uno sforzo comune per mantenere un dialogo sul futuro di questa tecnologia, evitare che si concentri nelle mani di pochi e fare in modo che sia compatibile con gli obiettivi climatici e di sviluppo umano.
Quali le sfide in campo?
Si tratta di precauzioni minime che tuttavia non state condivise da Regno Unito e i Stati Uniti.
Per Londra – continua Le Monde – le iniziative non combaciano con “l’interesse nazionale” britannico, mentre il vicepresidente statunitense JD Vance ha chiesto di limitare le regole per “non uccidere un’industria in piena crescita”, intimando allo stesso tempo all’Europa di non allearsi con “i regimi autoritari” (vedi Cina, che in realtà ha firmato il documento assieme all’India, paesi co organizzatore del vertice).
Ecco dunque gli elementi chiave dello scontro in atto:
- stabilire regole per l‘AI è incompatibile con l’innovazione? Secondo il capitalismo neofeudale che sta prendendo piede negli Stati Uniti le regole – tutte le regole – devono essere tolte e sradicate. Il 23 gennaio l’appena insediato presidente degli USA ha così revocato l’executive order di Biden (firmato il 30 ottobre 2023) e titolato “Safe, Secure, and Trustworthy Development and Use of Artificial Intelligence” che accanto alle straordinarie opportunità derivanti dall’AI identificava anche i rischi connessi all’uso irresponsabile della stessa. Il titolo dell’ordine esecutivo di Trump è chiarissimo: “Removing barriers to american leadership in artificial intelligence”.
- American exceptionalism. Si tratta di una corrente di pensiero (e d’azione) fondata sul presupposto che gli USA non siano come gli altri paesi ma che per loro valga, appunto, l’eccezionalismo, ovvero la convinzione che gli Stati Uniti siano distintivi, unici ed esemplari rispetto ad altre nazioni. Insomma la traduzione politica ed economica del pensiero di Peter Thiel, libertario di destra diventato il “cuore di tenebra” del mondo digitale. Sua l’affermazione:“Non credo più che la democrazia sia compatibile con la libertà”. Il che è tutto dire. Ovvio che costoro siano contrari ad ogni forma di regolamentazione (non solo dell’AI ma di qualunque attività) e vedano come legittimo il monopolio americano cui tutti gli altri dovrebbero assoggettarsi
- Open source: Vance, vice presidente USA, è intervenuto a Parigi per mettere in guardia tutti dalle mire della Cina. In realtà sia Cina che Usa si muovono con pretese monopolistiche ma proprio dalla Cina nell’ultimo mese è venuta una grande novità, ovvero DeepSeek, un’intelligenza artificiale open source che grande sconcerto ha generato nei concorrenti statunitensi che operano con sistemi proprietari di AI
Alla ricerca di una terza via
Rispetto alle tre sfide sopra riassunte il Vertice di Parigi, secondo Le Monde, ha indicato la possibilità di una terza via che l’Unione Europea dovrebbe percorrere: “, scommettendo sull’AI open source, sul risparmio energetico e sulla sicurezza e la trasparenza dei sistemi, finanziando ricerche in settori trascurati dai giganti della Silicon Valley, con un occhio alle necessità del sud globale.
E in questo quadro, seppure a Parigi sia rimasta sullo sfondo, la scuola ha un ruolo chiave perché è qui che si formano i nuovi cittadini che abiteranno in un mondo sempre attraversato (governato?) dall’Intelligenza Artificiale.
Ultimo Giorno per rispondere al questionario Tecnica della Scuola – Indire
Oggi, 16 febbraio, è l’ultimo giorno utile per rispondere al questionario che Tecnica della Scuola e il gruppo di ricerca Paths di Indire hanno realizzato per sondare come i docenti di ogni ordine e grado delle nostre scuole per affrontano il tema dell’AI applicato alla didattica.
La ricerca Tecnica della scuola – Indire è unica in Italia, il primo questionario per gli insegnanti che si stanno cimentando con quello che da molti è visto come lo strumento che caratterizzerà il presente e il futuro della nostra vita, in ogni settore, compresa la scuola.
Tante le ricerche internazionali susseguitesi negli ultimi tempi che hanno cercato di capire se l’intelligenza artificiale può essere utilizzata nella pratica didattica del docente per migliorare l’apprendimento degli studenti.
Grazie all’indagine lanciata da Indire e La Tecnica della Scuola, il docente risponderà a una serie di domande semplici ma pratiche chiarendo qual è il rapporto attuale che vive con l’IA. L’utilizzo di questo strumento, a disposizione di tutti i docenti, può riflettersi sull’apprendimento degli alunni che, in alcuni casi, sembrano essere più avanti dei loro insegnanti nella conoscenza del mezzo.
La ricerca proverà a svelare, con l’aiuto dei partecipanti, quale uso il docente fa dello strumento, se può servire nella pianificazione delle attività didattiche, nell’organizzazione delle attività extra docenza, quanto e in cosa può essere utile per lo studente, i motivi che possono ostacolare (se ci sono) l’utilizzo dell’IA in classe.
I risultati dell’indagine saranno pubblicati sul portale della Tecnica della Scuola e sul sito di Indire.
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