indagini sulla dose fatale di droga. L’ultimo sms all’amico, poi il silenzio

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L’ultimo messaggio su WhatsApp poco prima di cena. Poi il silenzio. Un silenzio inspiegabile, al quale l’amico di Camilla Sanvoisin ha saputo dare una risposta solo la mattina seguente, quando ha scoperto che la 25enne non rispondeva più perché era morta, probabilmente a causa di un’overdose, nella sua casa di via Anna Foà dove viveva con Giacomo Celluprica, il fidanzato di dieci anni più grande di lei. «La conoscevo da quando era una ragazzina», ricorda l’amico. «Andava al liceo con mia figlia e io spesso le accompagnavo a scuola. Passavamo a prendere Camilla nell’appartamento dove viveva con sua mamma, vicino a piazza di Pietra. Per un lungo periodo ha vissuto lì, prima di trasferirsi con il nuovo fidanzato alla Giustiniana. Stavano insieme da circa un anno, dopo che si era lasciato con un ragazzo che faceva il cameriere», prosegue l’uomo che, dopo anni, aveva rincontrato Camilla proprio alcuni mesi fa. «Non era cambiata: sempre dolce e sorridente. Il pomeriggio di quel tremendo giorno abbiamo parlato a lungo e poi…». 

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I RICORDI

E poi nulla. E ora che di Camilla restano solo i ricordi il dolore è immenso. Indescrivibile. A parlare sono le immagini che si susseguono sui social, pubblicate da amici e parenti della giovane romana che era figlia del produttore televisivo Axel Egon Sanvoisi e nipote di un famoso odontoiatra. Foto ricche di momenti vissuti insieme: le cene, le feste, le vacanze in Italia e all’estero. E poi ci sono anche i momenti più intimi, come quelli trascorsi a casa a fare la skincare con la sorellina più piccola. Momenti che «non torneranno più» scrivono in molti ricordando quella ragazza «un po’ mattacchiona e tanto sensibile» che «dietro quel sorriso nascondeva le sue difficoltà». Ma le parole più strazianti, colme di sofferenza, sono quelle di Eva, la madre di Camilla. «Mi manchi amore mio, sto impazzendo», scrive la donna, un’affermata ceramista che ha allestito anche alcune mostre in centro. Parole corredate da foto che raccontano tutti gli anni vissuti con la figlia. Sin da quando Camilla era nella sua pancia ed Eva, come lei stessa scrive, ascoltava Teardrop dei Massive Attack. A distanza di 25 anni quella musica la ascolta ancora, ma senza la sua Camilla per la quale chiede «un pensiero», rivolgendosi ai tanti che la conoscevano. Ed erano davvero tanti a conoscerla e a volerle bene. Dagli zii che la ricordano come una ragazza «bella, spiritosa e intelligente» ai compagni del liceo Lucrezio Caro e poi quelli dell’Istituto Sacro Cuore Trinità dei Monti dove la giovane si era trasferita successivamente. «Impossibile non volergliene», sottolineano le amiche di sempre. Quelle conosciute tra i banchi di scuola, come Gaia che l’ha incontrata quando le due avevano 12 anni.

Quando Camilla era una ragazzina «silenziosa, con gli occhialetti e i ricci che tanto odiava». Una ragazzina che pian piano «è diventata una chiacchierona» con la quale Gaia ha costruito «una amicizia bellissima». «Passavamo interi pomeriggi insieme dopo la scuola, potrei elencarli all’infinito», scrive Gaia sui social, incredula per la morte prematura dell’amica che «aveva rincontrato dopo anni». Ma nulla era cambiato, nemmeno i suoi ricci che erano ancora lì, a incorniciarle il volto sempre sorridente «nonostante le difficoltà della vita». «Quando sei arrivata in quel bar era come se i dieci anni in cui non ci siamo viste non fossero mai passati. Abbiamo parlato ore e ore», dice ancora ricordando «la pazzia e la voglia di vivere» che distinguevano la 25enne che dopo il liceo nella centralissima piazza di Spagna, si era iscritta a un corso di studi in un campus hi-tech. Studiava e lavorava. «A volte faceva la cameriera in un locale», dicono altri amici. Un futuro ancora da costruire, distrutto in una notte sulla quale sono in corso le indagini della polizia che sta cercando di capire cosa sia successo con esattezza in quel complesso residenziale della Giustiniana dove ora non si parla d’altro. 

I VICINI

«Ancora non ci credo. Lei e il fidanzato mi sono sempre sembrati due bravi ragazzi», dice una vicina. «Una ragazza carina e a modo», aggiunge Gabriella, un’altra residente che aveva parlato con Camilla alcuni giorni prima della sua morte. «Mi aveva accennato di un periodo difficile, senza però spiegare i motivi», prosegue la donna. «Non faccio altro che piangere da quando l’ ho saputo», ammette Annarita che «non riesce a darsi pace» per la morte della sua vicina «dagli occhi grandi e buoni», «sempre pronta a tendere la mano a tutti». E tutti ora sentono la mancanza di quella mano e di quella giovane, «strappata alla vita troppo presto».

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