Editoriale – Giornalisti, che portavoce dell’informazione vogliamo essere? • Il Goriziano

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L’editoriale di oggi lo scrive la giovane Agata Cragnolin che ha concluso il proprio tirocinio universitario da noi l’8 febbraio scorso, dando un contributo fondamentale, come tutta la redazione, per quella giornata storica del nostro territorio. Agata si è dimostrata attenta e precisa, capendo le difficoltà di un giornale indipendente anche se online, modalità spesso vista come “semplice” e “smart”. Spero, nella più sincera umiltà, che il giornalismo che ha potuto toccare con mano sia quello che si consuma la suola delle scarpe per le strade e tra i crocicchi della storia e non li attende alla scrivania. A lei, e ai futuri tirocinanti, l’augurio di un buon cammino. (I.B.)

Come dovrebbe lavorare un giornalista nel mondo attuale? Oggigiorno i giornali sono dovuti venire a patti con la modernità, pena il rischio dell’obsolescenza del medium – fenomeno che si può constatare nel crollo delle vendite cartacee. La comunicazione delle notizie si è adattata alle richieste dei format digitali e, come nel caso del nostro giornale, è diventata multicanale. Non bisogna fare l’errore di credere che gestire dei profili social media, insieme alla scrittura degli articoli veri e propri, sia una cosa da poco conto: per mantenere viva l’ambita attenzione dei lettori, spingerli a cliccare il link che porta all’intero articolo, è importante curare ogni dettaglio delle pubblicazioni social.

Ecco perché essere giornalista oggi significa anche essere polivalenti: seguire una conferenza stampa può voler dire annotarsi le cose importati per la scrittura dell’articolo, oppure registrare gli interventi; trovare il momento giusto per fare le foto dell’evento e magari anche fare un breve video – rigorosamente in verticale – che tornerà utile per creare Reels e TikTok.

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La caccia all’attenzione dell’utente e del lettore nasce da un bisogno di attenzione del giornale – o sito di informazione – medesimo. Viviamo infatti in una condizione di bombardamento mediatico e rischiamo di non prestare abbastanza attenzione a quelle che sono notizie serie, perché catturati dalle narrazioni di parte o da ciò che passa come “notizia”, ma che è in realtà solo fuffa. Sono gli stessi siti di informazione che, in cerca di visibilità, pubblicano fatti di poco conto, o che in seguito vengono persino smentiti, tanta è la brama di protagonismo che domina al posto della corretta volontà di diffondere informazione.

Da ragazza che vive in un mondo saturo di notizie, trovo sia affascinante poter venire a conoscenza delle ultime novità in qualunque format digitale io navighi. Avere tutto a portata di mano facilita la vita. Da ragazza che si è affacciata al mondo del giornalismo, però, ho iniziato a manifestare dello scetticismo nei confronti di ciò che vedo sul mio smartphone. Forse è proprio questa una caratteristica che non deve mancare in chi sceglie questo mestiere: è lo scetticismo che spinge a chiedere dichiarazioni a più di una persona, fino ad essere sicuri dell’argomento di cui si andrà a scrivere. È lo stesso scetticismo che dovrebbe astenere i giornalisti dall’esprimersi a caldo, rischiando di pubblicare un racconto di parte, quando un articolo dovrebbe essere il più oggettivo possibile.

Per riassumere, un buon giornalista oggi – e come dovrebbe essere da sempre – deve pubblicare informazioni senza rinunciare ai suoi valori, a capo dei quali ci deve essere la volontà di trasmettere notizie verificate e trasparenti, in modo tale che ogni lettore si faccia la sua idea. Trasmettere in qualsiasi senso e non veicolare in una direzione. In più, la possibilità che ci è data, ossia di farsi conoscere su tutti i media, a diverse fasce di età, è un’aggiunta di valore: non bisogna guardare ai social più recenti come luoghi di svago ma come opportunità e perciò è necessario rimboccarsi le maniche e imparare a maneggiarli. Se poi si andrà a lavorare in un ufficio dove ognuno ha il proprio compito come fotografo, social media manager, eccetera, tanto meglio, ma saper fare più cose assieme è tutto di guadagnato.

Per questo sono felice di avere svolto il mio tirocinio universitario qui al Goriziano: in una redazione piccola una persona può ritrovarsi a ricoprire più incarichi ed è questo che gli insegna organizzazione e versatilità. In più, come accennato all’inizio, Il Goriziano è un giornale dallo spirito giovane, sia nel modo di presentarsi ai lettori che nei suoi stessi membri. Il direttore, Ivan Bianchi, e il caporedattore, Salvatore Ferrara, danno valore a noi giovani e l’ho notato conoscendo il resto della redazione, composta per metà da ragazzi come me, del nuovo millennio. Questo è stato un bell’ambiente in cui acquisire nuove conoscenze e capacità – non voglio sproloquiare lodi – ma non ci sono tante aziende che decidono di dedicare il proprio tempo alla formazione dei giovani e seguirli con interesse.

Come per tutti i lavori, certe pratiche sono più macchinose: ci saranno sempre i giorni di pioggia in cui si sta semplicemente a correggere comunicati stampa, per poi programmarli per la pubblicazione. Ci sono state altre occasioni, però, in cui ho seguito dei servizi “sul campo”, come manifestazioni o eventi di varietà. Seppure dovevo svolgere il mio lavoro di occhio e orecchio vigile e imparziale, mi sono ritrovata coinvolta nello stesso spirito con cui quelle persone si erano riunite per l’occasione. Magari non si trattava di cose che sentivo vicine a me, ma nel vivere il momento mi sono sentita anche io animata dalla partecipazione dei presenti.

Insomma, è interessante notare come le persone ritengano che qualcosa sia per loro importante e si riuniscono effettivamente per essa. E questa è un’altra cosa da tenere a mente, per chiunque voglia avvicinarsi al lavoro del giornalismo: sentire gli animi, per poter raccontare la gente ad altra gente.

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