TRENTO. Una vita travolta dal mondo della droga, un nemico invisibile che ha distrutto tutto ciò che aveva di caro. Tutto è iniziato con l’uso di spinelli, trasformandosi presto in una discesa senza freni verso l’eroina, una dipendenza che gli ha portato via tutto: il lavoro, la casa, la famiglia.
Paolo oggi ha 57 anni. La droga ha segnato profondamente la sua esistenza, ma non è riuscita a soffocare la sua speranza. Oggi si trova a fare i conti con il passato, ma anche con una voglia di riscatto che lo spinge a lanciare un appello ai giovani: “State lontani da questo mondo. Fatelo non per i vostri familiari o per i vostri figli, ma soprattutto per voi stessi“.
Oggi, in Trentino, il consumo di sostanze stupefacenti è un problema sempre più visibile. Le forze dell’ordine, quotidianamente impegnate in operazioni di contrasto, testimoniano un fenomeno in crescita che non riguarda solo le grandi città, ma anche le realtà più piccole e periferiche. Tra le droghe più diffuse, l’eroina continua a essere la protagonista indiscussa, seguita dalla cocaina.
Tuttavia, negli ultimi anni, si è registrato un dato preoccupante: l’aumento delle droghe sintetiche, che stanno prendendo piede tra le nuove generazioni, contribuendo a complicare ulteriormente la situazione. Un fenomeno che non sembra conoscere sosta.
A fornire un aiuto concreto c’è l’Associazione Famiglie Tossicodipendenti del Trentino, che ogni giorno segue decine di persone raccogliendone le richieste di aiuto. Un impegno portato avanti dai volontari. Ed è proprio nella sede di Aft, in via Verruca 1, che abbiamo conosciuto Paolo.
Quando lo incontriamo per la prima volta, è seduto a un tavolo e sta lavorando la creta. Davanti a sé ha un alfiere, una regina, un cavallo, una torre e un re, e poco lontano c’è una scatola di legno pronta a diventare una scacchiera. “Ho imparato da solo a lavorare la creta. Voglio realizzare una scacchiera per poi giocare con gli altri ragazzi dell’associazione”, ci spiega. Ha voglia di mettersi al servizio degli altri, ha voglia di raccontarci la sua storia, di come tutto è iniziato, di come è finito seduto a quel tavolo e, soprattutto, di dove vuole andare ora.
“Da ragazzo uno dei miei problemi era la scuola. Ero considerato la ‘pecora nera’ della famiglia perché i miei risultati erano deludenti, mentre i miei due fratelli erano bravi. Non ho avuto alcun sostegno o comprensione dai miei genitori. Ricevevo continui rimproveri ed ero spesso rinchiuso in casa, una situazione che ha fatto nascere in me un profondo malessere“, racconta Paolo.
Il termine delle scuole medie segna l’inizio di un periodo che avrebbe potuto essere pieno di promesse, ma che si trasformerà presto in una sfida dolorosa. Giovanissimo, giocatore del Trento Calcio e prossimo al passaggio nelle giovanili dell’Ascoli, la sua carriera sportiva sembra destinata a decollare. Tuttavia, la sua vita prende una piega tragica quando, a bordo della sua Vespa, viene investito in pieno da un furgone al ponte dei Cavalleggeri. L’incidente, gravissimo, gli causa ferite così serie a una gamba che, dopo settimane di ospedale, sarà costretto a dire addio al calcio. Quella tragedia, che spezza il suo percorso sportivo, segna l’inizio di anni drammatici.
“Dopo gli anni difficili delle medie”, ci spiega, “il calcio mi permetteva di rimanere sulla strada giusta, non mi faceva sbandare. Ma quando ho perso anche quello, tutto è andato a rotoli“. I passi verso il mondo della droga sono stati rapidi. “Avevo già fumato degli spinelli, finché un giorno un amico mi ha convinto a provare l’eroina. Era un pomeriggio, inizialmente non volevo, ma poi ho steso il braccio e ho lasciato che facesse tutto lui. Me l’ha iniettata“.
È stato l’inizio di una discesa senza freni. Una dose dopo l’altra, Paolo credeva di potersi fermare quando voleva, ma ha capito presto che non era così. “Mi compravo la droga con i soldi ricevuti dall’assicurazione dopo l’incidente”, ci racconta, “ma ho iniziato a non dormire la notte, a sudare, e avevo sempre bisogno di una dose”.
La prima esperienza in comunità arriva a 21 anni, quando i genitori scoprono la sua dipendenza. “Mi hanno trovato dell’eroina in camera e una notte sono venuti a controllarmi le braccia per vedere se avevo dei buchi. Lì hanno capito tutto e mi hanno messo davanti a una scelta: entrare in comunità o andarmene di casa“. Paolo sceglie di andarsene. “Dormivo dove capitava”, racconta, “finché, arrivato al limite, ho deciso di farmi aiutare da una comunità”. Una scelta fatta con la speranza di cambiare vita, ma che purtroppo non si rivelerà risolutiva.
A 24 anni ricade nell’abisso della droga. “Era più una dipendenza mentale che fisica“, ci spiega mentre ricorda quei momenti dolorosi. “Dai 24 ai 33 anni ho vissuto il periodo più difficile: eroina, cocaina e psicofarmaci. Per pagarmi la droga rubavo nei negozi e rivendevo la merce per ottenere i soldi necessari. Sono finito in carcere per un anno e un altro agli arresti domiciliari“.
Torna in comunità per la seconda volta, dove conosce la donna che diventerà la madre di sua figlia. “A 33 anni sono diventato papà“, racconta Paolo, “e credevo che la droga fosse un capitolo chiuso. Per qualche anno sono riuscito a resistere, a rimanere pulito, ma poi ci sono ricascato”. In pochi anni perde tutto: il lavoro in una cooperativa, la casa e anche la figlia e l’ex compagna.
“Mi guardavo attorno e non avevo nessuno. Solo la droga. È stato in quel momento che ho detto basta. Io dovevo uscirne in qualche modo o sarei morto“. Grazie a un amico d’infanzia, uno dei pochi con cui aveva ancora un legame, riesce a contattare l’Associazione Famiglie Tossicodipendenti del Trentino. Ora vive in un appartamento con altri sei ragazzi e, a luglio, saranno tre anni che non tocca alcuna droga.
“È stata dura, ci vuole una forte volontà. Ancora oggi qualcuno cerca di avvicinarmi per offrirmi della droga, ma non voglio più ricaderci. Ho visto tante persone morire, tante distrutte dall’HIV. Ora ho 57 anni e voglio trovare un lavoro compatibile con le difficoltà alla gamba, per ripagare chi mi ha aiutato. Ho perso tutto, ma mi è rimasta la forza di volontà per rialzarmi. Ai giovani dico: state attenti, state lontani da questo mondo. Se dovete uscirne, fatelo prima di tutto per voi stessi“.
Associazione Famiglie Tossicodipendenti del Trentino
L’Associazione Famiglie Tossicodipendenti Onlus rappresenta un pilastro fondamentale per molte persone in difficoltà, offrendo sostegno concreto e un luogo sicuro in cui ricostruire la propria vita.
Grazie all’impegno dei volontari e alla presenza di strutture dedicate, l’Aft registra ogni anno circa 4.000 accessi, fornendo servizi essenziali e percorsi di accompagnamento personalizzati. Docce, abiti e lavanderia, per garantire igiene e decoro personale, un segretariato sociale, per fornire supporto burocratico e amministrativo, un servizio di accompagnamento ai servizi, per facilitare l’accesso a strutture sanitarie e assistenziali oltre al sostegno per chi si trova in difficoltà economica con la distribuzione di pacchi viveri, laboratori e gruppi di aiuto. All’interno del Centro è attivo anche il Punto Donna, uno spazio dedicato all’ascolto e al sostegno delle donne in situazioni di vulnerabilità.
Oltre a tutto questo l’associazione gestisce un’area appartamenti destinata a chi necessita di un alloggio temporaneo e di un progetto di reinserimento. Sono disponibili 4 appartamenti per l’accoglienza d’urgenza, con un totale di 20 posti, pensati per offrire un rifugio sicuro e un percorso di ripartenza basato su progetti individualizzati. Il cuore dell’Associazione rimangono i volontari 25 volontari attivi, che ogni giorno dedicano tempo ed energie per sostenere chi si trova in situazioni di difficoltà. Il loro impegno è fondamentale per mantenere vivi i servizi offerti e per creare un ambiente di accoglienza e ascolto.
Proprio per questo ha deciso di lanciare una nuova campagna per la ricerca di volontari mettendo in campo diversi incontri informativi: il prossimo si terrà il 20 febbraio alle ore 20.30 all’oratorio del Duomo in via Madruzzo 45 a Trento. Nei prossimi mesi non mancheranno poi tante altre iniziative a partire da una mostra fotografica e un cortometraggio.
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