Da Torino messaggio di ottimismo dal governatore della Banca d’Italia

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«La crescita modesta dell’Italia e dell’Europa non è un destino ineluttabile».

Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nel suo intervento all’Assiom Forex al Centro Congressi del Lingotto del capoluogo piemontese, dove ha spiegato che «a Torino la Banca d’Italia si sente un po’ a casa» perché «la banca nazionale degli Stati Sardi» creata da Cavour poi «nel 1866, divenne la banca nazionale del Regno d’Italia» e quindi con «Giolitti la banca d’Italia».

«Ancora oggi molte disposizioni, specie sulla governance interne, ricalcano le ferree previsoni statutarie della Banca del Regno» – ha aggiunto. Panetta ha anche ricordato il ruolo del Monte di Torino per la gestione del risparmio dei più poveri.

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Entrando nelle questioni d’attualità, secondo il governatore della Banca d’Italia, «occorrono investimenti comuni nell’ambito di un Patto europeo per la produttività, finanziati anche con l’emissione regolare di titoli da parte della Ue».

«L’Italia – ha spiegato – ha dimostrato di saper reagire alle crisi». Panetta ha quindi esortato a portare avanti il Pnrr con «determinazione ed efficacia». Il governatore ha parlato anche dei risvolti economici della geopolitica. Se i dazi annunciati in frase pre-elettorale dal presidente americano Donald Trump «fossero attuati e accompagnati da misure di ritorsione, la crescita del Pil globale si ridurrebbe di 1,5 punti percentuali. Per l’economia statunitense l’impatto supererebbe i 2 punti. Per l’area euro le conseguenze sarebbero più contenute, intorno a mezzo punto percentuale, con effetti maggiori – sottolinea – per Germania e Italia, data la rilevanza dei loro scambi con gli Stati Uniti».

Queste stime si basano sull’ipotesi di un innalzamento dei dazi statunitensi al 60% nei confronti della Cina e al 20% nei confronti degli altri Paesi. Se invece i dazi si limitassero alle misure contenute nei primi provvedimenti presidenziali nei confronti di Canada, Messico e Cina, l’impatto sarebbe più contenuto: sull’area euro sarebbe pressoché nullo.

Fabio Panetta è anche intervenuto sulle opa tra banche. «L’esito delle operazioni di fusioni bancarie avviate in Italia è affidato alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti. La vigilanza verifica la conformità alle normative italiane ed europee», ha ricordato, «valutando la capacità di ciascuna operazione di dar vita a intermediari solidi e efficienti e senza compromettere la stabilità finanziaria».

È stato comunque espresso ottimismo per il futuro: «L’economia italiana riprenderà a crescere nei prossimi mesi dopo che si è arrestata nel secondo semestre». L’anno scorso la crescita si è fermata allo 0,5 per cento, ricorda Panetta. «Secondo le nostre previsioni – ha dichiarato il governatore – nei prossimi mesi il prodotto tornerà a espandersi. La riduzione dei tassi di interesse, gli alti livelli di occupazione e la ripresa della domanda estera sosterrebbero i consumi e le esportazioni, favorendo nel contempo l’accumulazione di capitale da parte delle imprese. C’è, però, come per il resto d’Europa, il rischio di un contesto economico internazionale indebolito e incerto. È quindi ancora più necessario affrontare con decisione i nodi che frenano la crescita italiana: la bassa produttività, l’elevato debito pubblico, le inefficienze dell’azione pubblica».

Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, concorda con la posizione espressa sulle fusioni bancarie dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, all’Assiom Forex. «Per quello che mi riguarda viva il mercato regolato e garantito dalle competenti autorità indipendenti» – sottolinea Patuelli, rilevando che «il governatore ha detto in maniera molto esplicita che la raccolta e la presentazione dei documenti è in corso di procedura non conclusa. Quindi, conoscere per deliberare». «È la riservatezza nella procedura che è in corso. In qualsiasi organo la sentenza viene alla fine, non in corso all’opera» – conclude Patuelli.

Sui dazi è intervenuto anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro: «La storia dimostra – ha sostenuto – che i dazi fanno male a tutti, anche a chi li impone. Naturalmente colpiscono di più i Paesi che hanno una forte capacità di esportazione. Quindi l’Italia può essere un po’ più colpita di altri Paesi come primo impatto»

«Non dimentichiamo – ha aggiunto – che l’Italia ha sempre dimostrato una capacità molto elevata di ri-orientare le proprie esportazioni in funzione dell’andamento dei mercati e dei prezzi. Quindi, sono abbastanza ottimista sulla capacità dell’Italia di minimizzare o di contenere i costi di questa guerra delle tariffe che si preannuncia. Nessun Paese riuscirà a sfuggire al fatto che la guerra delle tariffe fa male a tutti».

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