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Un viaggio per la verità e la giustizia
Dal 20 al 26 febbraio l’iniziativa organizzata da Carovane Migranti e Caravana Abriendo Fronteras con tappa finale a Cutro
Dal 20 al 26 febbraio 2025 prenderà il via la “Carovana per una Calabria aperta e solidale”, un’iniziativa organizzata da Carovane Migranti e Caravana Abriendo Fronteras per chiedere ancora una volta verità e giustizia per la strage di Steccato di Cutro dove, il 26 febbraio di 2 anni fa, morirono 94 persone, di cui 34 bambini e bambine. Questo evento, che si snoderà attraverso numerose località, vuole accendere i riflettori sulle responsabilità istituzionali nelle “necropolitiche globali”, ossia quei luoghi in cui “si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità”.
“Le istituzioni italiane, terrorizzate dall’effetto Cutro sull’opinione pubblica, hanno nascosto e disperso i cadaveri, depistato l’informazione e maltrattato le famiglie” si legge nel documento che promuove l’iniziativa.
La carovana percorrerà diversi territori significativi, collegando esperienze, testimonianze e richieste di giustizia per costruire un ponte tra le diverse esperienze di chi lotta per la memoria e i diritti delle persone migranti.
«L’abbiamo detto, scritto, ripetuto fin dal primo momento: Cutro è stata una strage di Stato», afferma Gianfranco Crua di Carovane Migranti. «Ora le inchieste giornalistiche e soprattutto gli atti giudiziari lo dimostrano: quelle persone potevano essere salvate. In quell’occasione ci fu una volontà, come in tanti altri casi – Ceuta, Melilla, Pylos in Grecia – di lasciare morire le persone in mare, sperando che nessuno se ne accorgesse. Quest’anno saremo di nuovo a Cutro, con i familiari e i superstiti, per la seconda volta dopo lo scorso anniversario non per commemorare, ma per gridare ancora una volta la richiesta di verità e giustizia».
Il percorso della carovana offrirà spazio per le testimonianze dirette di chi ha vissuto in prima persona questi drammi, rafforzando la rete di solidarietà e denuncia. L’obiettivo è la costruzione di un codice di comportamento vincolante in caso di naufragio o di ritrovamento di un corpo non identificato. Le richieste principali includono:
§ Prelievo del DNA sui corpi e sui familiari che denunciano la scomparsa di un loro caro, unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione;
§ possibilità di identificazione e sepoltura secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
§ impegno dei governi per il rimpatrio delle salme, garantendo un processo dignitoso e trasparente;
§ tracciabilità delle sepolture dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie per eventuali futuri riconoscimenti;
§ accoglienza degna per i sopravvissuti e i familiari delle vittime, con copertura delle spese di viaggio, vitto, alloggio e supporto medico-psicologico;
§ un’informazione verso i familiari in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.
Unire le lotte per una giustizia transnazionale
La carovana sarà anche un momento di confronto tra attivisti, operatori e familiari delle vittime. «Mettere insieme le esperienze di identificazione e ricerca dei familiari dalle Canarie ai Balcani è fondamentale per costruire un protocollo condiviso e vincolante» spiega Crua. «Fino a oggi, il destino dei corpi delle persone migranti è stato lasciato nelle mani degli attivisti e delle comunità locali. Pensate, per fare un esempio che non riguarda i confini, alla vicenda di Moussa Balde, morto nel CPR di Torino. Vogliamo che le istituzioni assumano la responsabilità di garantire giustizia».
Tra i partecipanti vi saranno Maria Greco dell’Associazione Entremares di Fuerteventura, impegnata da anni nell’identificazione delle vittime migranti alle Canarie, e Nihad Suljic di Tuzla che lavora in Bosnia-Erzegovina per dare un nome ai corpi ritrovati lungo la rotta balcanica. Con loro, attivisti del Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, che documentano le condizioni e la brutalità del confine orientale europeo, in particolare in Bulgaria.
«Con la carovana viaggeranno dei testimoni che vogliono collegare gli eventi di Cutro con altre realtà di frontiera, con altri gruppi che lavorano per l’identificazione dei corpi, per la verità, per evitare che ci siano morti in terra e in mare», conclude l’attivista di Carovane Migranti.
Da Cutro partirà un appello forte e chiaro alle autorità: basta impunità, basta silenzi. La memoria delle vittime delle frontiere non deve essere cancellata.
La Carovana per una Calabria aperta e solidale non sarà quindi solo un viaggio, ma un grido collettivo contro l’indifferenza, le politiche di chiusura dei confini, vere responsabili della morte di migliaia e migliaia di persone. Attraverso il confronto tra diverse realtà, si punta a costruire una strategia condivisa che metta al centro la dignità, la verità e la giustizia per tutte le persone in movimento.
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