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«La legalità è un principio che mi guida, eppure commetto diversi reati ogni giorno». Il reo confesso è Giuseppe Brancatelli, un ingegnere catanese che è il presidente di Bister a Catania. L’associazione, nata circa sette anni fa, che ha nel nome è la crasi tra le tre lettere finali di cannabis e le tre iniziali di terapeutica. Tutto quello che c’è da sapere sulla cannabis terapeutica in Sicilia, MeridioNews lo ha ricostruito partendo da un decreto legge regionale, di cui Brancatelli è stato anche ispiratore. Teoria che, però, si scontra con la pratica quotidiana di chi ha scelto di fare della propria storia personale anche il simbolo di disobbedienza civile. «Da una decina d’anni – racconta Brancatelli a MeridioNews – curo mia madre Lidia utilizzando l’olio di cannabis che preparo a casa». La signora ultranovantenne ha l’Alzheimer, una malattia che non è tra quelle per cui in Sicilia è previsto l’uso della cannabis terapeutica con rimborsabilità. «Non solo – aggiunge – c’è una signora di Messina per cui sono diventato una sorta di spacciatore al contrario».
«So che quello che faccio non è legale – ammette Brancatelli – ma questo non significa che non sia giusto». E lo sa al punto che, nel 2017, è andato in procura e si è autodenunciato chiedendo di essere processato. Cosa che poi non è accaduta. «Avrei voluto finire a processo – dice – per avere la possibilità di dimostrare che curare qualcuno non può essere reato». Con sé, al palazzo di giustizia di piazza Verga a Catania, aveva portato l’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività“. «A questo mi ispiro nei miei atti di disobbedienza civile», racconta al nostro giornale Brancatelli che ha iniziato a rischiare il carcere come estremo atto d’amore nei confronti dell’anziana madre malata. «Non era più lei, aveva crisi isteriche molto violente. Ha iniziato a farsi male, si dava pugni, si strappava i capelli, piangeva disperata. Poi è diventata aggressiva anche con gli altri, farle la doccia era una battaglia».
La prima soluzione a cui si arriva con un neurologo sono dei tranquillanti e degli psicofarmaci «che, però, l’hanno completamente annullata: non mangiava più, non si alzava nemmeno più dal letto». A un certo punto è un vecchio amico di famiglia, che di mestiere fa il medico, a sussurrare qualcosa all’orecchio dell’ingegnere. «Il mio primo complice – ricorda Brancatelli – è stato mio padre: “Tu sai dove trovarla? Se ti fermano, gli dici che è mia. Tanto, a più di 90 anni, cosa vuoi che mi facciano?”». Procurata la materia prima al mercato nero, l’ingegnere si mette a studiare per capire come realizzare la preparazione galenica dell’olio di oliva alla cannabis. «Un cucchiaino e mia madre ha ricominciato a essere lei». Nessuna crisi, niente aggressività, ritrova l’appetito e il sorriso. «Ha perfino iniziato a cantare sotto la doccia. Io restavo scettico sul collegamento diretto tra causa ed effetti – ammette Brancatelli – La conferma è arrivata quando non sono riuscito a trovare la sostanza e stavamo tornando nell’incubo». Ed è a quel punto che decide di coltivarla a casa e di fare di una vicenda personale una battaglia collettiva.
Brancatelli fonda BisTer e diventa uno degli ispiratori del decreto del 2020 con cui in Sicilia è stato approvato (quando era assessore alla Sanità Ruggero Razza) l’uso della cannabis terapeutica con rimborsabilità a carico del sistema sanitario regionale. Poi diventa anche formatore di medici con corsi sul tema organizzati in collaborazione con l’ordine professionale. «Mio nonno era medico e nel suo Ricettario ragionato del 1901 tra i rimedi per l’asma c’era “sigarette di canapa indiana“». Eppure, dopo più di un secolo, la maggior parte dei medici ha ancora resistenze dovute ai pregiudizi. «Specialmente tra quelli ospedalieri, ci sono tantissimi medici obiettori anche per la cannabis. Per questo – aggiunge – le disobbedienze non sono finite». Dal 2017 al presidente di BisTer sono arrivate quasi mille telefonate da persone da tutta la Sicilia (perfino da un siciliano residente a Sidney, in Australia) in cerca di informazioni sulla cannabis terapeutica. «Una signora di Messina – confida – malata e in difficoltà economica mi ha colpito tanto che per lei sono diventato uno spacciatore al contrario». Con cadenza periodica la signora prende il treno da Messina e scende alla stazione di Catania. «Ci incontriamo lì, io le porto un po’ del mio olio di oliva alla canapa e poi le do anche i soldi per il biglietto del ritorno».
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