Annalisa Rabitti: «Sono fiera di occuparmi delle persone. A Reggio Emilia troppi alloggi sfitti»

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Reggio Emilia Arriva di corsa, l’assessora Annalisa Rabitti. Le riunioni e gli appuntamenti si accavallano ma il sorriso non manca mai. Lavora intensamente, l’assessora, con un unico obiettivo: migliorare la quotidianità dei cittadini di Reggio, città in cui è nata e cresciuta e che sente sua. Una città «con potenzialità elevate ma al tempo stesso con criticità da provare a risolvere», precisa. D’altronde, le deleghe alle politiche sociali, al sostegno alle famiglie, alle politiche per la casa e alle pari opportunità, che fanno tutti parte dell’assessorato della Cura delle persone, la inorgogliscono e pazienza se sulla bilancia del cambio di Giunta ha dovuto lasciare la Cultura, passata nelle mani di Marco Mietto.  «È vero che sono una superstite della precedente amministrazione – sottolinea Rabitti ai tavolini del bar Bondavalli, in via Emilia San Pietro – ma è anche vero che ho dovuto abituarmi a una nuova struttura e con persone che lavorano da tempo in questo ambito. Sono quindi stati mesi complessi e di riadattamento. La passione, però, è la stessa e io sono onorata di questo nuovo incarico».

Ha deciso lei?

«No, è stata una scelta del sindaco Massari che ho accettato, modificando la mia quotidianità e provando prima di tutto ad ascoltare».

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Che adesso è basata su cosa?

«Il welfare per me è al centro di tutto. Il sistema c’è e ha una sua storicità, bisogna provare a evidenziarlo, contrastando la crisi del lavoro di cura».

A cosa fa riferimento in particolare?

«Fare l’educatore e prendersi cura delle persone è sempre più complesso. Il paradosso è che il sistema di volontariato regge e questo ci fa capire che se le persone devono prendersi cura degli altri nel proprio tempo libero lo fanno, ma se è per lavoro no. Noi dobbiamo invece credere nelle potenzialità del nostro servizio e in questo viaggio sono fondamentali partner come Farmacie Comunali Riunite e Asp».

Recentemente avete presentato il Patto per la casa con lo slogan “Affitta senza pensieri” per provare a risolvere l’emergenza abitativa: a che punto siamo?

«C’è molta sfiducia, tanto è vero che molti proprietari preferiscono lasciare vuoti gli alloggi invece che affittarli. Sono circa 1400, in città, gli alloggi sfitti. Con Acer e Regione siamo al lavoro per mettere a disposizione degli spazi: le liste d’attesa dimostrano che la richiesta è elevata, con 1700 famiglie che vivono nelle strutture comunali».

Quali sono gli altri progetti?

«Non posso dimenticare l’iniziativa “Mi Affido”, per la cura dei bambini. Anche in questo caso, come per la casa, sono già arrivate risposte positive. Stanno inoltre per scadere le domande per il bando “Le Reggiane per esempio”, dedicato alle donne. C’è grande collaborazione anche con l’Ente nazionale sordi per quello che è l’assistenza ai servizi. Il grande mondo della disabilità è complesso, perché ci possono essere fragilità sia fisiche che mentali».

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E poi c’è Città Senza Barriere, un suo grande cavallo di battaglia.

«È il motivo per cui ho iniziato a fare politica e ora sta diventando un vero e proprio patrimonio della città. Quando sono arrivata c’erano trenta mezzi pubblici sprovvisti di pedana, ora tutti ce l’hanno. Sono stati fatti notevoli passi avanti anche grazie alla “Valanga Buona”, ovvero le 72 associazioni che hanno aderito al progetto, ma c’è ancora molto da fare».

C’è un modello Reggio sul tema dell’abbattimento delle barriere per le persone più fragili?

«Alcune città come Bolzano (a Merano è stato approvato il Progetto Esistenziale di Vita, ndr) e Piacenza ci hanno preso come riferimento quindi posso dire che siamo soddisfatti. Siamo tra le città in Italia che stanno investendo maggiormente da questo punto di vista».

Quali sono le prossime mosse?

«Posso annunciare che a fine aprile cominceremo a fare un percorso condiviso, un viaggio di ascolto reciproco. Questa città deve comunicare meglio quello che fa: proveremo a farlo insieme a Fcr, ad Asp e ad altri interpreti culturali e sociali del tessuto cittadino ».

Cosa fa nel suo tempo libero?

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«Non ho tanto tempo libero, ogni volta che posso cerco di stare con la mia famiglia, che rappresenta il mio orto in cui posso rifugiarmi. Lì posso essere moglie, mamma e prendermi cura dei tre gatti e due cani che vivono con me, tutti adottati».

Ha giocato a pallavolo a livelli alti, tra serie A e serie B. Cosa le è rimasto di quella esperienza?

«La capacità di giocare di squadra, lavorando per un unico obiettivo. Questo è anche quello che ci ha chiesto il nostro sindaco Massari ed è quello che stiamo cercando di fare, collaborando anche tra noi assessori su temi convergenti. La nostra è una Giunta con voglia di fare per migliorare Reggio». l (6-continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA



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