Verso la COP16: ultima chiamata per la natura

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Ospite del Magazine di Teleambiente dedicato alla COP16 in programma a Roma, in Italia, dal 25 al 27 febbraio 2025, è il giornalista ambientale e scientifico Rudi Bressa. 

Cresce l’attesa per la COP16, cioè per la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, in programma a Roma, in Italia, nella sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), dal 25 al 27 febbraio 2025.

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Obiettivo della riapertura dei lavori, dopo il flop dei negoziati a Cali, in Colombia, tra il 21 ottobre e il 1° novembre 2024, è il raggiungimento della pace con il pianeta Terra. Un Globo sempre più in sofferenza a causa della crisi climatica, dell’inquinamento e della perdita di habitat.

L’Italia deve farsi capofila di una visione naturalistica del territorio“, commenta il Vicepresidente della Camera dei Deputati e deputato del Movimento Cinque Stelle (M5S), Sergio Costa.

Che cosa dobbiamo aspettarci dalla COP16, cioè dalla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, soprattutto dopo il ritorno di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti d’America? Quale ruolo può giocare il Governo Meloni, dunque l’Italia in generale, durante i negoziati a tutela della natura? Quali scenari possono aprirsi in caso di raggiungimento di un accordo? A rispondere a queste domande nel Magazine di Teleambiente dedicato alla COP16, cioè alla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, è Rudi Bressa, giornalista ambientale e scientifico e autore del libro “Trafficanti di natura” edito da Codice Edizioni.

COP16, l’intervista a Rudi Bressa

La COP16, cioè la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, riprenderà a Roma, in Italia, dal 25 al 27 febbraio 2025. Perché è stata scelta la Città Eterna?

Credo che la scelta di Roma non sia stata una decisione politica. Fondamentale, a mio parere, il fatto che la COP16, cioè la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, si terrà all’interno della sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) con il quartiere generale proprio nella Capitale d’Italia“.

Quale ruolo può giocare il Governo Meloni, dunque l’Italia, in una partita importantissima per la tutela della natura?

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Il ruolo dovrebbe essere fondamentale. Io, però, sono scettico, nonostante l’Italia abbia adottato una strategia nazionale per la biodiversità in linea con i target del Global Biodiversity Framework di Kunming-Montreal della COP15, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità. Obiettivo è stata la salvaguardia del 30% delle Aree Naturali Protette entro il 2030. Oggi, però, ne stiamo tutelando appena il 21%. Non a caso, nonostante i cinque anni restanti, siamo indietro. Inoltre, sui temi della conservazione della ricchezza di vita del pianeta Terra, il Governo Meloni, e questa è una mia opinione personale, sbaglia tutto, dagli attacchi alla Nature Restoration Law, ai tentativi di stravolgere la Legge numero 157 dell’11 febbraio 1992“.

Che cosa aspettarci dalla COP16, cioè dalla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, a seguito del ritorno di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti d’America?

Innanzitutto, gli Stati Uniti d’America non hanno ratificato la Convention on Biological Diversity del 1992. Quindi, anche a Cali, in Colombia, tra il 21 ottobre 2024 e il 1° novembre 2024, il Paese ha partecipato come semplice osservatore. Di certo, però, una delle prime decisioni politiche del Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, è stata l’uscita dall’Accordo di Parigi raggiunto durante la COP21, cioè la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, del 2015. Il segnale sembra essere chiaro: la protezione della natura non fa parte dei piani decisionali dell’inquilino della Casa Bianca“.





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