L’idrogeno verde a Patrica. Progetto industriale promosso dai francesi di Engie, benedetto dal Consorzio Industriale del Lazio e servito in termini di rete dalla Società Gasdotti d’Italia. Ma a distanza di 26 mesi dalla presentazione ufficiale e ad un anno e mezzo dalla prevista attivazione, i dubbi ed i timori si impadroniscono dei residenti e degli ambientalisti che parlano di “ennesimo balletto tra interessi privati e pubblici”. Pronosticando che sarà a pagare, “come sempre, la comunità locale. Quella stessa comunità che, tra discariche abbandonate e falde acquifere contaminate, aspettava risposte concrete per un futuro diverso. Un futuro che, a quanto pare, continua a essere rinviato a data da destinarsi”. Il tunnel della Valle del Sacco che collega le contaminazioni del passato e le bonifiche che non arrivano, pare interminabile, mentre sulla trincea dell’attenzione massima sui nuovi porgetti energetici e speculativi restano le sigle da sempre impegnate a tutela della salute pubblica e del territorio. Parliamo di Comitato No Biodigestore a Frosinone – Valle del Sacco, Comitato residenti Colleferro, Cittadini della Valle del Sacco Sgurgola – Anagni, Blog Frosinone Bella e Brutta. “Tra politica e multinazionali è un amore senza fine – attaccano – E la politica? Beh, la politica osserva, ammicca e firma. Perché resistere al fascino di un progetto che promette investimenti miliardari e posti di lavoro, anche se i numeri spesso non reggono al vaglio di una calcolatrice? Le grandi parole sullo sviluppo sostenibile e sull’innovazione sono ottimi slogan per le campagne elettorali, ma nella realtà spesso si traducono in concessioni generose e in una totale assenza di controllo”.
Residenti e ambientalisti preoccupati: solita intesa politica-multinazionali
Il 12 dicembre del 2023 venne annunciato l’investimento di circa 20 milioni di euro, di cui 9,5 milioni finanziati nell’ambito del bando Hydrogen Valleys del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Obiettivo produrre circa 400 tonnellate all’anno di idrogeno verde, destinate ad alimentare le industrie presenti nel Distretto. Lo stabilimento – che sarà insediato nell’area dell’ex porcilaia di Patrica – dovrebbe essere costruito entro la prima metà del 2026. L’area interessata ha un’estensione di circa 10 ettari ed è localizzata a breve distanza dal gasdotto ad alta pressione di proprietà di Società Gasdotti Italia. Il Consorzio industriale del Lazio ha acquisito il sito industriale, ha favorito le interlocuzioni con gli enti territoriali preposti per l’iter autorizzativo e promosso il coinvolgimento delle utenze industriali all’utilizzo di idrogeno. La multinazionale francese Engie realizzerà il parco fotovoltaico e l’impianto di produzione di idrogeno, diventando il primo produttore di Idrogeno Verde della Regione Lazio. Nel corso delle fasi successive all’avviamento del progetto si occuperà del potenziamento della produzione di energia rinnovabile con l’obiettivo di produrre il 100% di idrogeno attraverso fonti energetiche rinnovabili installate nel territorio. Società Gasdotti Italia realizzerà l’impianto di compressione e stoccaggio dell’idrogeno verde, gli allacci dell’Hydrogen Valley con le proprie reti e le nuove unità per il blending del gas naturale con l’Idrogeno (non incluse nel progetto candidato nel presente bando). Inoltre coinvolgerà nel progetto le utenze allacciate alla propria rete, garantendo una penetrazione del gas rinnovabile nel territorio.
“Altro che svolta, ennesima scusa per otterere finanziamenti pubblici”
“La Hydrogen Valley della Valle del Sacco è il simbolo perfetto della nostra epoca – chiosa il coordinamento di comitati e associazioni del territorio -: un progetto che incarna la distanza siderale tra le promesse della politica e la dura realtà dei fatti. Forse, invece di continuare a rincorrere le multinazionali, sarebbe il caso di tornare a pensare a soluzioni davvero sostenibili, che mettano al centro le persone e il territorio. Ma questo, si sa, è un sogno troppo grande per chi ha già deciso di accontentarsi di un posto in platea nel teatro della speculazione globale”. Secondo i cittadini e gli ambientalisti, “la vera maestria delle multinazionali sta nel loro straordinario mimetismo. Oggi paladine della sostenibilità, ieri estrattori senza scrupoli, queste aziende sanno come cavalcare l’onda del momento. Greenwashing? No, qui siamo a un livello superiore: il “green-dressage”, dove si fa credere al pubblico di correre verso un futuro sostenibile mentre si galoppa sul sentiero della massimizzazione dei profitti. Non è un caso che la Hydrogen Valley della Valle del Sacco sia già al centro di polemiche. Gli ambientalisti puri accusano il progetto di essere l’ennesima scusa per ottenere finanziamenti pubblici senza un reale beneficio per la comunità o per l’ambiente. Gli stessi cittadini che per decenni hanno subito le conseguenze di un inquinamento industriale devastante ora si ritrovano di fronte a un progetto che rischia di perpetuare le stesse logiche speculative”.
“Sul nostro territorio si sta consumando l’ennesima tragicommedia”
Conclusione? “Se ci fosse un premio per la capacità di piegarsi con eleganza alle esigenze delle multinazionali, la politica italiana lo vincerebbe a mani basse. Con anni di esperienza nella danza diplomatica, che spazia dal tango con le aziende petrolifere al valzer con i giganti del tech, il nostro Paese ha affinato un talento unico: trasformare ogni promessa di sostenibilità in una gigantesca opportunità di speculazione. L’ultimo atto di questa tragicommedia si sta consumando nella Valle del Sacco, dove un progetto che sembrava un sogno ‘verde’ si sta trasformando in un incubo fosforescente. Qui di ecologico c’è solo il packaging, mentre il contenuto è l’ennesimo gioco di prestigio per arricchire chi già comanda, a discapito di chi sperava in un futuro più pulito”.
“Urgono sindaci responsabili e non espressione di greenwashing”
Ma è il contesto a preoccupare residenti e ambientalisti. Lo descrive il Comitato No Biodigestori a Frosinone e nella Valle del Sacco: 1) impianto a Paliano destinato a produrre biometano tramite il trattamento di circa 85.000 ton/anno di materia organica, per lo più letame; 2) ad Anagni la società proponente ha ottenuto le autorizzazioni per costruire un impianto di biometano alimentato da sottoprodotti agricoli, in contrada Capannaccio, nella parte bassa della città. 3) Sempre ad Anagni è previsto il biodigestore alimentato da Forsu che tratterà 84.000 ton/anno e che ha ottenuto l’approvazione nel 2023. 4) A Ferentino è stato presentato un progetto per la produzione di biometano, utilizzando 78.000 tonnellate di rifiuti agroindustriali (46.000 ton/anno di materiali agroalimentari, 27.000 ton/anno di origine animale e 5.000 ton/anno di sottoprodotti vegetali). Il progetto, presentato nel 2020, è ora in dirittura d’arrivo per l’ottenimento delle autorizzazioni. Tira le somme il comitato: “Si continuano a rilasciare autorizzazioni sebbene la Valle del Sacco, come la Lombardia, è in stato di infrazione europea per la qualità dell’aria che peggiorerà la produzione di polveri sottili, a causa delle emissioni derivanti dalla combustione dei sistemi di cogenerazione, dell’impatto del trasporto dei materiali e della gestione dei digestati. Dobbiamo essere consapevoli – avvertono dal Comitato No Biodigestori – di quanto sta accadendo nei nostri territori che avrebbero bisogno di sindaci responsabili, rispettosi delle problematiche ambientali e sanitarie e non siano espressione del greenwashing”.
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