Accorpare le Unioni Montane della Provincia di Vicenza, riducendole dalle attuali quattro a due. È questo il disegno della Regione del Veneto per la futura gestione del territorio montano vicentino. La proposta è stata illustrata il 13 febbraio 2025 nella sede della Protezione Civile dell’Unione Montana Pasubio Piccole Dolomiti a Schio, da Francesco Calzavara, Assessore alla Programmazione e Bilancio della Regione del Veneto. Presenti numerosi sindaci degli oltre trenta comuni interessati, il presidente UNCEM e altri funzionari regionali e collaboratori.
Unioni Montane
Il tema di ottimizzare la gestione dei servizi a livello territoriale non è nuovo e si è in parte già attuato negli anni scorsi, attraverso la fusione di piccoli comuni che hanno dato vita a organismi più strutturati e in grado di far fronte a esigenze e costi in modo più organico. Oggi si propone di applicare una strategia analoga, anche per la gestione dei territori montani, e dunque il soggetto di questo dibattito sono ora le Unioni Montane.
Nella provincia di Vicenza al momento sono quattro: – Pasubio Piccole Dolomiti; – Alto Astico; – Astico; – Prealpi Vicentine Val Chiampo. La visione regionale si tradurrebbe nella proposta di accorpare le prime tre, ottenendo un ente con 21 comuni e 96.000 abitanti. Da questa aggregazione dovrebbero però fuoriuscire Recoaro e Valdagno. La seconda Unione, 10 comuni e 74.000 abitanti, oltre ad accogliere Recoaro e Valdagno, includerebbe anche tre comuni montani, che al momento non fanno parte di alcuna Unione: Cornedo, Brogliano e Trissino.
La logica regionale, come hanno spiegato l’assessore Calzavara e la dott.ssa Giulia Millevoi, direttrice dell’Unione Operativa regionale Enti locali e Associazionismo, Riordino Territoriale e Grandi Eventi, sarebbe quella di ricondurre questi accorpamenti entro i perimetri di altre suddivisioni già esistenti, come gli ATS (Ambiti Territoriali Sociali) e le IPA (Intesa Programmatica di Area) e naturalmente, i confini provinciali.
I relatori, coadiuvati da Ennio Vigne, presidente dell’UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) e da Beppe Rovatti di POLEIS (società consulente per la redazione del PRT Piano di Riordino Territoriale del Veneto) hanno illustrato i dettagli dell’ipotesi sul tavolo, puntualizzando che non c’è l’intenzione di calare dall’altro soluzioni già pronte, ma che è necessario trovare una sintesi che sposi comunque un’ottica di una gestione efficiente. Le risorse disponibili risulterebbero infatti maggiormente impiegate in territori con una minore frammentazione degli enti.
Regione del Veneto
Nel successivo spazio al dibattito non sono mancate le osservazioni di sindaci e presidenti delle Unioni. Qualcuno ha ricordato che se gli ATS sono funzionali alla gestione dell’ambito sociale, i relativi confini potrebbero non essere coerenti con le problematiche specifiche delle aree montane. Così come potrebbero non esserlo del tutto gli ambiti IPA. Altri hanno fatto presente l’esigenza di una continuità storica, orografica e culturale con alcuni comuni che verrebbero strappati alla propria tradizionale collocazione territoriale e alle relazioni contigue.
C’è anche chi sente come una forzatura questo nuovo orientamento. Proprio nel momento in cui dopo il passaggio dalle comunità montane alle Unioni, si cominciano a vedere i frutti del lavoro svolto negli ultimi anni. Si paventa un calo di entusiasmo nell’ipotesi di andare all’unione con comuni le cui connessioni sono oggettivamente poche.
Mosè Squarzon
Presidente dell’Unione Montana Pasubio Piccole Dolomiti e Sindaco di Monte di Malo ha espresso qualche perplessità: “La cesura di Recoaro e Valdagno mi sembra inappropriata. Abbiamo raggiunto ottimi risultati con questi due comuni proprio per la prossimità che esiste nella fascia montana in cui il comune di Monte di Malo fa da anello di congiunzione.
Mi chiedo inoltre se non fosse possibile orientare i fondi FOSMIT anche alla gestione della “parte corrente”. E quindi anche del personale delle Unioni Montane. Per sostenere al massimo le loro potenzialità con un’adeguata presenza di professionalità dedicate”.
Il vulnus della mancanza di personale dedicato, compreso un direttore regolarmente retribuito per le Unioni, è stato argomento di adesione unanime dell’assemblea. Punto certo e prioritario da affrontare per la Regione.
L’incontro, il primo dei sei previsti nell’area vicentina, si è posto come base di partenza per la discussione, che ne seguirà attraverso tavoli dedicati. In cui ogni interlocutore avrà modo di esprimere la propria posizione e rilanciare eventualmente con proposte alternative successivamente vagliate dalla Regione. L’obiettivo è arrivare alla definizione di una sintesi entro il mese di novembre 2025.
Schio, 14 febbraio 2025
Maria Grazia Dal Pra’ Ufficio Stampa
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