un miliardo di fatturato per yacht di lusso e imbarcazioni da crociera

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ANCONA – C’è lusso e lusso. La moda griffata è in emergenza da profondo rosso, tremano migliaia di aziende, ossatura di quel made in Italy che tutto il mondo c’invidia. Il contrordine arriva lungo rotte dalle suggestioni del mare: le Marche sono al top per la produzione di yacht sfarzosi e navi da crociera. Le coordinate esaltano questo teorema che scardina elementi congiunturali e strutturali: a seguire le cifre dettate dall’Istat, sono tra le regioni leader, a livello nazionale, nella loro costruzione, con oltre 200 unità locali, tra stabilimenti come Fincantieri e imprese con una propria autonomia giuridica, e più di tremila dipendenti.

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L’export

Sì, la nave va, in acque sicure: il fatturato dell’industria locale ha superato il miliardo di euro, trainato dalle esportazioni, che rappresentano oltre il 90% delle vendite. La vivacità del dato esce rafforzata dalla macro-considerazione che segue: l’Italia è il primo Paese dell’Unione europea in termini di addetti, il 20% del totale, e fatturato (25%), che nel 2023 ha registrato una crescita del 13,6%, raggiungendo 8,33 miliardi di euro. La velocità di crociera non tradisce le aspettative: nel triennio 2024-2026 si prevede un incremento annuale del 6%. Imprime vigore, Donato Iacobucci: «I pronostici danno un aumento sostenuto anche nei prossimi anni. L’Italia è leader incontrastato, e le Marche sono ai vertici per qualità e valore della produzione». Il prof di Economia Applicata della Politecnica sfrutta il salire della marea: «Un mega-yacht – va nei dettagli del caso – è un prodotto tecnologicamente complesso, risultato d’una filiera alla quale contribuiscono decine di imprese specializzate: è essenziale che siano in grado di agganciarequesto trend favorevole, consolidando, e se possibile accrescendo, le loro quote di mercato».

I numeri

A riprendere il filo logico dei numeri, gli occupati indotti dalla produzione regionale sono oltre 10mila. Il 74% delle vendite dei fornitori specializzati, che competono su mercati nazionali e internazionali, è destinato ad aziende della nautica da diporto e da crociera. Il prof arriva alla sintesi, e dilata lo spettro d’azione: «La crescita delle imbarcazioni blasonate in circolazione offre interessanti opportunità anche per i servizi associati all’ormeggio e al rimessaggio, cogliendo le possibilità di assistenza e manutenzione esistenti nella regione e valorizzando il turismo». Afferra la sfumatura dei tempi che corrono: «L’accesso alla banda larga, attraverso le reti satellitari, sta cambiando le modalità di utilizzo di quei gioielli della navigazione, allungando in modo significativo il loro periodo d’utilizzo». Immaginare l’ufficio in mare aperto non è più un’utopia. Almeno per pochi eletti.

Gli orizzonti

La declinazione del settore è un campo tutto da esplorare. Cresce la domanda di prodotti e servizi connessi all’ormeggio. Iacobucci evoca orizzonti neppure troppo lontani: «Un recente studio sul porto di Genova ha stimato che un giorno di permanenza di un panfilo ha una capacità di creare valore aggiunto tra i 10mila e i 40mila euro, a seconda delle dimensioni». Calcola l’impatto e tenta la trasposizione-local: «La stima relativa alla Liguria per queste attività è di quasi 2.000 addetti e di oltre 100 milioni di Pil. Le Marche sono lontane da questi numeri, ma avrebbero tutte le potenzialità per sfruttarle, sia per la capacità di offerta di servizi specialistici, sia per l’attrattività dal punto di vista turistico e ricreativo». Il prof sollecita azioni coordinate e sistemiche da parte delle istituzioni e delle imprese del settore. Il conto è presto detto: con 180 chilometri di costa e sette porti, la regione ha tutte le carte in mano per sviluppare l’intera catena del valore delle attività di yachting.

Le stime

Sulla linea che separa mare&cielo il futuro va. Più della metà dei super yacht esistenti solcano il Mediterraneo: sono quasi 3.500 secondo le stime più recenti. La costa adriatica di Italia, Croazia e Montenegro è un’area privilegiata per l’approdo permanente e temporaneo, con una presenza di 250 imbarcazioni oltre i 30 metri. La nota a margine: il sistema portuale marchigiano per ora può ospitare una sessantina di quelle lussuose dimore galleggianti. Il potenziale si assesta sul doppio di quel valore. C’è lusso e lusso.





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