Sulla «patrimoniale» il centro-sinistra avanza con cautela

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La «patrimoniale», intesa come imposta sulle grandi ricchezze, va fatta a livello globale o perlomeno europeo. In Italia è preferibile essere prudenti, anche se è uno dei paesi europei ad avere un sistema fiscale più ingiusto e regressivo. Si è concluso con un’indecisione di fondo tra chi chiede un intervento nazionale e chi lo rinvia a un livello sovranazionale il confronto pubblico sulla riforma dei sistemi fiscali e sulla lotta alle diseguaglianze tra Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte, (Cinque Stelle) e Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) avvenuto ieri all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana a Roma su invito del centro studi Nens, Oxfam Italia e Commissione Icrict-Independent Commission for the Reform of International Corporate Taxation. L’incontro è stato aperto dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz.

I TRE ESPONENTI del «centro-sinistra» si sono trovati d’accordo sull’idea di chiedere all’Unione Europea un intervento sui paradisi fiscali come l’Irlanda, applicare una tassa sui miliardari o persino aumentare la tassa sulle multinazionali oggi al 15%. Ciò dovrebbe avvenire nel momento in cui una simile agenda non sembra essere esattamente di attualità. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha costretto ad arretrare ancora di più l’Unione Europea. Oggi meno che mai si parla di diseguaglianze. Il discorso privilegia i contro-dazi, i fondi ai militari, l’ unione dei capitali o la politica di potenza basata sull’Intelligenza Artificiale contro Usa e Cina. Per capirlo basta riascoltare l’intervento fatto ieri da Ursula von Der Leyen alla conferenza di Monaco.

LA DIFFICOLTÀ di una lotta contro le diseguaglianze, già in salita, è stata realisticamente enunciata nel suo intervento al dibattito romano da Pasquale Tridico, oggi eurodeputato e presidente della sottocommissione Ue per le questioni fiscali: «La Commissione Von Der Leyen – ha detto – segna un arretramento rispetto all’agenda progressista: la Global Tax, l’armonizzazione fiscale o il salario minimo».

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FRATOIANNI è stato più netto sulla proposta di una tassa sui «super-ricchi» in Italia che non toccherebbe i lavoratori o il «ceto medio». Sarebbe questo, a suo avviso, un primo passo verso un riequilibrio di un sistema fiscale descritto come «balcanizzato», «corporativo», «regressivo», «iniquo» e «fondato su un patto scellerato con una minoranza di contribuenti infedeli ed evasori» dall’economista Andrea Roventini, dall’ex ministro delle finanze Vincenzo Visco, dal presidente di Nens Giuseppe Pisauro o da Misha Maslennikov (Oxfam). «Noi abbiamo proposto una patrimoniale sulle grandi ricchezze con proposte di legge e emendamenti – ha aggiunto Fratoianni – Sulle tasse la destra ha costruito una narrazione tossica, le forze che avrebbero dovuto contrastarla sono state subalterne e si fa fatica a organizzare un discorso di alternativa. Senza il coraggio la partita è persa».

A SPINGERE SCHLEIN E CONTE ad essere cauti sulle proposte fiscali da fare in Italia, senza provocare strappi, può anche essere stata la malintesa parola «patrimoniale» che allude a un aumento generalizzato delle tasse in un paese dove invece il dibattito è dominato da tagli alle tasse usati per compensare la drammatica perdita di potere di acquisto dei salari (cuneo fiscale). In realtà, così non è. La proposta è tutt’altra. Converrebbe allora sciogliere i distinguo, forse mettere da parte la parola «patrimoniale», magari adottare un sinonimo da usare in una proposta di legge come per il salario minimo. Sempre che si voglia trovare un’idea sul che fare in Italia, una volta accertata l’importanza della dimensione sovranazionale. Le destre hanno idee chiarissime e vanno avanti come treni.

DOPO AVERE VISTO il drappo rosso – quello della «patrimoniale» – il vicepremier Tajani ieri ha confermato la sostanza politica della questione: «I grandi patrimoni non si toccano, servono a fare investimenti e a favorire la crescita». L’idea di Tajani è la «Trickle Down Economy» delle destre (e sinistre) neoliberali. È stata sbugiardata da Stiglitz, dagli altri economisti e dai politici presenti all’incontro. Questo è un punto sul quale il «centro-sinistra» italiano oggi sembra convergere. Negli ultimi 40 anni i patrimoni sono aumentati, i servizi sono andati in malora ed è cresciuta la povertà anche nel lavoro. Insieme alla trasformazione del capitalismo, le ricette fiscali delle destre globali hanno contribuito all’impoverimento e all’aumento della ricchezza degli oligarchi oggi al potere.

NON TUTTO POSSONO FARE le riforme fiscali, questo è stato un altro punto di accordo nel dibattito. Serve più Welfare, riattivare la democrazia e, si direbbe, il conflitto (non citato). Quest’ultimo è stato definito «tossico» da Meloni. Tossico, s’intende, per ricchi, padroni e oligarchi, non per chi finanzia il fisco e permette al governo di fare condoni a ripetizione o la futura quinta rottamazione «una tantum» per tranquillizzare Salvini.



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