L’aria era densa di profumo; il pubblico glamour. Sotto un cielo terso e stellato in un teatro all’aperto, l’evento ha segnato un primato storico, con Sotheby’s che è diventata la prima casa d’aste a ospitare una vendita in Arabia Saudita, infondendo nell’aria un’energia elettrica.
I primi lotti sono volati via. Lo straordinario dipinto Senza titolo di Abdulhalim Radwi ha superato la sua stima alta, raggiungendo i 264.000 dollari. L’opera Desert Series di Aref Rayess ha seguito l’esempio ($ 108.000), e la scultura in legno di Saloua Raouda Choucair, Secret of the Cube, ha fatto lo stesso ($ 144.000). Il lotto 6, il dipinto astratto di Samia Halaby, ha quasi raddoppiato la sua stima di $ 200.000. La domanda di artisti mediorientali era feroce.
Parliamoci chiaro, sabato sera Sotheby’s ha lanciato un segnale prepotente con la prima grande asta d’arte in Arabia Saudita. Origins, questo il nome della vendita, si è tenuta in un anfiteatro sulla Bujairi Terrace nella città iper-gentrificata di Diriyah, residenza originaria della famiglia reale saudita. Diriyah è il simbolo del progetto Saudi Vision 2030 del principe ereditario Muhammed bin Salman, che mira a svincolare l’economia dal petrolio stimolando il turismo, la cultura e il settore privato.
Quando il mese scorso Sotheby’s ha annunciato i lotti per Origins, era chiaro che il tentativo di fusione tra arte e oggetti sarebbe stato una prova del fuoco per il gusto saudita. Arte moderna e contemporanea, occidentale e islamica, orologi, anelli con pietre da decine di carati, borse francesi e maglie da calcio indossate da star planetarie.
Ma parliamo un po’ di numeri.
Sotheby’s ha messo in scena uno spettacolo brillante per le circa 300 persone presenti, tra cui una manciata di reali. La mostra pre-asta, sempre a Diriyah, ha visto quasi 2.500 visitatori. “Una delle mostre più affollate del recente passato” hanno sentenziato da New Bond Stree
L’asta ha visto la partecipazione di collezionisti provenienti da 45 paesi. La vendita è ammontata a 17,28 milioni di dollari con un tasso di vendita del 67% per lotto e del 74% per valore. Quasi un terzo degli acquirenti proveniva dall’Arabia Saudita. Dei 117 lotti circa la metà erano opere d’arte e un quarto orologi e gioielli, mentre erano presenti anche 17 borse griffate e diversi cimeli sportivi. Un terzo dei lotti è stato aggiudicato da acquirenti sauditi e gli offerenti sotto i 40 anni sono stati oltre il 30%.
La prossima vendita di Sotheby’s in Arabia Saudita sarà probabilmente più attenta e raffinata, d’altronde questa prima asta è sempre stata definita come una “missione conoscitiva” per tastare il terreno.
Una lezione che Sotheby’s ha imparato nell’aria arida e gelida di sabato sera è che i locali non avevano molto appetito per le rocce lucenti e le borse francesi. Prima dell’asta quasi tutti credevano che il segmento del lusso avrebbe sovraperformato rispetto l’offerta artistica, ma invece, con sorpresa di molti, le belle arti hanno ottenuto risultati molto solidi, indicando un forte appetito soprattutto per l’arte saudita e araba in generale. Tant’è che nella seconda metà della vendita, circa la metà dei 28 lotti di gioielli, è andata invenduta, mentre 8 delle 17 borse non sono riuscite a trovare casa. Sotheby’s sta giocando a lungo termine; qualsiasi delusione provata dal reparto lusso alla fine della partita di sabato sarà probabilmente placata da un guadagno duraturo nella regione.
La casa d’aste ha comunicato inoltre che il Lotto 10, Machine Hallucinations – Space | Capitolo II: Mars di Refik Anadol, venduto per 900.000 dollari (stima massima 1,2 milioni di dollari), è stato pagato in criptovalute. Sotheby’s aveva annunciato un paio di settimane fa che “Origins” sarebbe stata la prima live sale ad accettare le criptovalute per i pagamenti.
Una chiamata alla preghiera è risuonata su Diriyah dopo il Lotto 22. Alla ripresa, tre opere di Fernando Botero, Banksy e René Magritte sono state vendute per oltre 1 milione di dollari, ricevendo sobri applausi. Un disegno di Pablo Picasso è stato acquistato per tre volte la sua stima (204.000 dollari). Una scultura in bronzo di Botero è andata invenduta, forse non adatta alla sensibilità locale, tant’è che era l’unica opera dell’intera serata a presentare nudità.
Le vendite più consistenti sono state quelle di arte araba, con due record: $ 900.000 per Then What?? (1965) del grande artista siriano Louay Kayyali e 264.000 dollari per Untitled (1984) dell’artista saudita Abdulhalim Radwi. Tutte e quattro le opere degli artisti provenienti dall’Arabia Saudita sono state vendute per la stima superiore e Blue Trap (in a Railroad Station) (1977) di Samia Halaby ha realizzato $ 384.000, quasi il doppio della stima massima.
Un’alleanza strategica e pionieristica tra una casa d’aste di 280 anni e il Regno dell’Arabia Saudita. Il Regno ha l’ambizione di diventare un attore chiave nella scena culturale e artistica globale, allineandosi al suo ambizioso programma volto a costruire iniziative di livello mondiale che promuovano arte eccezionale, competenze accademiche e iniziative educative.
Una fusione di storia, patrimonio e modernità: l’asta pionieristica di Sotheby’s in Arabia Saudita è un chiaro segnale dell’influenza emergente della regione sulla scena artistica globali. I risultati sono stati si altalenanti, tuttavia il valore dell’incursione nel regno del deserto non si sarebbe mai limitato alle sole cifre della vendita di sabato. La storica asta è servita da portale verso i mercati dell’arte e del lusso sauditi (terra incognita per le case d’asta internazionali) e sarà valutata correttamente solo nel lungo termine.
Costruire relazioni con nuovi clienti, rafforzare i legami con quelli esistenti e instaurare un rapport di fiducia sono i reali obiettivi di Sotheby’s.
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