Moltissimi salmoni sono riusciti a fuggire da un allevamento: “si offre ricompensa per chi li trova”. Ecco cosa è successo.
Un evento insolito sta facendo discutere la Norvegia e preoccupa ambientalisti e autorità: circa 27.000 salmoni d’allevamento sono fuggiti in mare aperto dalla costa di Troms, nel nord-ovest del Paese. Il timore è che possano minacciare gli ecosistemi marini, alterando la genetica delle popolazioni selvatiche e aumentando il rischio di malattie.
Per limitare i danni, l’azienda ittica Mowi ha deciso di offrire 500 corone (circa 42 euro) per ogni esemplare catturato, invitando i pescatori locali a contribuire alla ricattura.
Salmoni scappati da un allevamento: sono pericolo per l’ecosistema e la biodiversità
L’incidente ha destato particolare preoccupazione tra gli esperti. Secondo Pål Mugaas, portavoce della ONG Norske Lakseelver, l’impatto dell’invasione di salmoni d’allevamento sugli habitat naturali potrebbe rivelarsi disastroso. “La scienza ha dimostrato che l’incrocio tra salmoni selvatici e d’allevamento riduce il tasso di sopravvivenza della prole nel lungo periodo”, ha dichiarato l’esperto.
Oltre al rischio genetico, la fuga di così tanti esemplari può portare alla diffusione di infezioni e malattie, con effetti negativi sulla fauna locale. Inoltre, si teme che i salmoni d’allevamento possano competere con quelli selvatici per le risorse alimentari e gli spazi riproduttivi, alterando l’equilibrio dell’ecosistema marino.
Le reazioni delle autorità norvegesi
Il Dipartimento nazionale della pesca ha definito la situazione “seria e preoccupante”. Secondo le prime indagini, la fuga sarebbe avvenuta a causa del danneggiamento delle gabbie di contenimento, probabilmente in seguito a una violenta mareggiata.
L’azienda Mowi ha riconosciuto l’incidente e ha avviato un piano di recupero su vasta scala, andando oltre il limite dei 500 metri attorno all’allevamento solitamente imposto dalla legge norvegese per le operazioni di ricattura.
Nel frattempo, il governo norvegese ha deciso di rafforzare le restrizioni sulla pesca del salmone, chiudendo già 33 fiumi per proteggere le popolazioni autoctone. Nonostante il calo drastico dei salmoni selvatici, il ministro dell’ambiente Andreas Bjelland Eriksen ha escluso un divieto sugli allevamenti in mare aperto, considerandoli ancora fondamentali per l’industria ittica nazionale.
Le critiche degli ambientalisti: “Gli allevamenti sono insostenibili”
L’organizzazione Compassion in World Farming (CIWF) ha sottolineato come episodi simili siano solo la punta dell’iceberg delle problematiche legate agli allevamenti intensivi di salmone. Annamaria Pisapia, direttrice della sezione italiana di CIWF, ha affermato che “questi impianti non solo compromettono il benessere degli animali, ma rappresentano anche una minaccia per l’ambiente circostante”.
Oltre al rischio di fughe, l’allevamento del salmone è spesso associato a malattie, infestazioni parassitarie e condizioni di vita precarie per gli animali, che vengono stipati in vasche sovraffollate con scarsa qualità dell’acqua. Alcuni paesi stanno valutando l’allevamento in sistemi chiusi a terra, ma il loro impatto sul benessere dei pesci è ancora oggetto di discussione.
L’industria del salmone tra crescita e criticità
Negli ultimi decenni, l’industria del salmone da allevamento ha conosciuto una crescita esponenziale, diventando la principale fonte di salmone consumato a livello globale. Nel 2022, sono stati macellati circa 530 milioni di salmoni atlantici per un totale di 2,9 milioni di tonnellate di carne.
Le associazioni animaliste denunciano che l’alta densità di pesci nelle gabbie porta a elevati livelli di mortalità: solo in Scozia, nel 2021, il 31,3% dei salmoni allevati è morto prima di raggiungere la fase di macellazione.
La fuga dei salmoni in Norvegia solleva certamente nuove domande sulla sostenibilità di questi impianti e sul benessere degli animali e dell’habitat naturale di queste creature.
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