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Nonostante la flessione registrata oggi, il prezzo del gas in Italia resta su livelli elevati, con un impatto significativo sui costi delle imprese. Dopo aver toccato ieri i 58,76 euro per megawattora (MWh), massimo degli ultimi 24 mesi, il valore odierno si è attestato a 54,4 euro, in calo di oltre 4 euro. Tuttavia, il confronto con i 27,72 euro/MWh di febbraio 2024 evidenzia come il costo attuale sia ancora più che raddoppiato rispetto a un anno fa. Un livello che continua a rappresentare un freno per il sistema produttivo italiano, in particolare per le piccole e medie imprese (pmi), che subiscono direttamente il peso dell’energia più cara.
È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale per una PMI con un consumo annuo medio di 1.000 MWh, l’impatto dell’aumento dei prezzi è evidente: se dodici mesi fa il costo annuo per il gas ammontava a circa 27.720 euro, oggi la stessa impresa si trova a fronteggiare una bolletta pari a 54.400 euro, con un aggravio di oltre 26.000 euro all’anno. Per le realtà più energivore, come quelle attive nei settori manifatturiero, alimentare e chimico, l’esplosione dei costi rischia di comprimere ulteriormente i margini e mettere a rischio la competitività sui mercati.
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«La flessione registrata oggi non deve far dimenticare che il livello attuale resta insostenibile per il tessuto produttivo italiano. Le pmi non hanno strumenti per proteggersi da queste oscillazioni e rischiano di essere travolte dal caro energia. È necessario un intervento strutturale per calmierare i prezzi e supportare le imprese, altrimenti il rischio è quello di frenare la ripresa economica» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, il prezzo del gas in Italia rimane su livelli preoccupanti, con un impatto significativo sui costi delle imprese, in particolare per pmi, che già affrontano una situazione di margini ridotti e pressioni sui bilanci. Il dato odierno di 54,4 euro per megawattora (MWh) segna una flessione rispetto al picco di 58,76 euro toccato ieri, il valore più alto degli ultimi due anni. Tuttavia, il confronto con il livello minimo registrato a febbraio 2024, pari a 27,72 euro, evidenzia un rincaro di quasi il 100%, con conseguenze dirette per l’economia reale.
L’aumento del costo dell’energia ha un impatto diretto sulle spese operative delle imprese, incidendo su produzione, logistica e servizi. Per una pmi con consumi medi annui di 1.000 MWh, la differenza di prezzo si traduce in un incremento di spesa significativo. Se a febbraio 2024 il costo annuo dell’energia per una pmi si aggirava intorno ai 27.720 euro (calcolato su 27,72 €/MWh), oggi, con il gas a 54,4 €/MWh, la stessa azienda si trova a pagare 54.400 euro, con un aggravio di oltre 26.000 euro su base annua.
Le aziende energivore, come quelle operanti nei settori manifatturiero, alimentare e chimico, sono le più esposte: il raddoppio del costo dell’energia rischia di comprimere ulteriormente i margini e rendere più difficile la competitività rispetto ai concorrenti esteri, specialmente in paesi dove il costo dell’energia è più basso grazie a incentivi o forniture più stabili. Il confronto con il passato recente mostra quanto le imprese siano ancora lontane da una condizione di normalità. Dopo il picco di oltre 300 euro/MWh per il prezzo del gas raggiunto nel 2022 con la crisi energetica post-bellica, il calo dei prezzi nel 2023 aveva dato un po’ di respiro alle aziende, culminando nel valore minimo di febbraio 2024. Tuttavia, la nuova impennata iniziata negli ultimi mesi dimostra che l’instabilità dei mercati energetici continua a essere una variabile di rischio per il sistema produttivo italiano.
«A differenza delle grandi aziende, che possono contare su contratti pluriennali e su una maggiore capacità di assorbire le fluttuazioni del mercato, le pmi spesso acquistano energia con contratti a breve termine, rimanendo esposte ai rialzi improvvisi. Ciò rende ancora più urgente un intervento strutturale per garantire costi più sostenibili. È fondamentale che il governo e le istituzioni europee adottino misure efficaci per contenere l’impatto dell’energia sulle imprese, in particolare sulle pmi. Tra le soluzioni possibili, suggeriamo un sistema di aiuti mirati, come sgravi fiscali o incentivi per le aziende più colpite dai rincari; un rafforzamento delle strategie di diversificazione energetica, per ridurre la dipendenza dalle forniture estere e migliorare la stabilità dei prezzi; un piano per il potenziamento delle rinnovabili e dell’autoproduzione energetica, per consentire alle imprese di ridurre la dipendenza dal mercato del gas. Senza un intervento deciso, il rischio è che i costi elevati dell’energia continuino a frenare la ripresa economica, comprimendo gli investimenti e limitando la competitività del tessuto produttivo italiano» osserva il presidente di Unimpresa.
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