Ambientalisti, partiti di sinistra e collettivi in piazza il primo marzo. Nel mirino Lepore, il Pd, Coalizione civica e Tper: è una città per ricchi
Non è bastata la pioggia a impedire che ieri (venerdì 14 febbraio), sotto i portici del cortile interno di Palazzo D’Accursio, si radunassero un centinaio di persone per chiedere al Comune di revocare «l’aumento ingiustificato» delle tariffe dei bus. Durante l’assemblea pubblica convocata da realtà ambientaliste, collettivi universitari, sindacati di base, e partiti come Potere al popolo e Rifondazione comunista, è arrivata una richiesta univoca: evitare che, in una fase di carovita accentuato, i rincari colpiscano «studenti, lavoratori e pendolari». Dal primo marzo, il prezzo di una corsa sul bus sale da 1,50 euro a 2,30 euro. Il prezzo del citypass, biglietto da 10 corse, invece passa dagli attuali 14 a 19 euro. Rimangono intatti i prezzi degli abbonamenti e dal Comune arriva la garanzia che le tariffe definite rimarranno bloccate fino al 2028. Ma contro la manovra è scattata la mobilitazione. E dai movimenti di opposizione è arrivata la richiesta di un passo indietro. «Chiediamo che in una fase di aumento del carovita non si scarichi un ulteriore peso sui cittadini. Una giunta che si proclama progressista non può aumentare il costo del trasporto pubblico locale — ha commentato Riccardo Gandini, segretario provinciale di Rifondazione Comunista — Il Comune di Bologna chiude il 2023 con un utile di più di 20 milioni di euro e Tper con un utile di più di tre milioni. Utili che avrebbero potuto investire per migliorare il servizio. Non è stato fatto. A subirne le conseguenze saranno studenti, lavoratori e pendolari. Per questo chiediamo subito l’abbassamento delle tariffe».
Gli aumenti annunciati dalla Regione
Tra salari fermi, caro affitti, inflazione che morde e bollette alle stelle, per lavoratori e lavoratrici far quadrare i conti è già un’impresa, dicono i collettivi. Al tetris, ora si aggiungono l’aumento dei biglietti dei bus a Bologna e gli aumenti per Irpef, Irap, bollo auto e ticket sanitari annunciati dal presidente della Regione Michele Pascale. Queste scelte, chiosa Federico Serra, sindacalista dell’Unione sindacale di base, già candidato alle Regionali, sono l’emblema di «una città e una Regione non più pensate per lavoratori e lavoratrici, ma ad uso di ricchi e turisti». «Il Comune e Tper vengono a chiedere soldi a chi studia e lavora a Bologna. Non è accettabile che Lepore faccia per decreto questi aumenti — dice Riccardo Rinaldi di Potere al Popolo — Con il codazzo di una sinistra che si dice ecologista e poi fa il pesce in barile su queste questioni».
Chi aderirà alla manifestazione
Il dito è contro Pd e Coalizione Civica, mentre in ascolto, ma defilati, assistevano all’assemblea l’assessore alla nuova mobilità e trasporto Michele Campaniello e il delegato metropolitano al Lavoro Sergio Lo Giudice.
Per il sindaco Lepore, la decisione è in linea con il Piano sulla mobilità sostenibile e punta a rafforzare la quota di abbonati al trasporto pubblico locale per scoraggiare l’uso dell’auto privata. I manifestanti hanno caldeggiato invece «la riduzione dei prezzi del trasporto pubblico locale, fino ad arrivare a una gratuità completa». Insieme alla richiesta di un passo indietro sui rincari, supportata da una ventina di movimenti del territorio, da Palazzo D’Accursio è stata lanciata una mobilitazione di due settimane, in vista della manifestazione che si terrà il primo marzo. Finora hanno aderito Comitato Besta, Reca-Rete emergenza climatica e ambientale Emilia-Romagna, Ecoresistenze, Cambiare Rotta, Potere al Popolo Bologna, Usb, Sgb, Osa, Rete dei Comunisti, Rifondazione Comunista, Giovani Comunisti, Sinistra unita, Pci, comitato Bologna l’Aeroporto incompatibile, Città invisibili, Centro sociale Villa Paradiso, Cobas, Comitato No Palazzoni Due Madonne, Extinction rebellion, Assemblea No Passante e circolo Gran.
15 febbraio 2025
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