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Il dibattito sui rincari energetici continua ad animare la scena politica italiana. Codacons avverte che i rincari sono imminenti e colpiranno milioni di famiglie e imprese.
Il dibattito sui rincari energetici continua ad animare la scena politica italiana. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato al Senato che l’aumento dei prezzi di luce e gas non è imputabile al governo, ma a dinamiche speculative esterne. “L’attenzione del governo è massima“, ha assicurato, promettendo misure imminenti per contrastare l’impatto sulle famiglie italiane. Tuttavia, le dichiarazioni non bastano a placare le preoccupazioni: Codacons avverte che i rincari sono imminenti e colpiranno milioni di famiglie e imprese, chiedendo interventi rapidi e decisi.
Allarme Codacons: rincari imminenti, famiglie e imprese a rischio
Il presidente di Codacons, Rienzi, ha lanciato l’allarme: “I rialzi sui mercati internazionali si rifletteranno presto sulle bollette degli italiani“. Secondo l’associazione, chi è ancora nel mercato tutelato potrebbe presto vedere un aumento delle tariffe stabilite da Arera, mentre chi ha contratti a prezzo variabile sul mercato libero sta già subendo l’impatto dei nuovi picchi energetici. Rienzi ha chiesto al governo di agire con urgenza per evitare un contraccolpo economico significativo: “Il caro-bollette non danneggia solo famiglie e imprese ma l’intera economia nazionale“.
Milleproroghe avanza, ma restano dubbi su prezzi e dazi
Nel frattempo, il Senato ha approvato il decreto Milleproroghe, ora in attesa di esame alla Camera. Giorgetti ha suggerito la necessità di riflettere sulle conseguenze del passaggio al libero mercato nel settore elettrico, alludendo a possibili correzioni future. Tuttavia, l’opposizione, guidata da Matteo Renzi, ha criticato l’operato del governo, accusandolo di non riuscire a contenere i rincari.
L’incognita dei dazi: Confindustria lancia l’allarme
Mentre l’Italia cerca di arginare l’impatto dei rincari energetici, un’altra minaccia economica incombe: i dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti. Confindustria, che fino a poco tempo fa sperava in un dialogo costruttivo tra Roma e Washington, ora suona l’allarme. Il presidente Orsini ha definito i dazi uno “strumento estremamente distorsivo“ che rischia di colpire duramente l’economia italiana, particolarmente connessa a quella statunitense. La preoccupazione è che le misure protezionistiche di Trump possano colpire settori chiave come bevande, auto e farmaceutica, minacciando l’export italiano che ha registrato nel 2024 vendite per circa 65 miliardi di euro verso gli Stati Uniti.
La difficile scelta dell’Italia tra dialogo e confronto con Washington
Di fronte alla politica commerciale aggressiva degli Stati Uniti, l’Unione Europea valuta misure di ritorsione, ma la posizione dell’Italia rimane ambigua. Mentre Bruxelles considera contromisure mirate al surplus americano nei servizi digitali, Roma ha finora adottato una linea più cauta, preferendo il dialogo. Tuttavia, l’incertezza persiste, con il rischio che i dazi si traducano in un rallentamento dell’economia italiana, già provata dai rincari energetici.
La combinazione di rincari energetici e dazi commerciali potrebbe avere un impatto devastante sull’economia italiana. Assoutenti ha segnalato che le tariffe del gas sono già aumentate del 21% rispetto all’anno scorso, portando a un rincaro annuo di circa 309 euro per famiglia. Se i prezzi dell’energia continueranno a salire, l’inflazione potrebbe riprendere a crescere, vanificando i recenti sforzi per ridurla da picchi del 12% a livelli più gestibili intorno all’1%.
Il Governo tra promesse e pressioni: riuscirà a fare la differenza?
Il governo Meloni si trova ora stretto tra l’urgenza di adottare misure contro il caro-bollette e la minaccia dei dazi statunitensi. Se non si interverrà tempestivamente, milioni di famiglie italiane potrebbero subire un duro colpo economico, mentre le imprese, già appesantite dai costi energetici, potrebbero vedere restringersi i mercati di esportazione. Di fronte a questa tempesta perfetta, il tempo stringe e le promesse politiche non bastano più: servono azioni concrete e rapide per evitare che l’economia italiana finisca davvero “in fondo alla classifica”.
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