Previsioni del PIL 2025-2026: analisi SVIMEZ sul differenziale di crescita tra Nord e Sud – Sud Notizie Napoli – Campania – Basilicata

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L’ultimo rapporto della SVIMEZ sulle previsioni del PIL per il biennio 2025-2026 evidenzia un quadro economico caratterizzato da persistenti squilibri territoriali e incertezze macroeconomiche. Dopo un in cui il ha registrato una performance migliore al Centro-Nord, con una crescita del PIL pari al +0,8% contro il +0,6% del Nord, in linea con il trend positivo degli ultimi due anni, ma inferiore rispetto al recupero post-pandemico del 2021-2022., il 2025 si prospetta più sfidante, con una probabile inversione del trend e una ripresa più rapida nelle regioni settentrionali. Tra i fattori chiave di questa dinamica si annoverano la contrazione ‘industria manifatturiera nel Nord, il rallentamento dei consumi nel Sud, l’impatto degli investimenti del e le potenziali ripercussioni di una politica commerciale più protezionista negli Stati Uniti, specialmente in caso di rielezione di Donald Trump.

Andamento del PIL nel 2024 e prospettive per il 2025-2026

Il 2024 dovrebbe chiudersi con una crescita del +0,8% nel Mezzogiorno, superiore a quella del Centro-Nord (+0,6%). Tuttavia, le stime per il 2025 indicano un rallentamento più marcato nel Sud (+0,5%) rispetto al Nord (+0,8%), con un divario che persisterà nel 2026, anno in cui il PIL del Mezzogiorno è atteso a +0,7%, mentre il Centro-Nord potrebbe raggiungere +1%. Questo cambiamento di tendenza è riconducibile a una minore spinta derivante dagli investimenti pubblici e da una crescita più contenuta della domanda interna nel Sud.

La crisi industriale nel Nord: cause e implicazioni

Le regioni settentrionali a forte vocazione industriale, come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, stanno risentendo della crisi del comparto manifatturiero, con particolare riferimento al settore automotive e alla contrazione della domanda estera. La fragilità di questo comparto, unita all’incertezza legata agli scenari internazionali e alle dinamiche inflattive, inclusa la stretta monetaria della e l’aumento dei tassi di interesse, ha generato un incremento del costo del credito per le , riducendo gli investimenti e aggravando le difficoltà del settore manifatturiero. potrebbe condizionare il ritmo di ripresa dell’economia del Nord, pur mantenendosi superiore a quella del Sud grazie alla maggiore competitività e capacità di adattamento del tessuto produttivo.

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Il ruolo del Pnrr nello sviluppo del Mezzogiorno

Il Pnrr rappresenta un elemento determinante per la tenuta dell’economia meridionale, con investimenti mirati su infrastrutture strategiche, digitalizzazione della e potenziamento del sistema energetico sostenibile. Tra i principali progetti in corso si segnalano il rafforzamento della rete ferroviaria ad alta velocità e il miglioramento dell’efficienza energetica nelle aree urbane. con un impatto stimato pari al 60% della crescita dell’area nel biennio 2025-2026. La capacità di realizzazione degli interventi previsti sarà cruciale per evitare un aumento del divario territoriale. Tuttavia, la progressiva riduzione dei fondi pubblici e il rallentamento degli investimenti potrebbero accentuare le difficoltà strutturali del Mezzogiorno, compromettendo il consolidamento dei risultati ottenuti negli ultimi anni.

Disparità nei consumi privati tra Nord e Sud

Uno degli aspetti più critici per il Mezzogiorno è la contrazione della spesa delle famiglie, che nel 2025 crescerà a un ritmo inferiore rispetto al Centro-Nord. La riduzione delle misure di sostegno al reddito, come la fine del Reddito di Cittadinanza e la diminuzione degli incentivi fiscali per le famiglie a basso reddito, unitamente alla minore capacità di spesa dei nuclei familiari meridionali, contribuiranno ad ampliare le disparità territoriali, con impatti negativi sulla domanda interna. Inoltre, le recenti riforme fiscali, tra cui la riduzione del cuneo fiscale e le modifiche all’IRPEF, favoriranno in misura maggiore le regioni settentrionali, accentuando il divario di reddito disponibile.

Performance regionali: le aree con la crescita più elevata

A livello regionale, le previsioni indicano una crescita più sostenuta in Veneto (+1,2%), Lombardia (+1,1%) ed Emilia-Romagna (+1%), mentre regioni come Umbria (+0,2%), Molise e Puglia (+0,5%) evidenzieranno un’espansione più contenuta, segnalando una fragilità strutturale più marcata.

Prospettive e strategie per il rilancio del Mezzogiorno

Secondo il direttore della SVIMEZ, Luca Bianchi, il Mezzogiorno ha dimostrato una resilienza significativa nel periodo post-pandemico, ma l’attuale fase congiunturale impone un’accelerazione nell’attuazione del Pnrr e un rafforzamento delle politiche industriali, al fine di favorire la crescita del settore produttivo e promuovere una maggiore competitività.

Il presidente della SVIMEZ, , a cui fanno eco le analisi di economisti come Maurizio Del Conte e Marcello Messori, che evidenziano la necessità di un coordinamento più efficace tra politiche nazionali ed europee per garantire una crescita equilibrata del Paese, l’importanza di evitare un’ulteriore divergenza tra Nord e Sud, evidenziando il ruolo strategico degli investimenti pubblici e delle misure di sostegno al sistema produttivo meridionale. L’eventuale ritorno di un’amministrazione statunitense più protezionista potrebbe penalizzare l’export italiano, con effetti negativi anche sulle economie settentrionali.

Nel complesso, il Mezzogiorno continuerà a espandersi, ma a un ritmo più contenuto rispetto al Nord. Il mantenimento di un livello adeguato di investimenti e il consolidamento delle infrastrutture strategiche rappresentano fattori determinanti per garantire una crescita equilibrata e sostenibile.

Per scaricare il Rapporto clicca QUI

Fonte: SVIMEZ – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno

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