Papa Francesco è in ospedale ma non rinuncia a condannare la guerra e le armi, unico leader mondiale a farlo con dignità e coerenza. Prima di andare al Gemelli ha incontrato il premier slovacco Fico e il presidente di S. Egidio (S.C.)

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Nonostante la bronchite e la febbre, prima di andare al Gemelli, dove ora è ricoverato, questa mattina Papa Francesco ha mantenuto fede a due appuntamenti che ci paiono assai significativi, quello con il premier slovacco Robert Fico, l’uomo che in Europa si è battuto più di altri contro l’invio delle armi denunciando – in sintonia con Francesco e assolutamente controcorrente rispetto ai governi dell’Occidente, a partire dal nostro – il loro alimentare spaventosamente la guerra in Ucraina che ha ucciso, a quanto sembra, un milione e mezzo di giovani tra coscritti ucraini e russi, e poi il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, che guida una realtà molto impegnata nella ricerca della pace attraverso lo strumento della mediazione e l’accoglienza dei migranti attraverso i canali umanitari. Ci colpisce che prima di entrare in ospedale il Papa abbia voluto incontrare queste due personalità impegnate nella sua stessa lotta contro il male.

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Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha fatto della pace uno dei temi centrali del suo magistero, denunciando la violenza e promuovendo il dialogo tra i popoli e le religioni. La sua visione della pace non è una semplice assenza di guerra, ma un impegno concreto per la giustizia, la fraternità e la solidarietà tra gli esseri umani.

Uno dei messaggi ricorrenti di Papa Francesco è la condanna della guerra come “follia” e “suicidio dell’umanità”. In numerose occasioni, ha denunciato il riarmo, la corsa agli armamenti nucleari e i conflitti dimenticati che devastano intere popolazioni. Nelle sue encicliche e nei suoi discorsi, il Papa ha ribadito l’importanza del dialogo come unico strumento per risolvere le tensioni internazionali, appellandosi ai leader mondiali affinché pongano fine ai conflitti attraverso la diplomazia e la negoziazione.

L’enciclica Fratelli tutti e la cultura della pace

Nel 2020, con l’enciclica Fratelli tutti, Papa Francesco ha offerto una riflessione profonda sulla fraternità universale e sull’urgenza di costruire una società più giusta e pacifica. Il Papa ha sottolineato come la pace non possa essere separata dalla giustizia sociale, poiché le disuguaglianze economiche e le ingiustizie alimentano tensioni e conflitti. Ha inoltre criticato il nazionalismo esasperato e le chiusure ideologiche che ostacolano la costruzione di un mondo più unito.

Un altro punto chiave del magistero di Papa Francesco è la promozione del disarmo e della nonviolenza. Durante il suo pontificato, ha più volte condannato l’uso delle armi come strumento di potere e controllo, ribadendo la necessità di investire in educazione e sviluppo piuttosto che in armamenti. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulla tragica realtà del traffico di armi, spesso legato a interessi economici e politici che alimentano le guerre anziché prevenirle.

La condanna del commercio delle armi

Papa Francesco ha più volte denunciato il commercio delle armi, sottolineando come esso sia uno dei principali ostacoli alla pace nel mondo. Il Pontefice ha accusato i governi, in particolare quelli occidentali, di sostenere questa industria per interessi economici, contribuendo così a perpetuare i conflitti anziché fermarli. In diverse occasioni, ha criticato l’ipocrisia di chi parla di pace mentre continua a vendere armi a paesi coinvolti in guerre devastanti.

Anche l’Italia è stata oggetto delle sue critiche, poiché il Papa ha più volte ricordato che il nostro paese è tra i maggiori esportatori di armi al mondo. Ha esortato le istituzioni a porre fine a questa contraddizione e a investire risorse in progetti che promuovano la pace e il benessere delle popolazioni, anziché alimentare i conflitti con la vendita di strumenti di morte.

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La pace come missione della Chiesa

Papa Francesco ha anche insistito sul ruolo della Chiesa nella costruzione della pace, sottolineando che i cristiani sono chiamati a essere “artigiani di pace”. Attraverso iniziative diplomatiche, gesti simbolici e incontri ecumenici e interreligiosi, il Pontefice ha cercato di rafforzare il dialogo tra le fedi e le culture per favorire la riconciliazione e la convivenza pacifica. Emblematico è stato il suo viaggio in Iraq nel 2021, dove ha incontrato leader musulmani e cristiani per promuovere la pace in una regione martoriata dai conflitti.

Il magistero della pace di Papa Francesco è un appello costante alla coscienza dell’umanità affinché abbandoni la logica della violenza e della sopraffazione per abbracciare quella della solidarietà e del dialogo. In un mondo segnato da divisioni e guerre, la sua voce rappresenta un faro di speranza e un richiamo alla responsabilità collettiva per la costruzione di un futuro più giusto e pacifico.

Sante Cavalleri

Nella foto: una vignetta di Andrea Sillioni



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