Se mai l’Afd arrivasse al potere sarebbe una gravissima minaccia per gli ebrei in Germania, che si trovano attaccati da due fronti, da sinistra e da islamisti da un lato, dall’estrema destra dall’altro. Parla con toni pacati ma con chiara preoccupazione Josef Schuster, 70 anni, dal 2014 presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi oltre che vicepresidente del World Jewish Congress e dell’Europe Jewish Congress. La sua famiglia, che da secoli viveva tra Assia e nord della Baviera, era riparata in Israele durante la guerra, ma dopo il conflitto decise di tornare in Germania, un gesto di fiducia per un Paese appena uscito dal Terzo Reich e dall’Olocausto. Lo abbiamo intervistato nell’imminenza delle elezioni tedesche del 23 febbraio.
Presidente, che cosa prova quando vede che nei sondaggi l’Afd è al 20%, un partito che parla contro il «culto della colpa tedesca», della «demenziale politica di elaborazione» del passato nazista?
Tali affermazioni da parte di esponenti dell’Afd mi spaventano. Anche se, aggiungo, non mi meravigliano più di tanto. Tante persone che sono andate a scuola tra gli anni Sessanta e Settanta mi dicono oggi che durante gli studi non hanno appreso alcunché del nazismo, del Terzo Reich. Anche tanti insegnanti di allora non volevano rispondere alla domanda: che cosa hanno fatto i vostri genitori? Aggiungo però che l’attuale cultura del ricordo in Germania è un motore della coesione democratica. Chi vuole eliminarla, ha in mente un sistema sociale diverso, autoritario.
Lei ha detto: la vita ebraica in Germania è di nuovo in pericolo…
Aspetti, bisogna leggere per intero quella frase. Quello che ho detto è: se un partito come l’Afd arriva al governo, allora la vita ebraica in Germania sarebbe in pericolo.
Perché?
Se si guarda quelle affermazioni di esponenti di Afd, come quelle che lei citava sulla «cultura della colpa tedesca», o anche la definizione del nazismo come infima «cacchetta di uccello» (un’inezia irrilevante, ndr) nella storia tedesca, allora si capisce bene che cosa accadrebbe con la cultura del ricordo. Revisionisti storici e antisemiti si trovano a casa nell’Afd. E poi ci sono altri punti, che rappresentano un acuto pericolo per gli ebrei in Germania: l’Afd disprezza la macellazione rituale (indispensabile per carne kosher, ndr) o la circoncisione dei bambini maschi. Sono minacce esistenziali per la vita ebraica, che in Germania non potrebbe più funzionare.
Come giudica il fatto che la Cdu di Friedrich Merz non ha esitato ad accettare i voti dell’Afd al Bundestag? E’ crollata una diga?
Non la vedo così. Quel che mi irrita e che mi inquieta è il fatto che i partiti del centro democratico non sono riusciti sul tema migrazione, dove pure hanno tanti punti in comune, a trovare una linea comune. Mi sarei aspettato che queste forze politiche seguissero qui un cammino comune, il che avrebbe reso irrilevanti i voti dell’Afd. Più in generale, mi rammarico che i partiti democratici negli ultimi tre anni non siano riusciti a trovare una vita comune contro l’Afd. Hanno messo al primo posto la politica partitica, con i paraocchi. Invece proprio in campagna elettorale dovrebbero essere più scaltri.
Come descriverebbe la situazione degli ebrei in Germania nel 2025?
Indubbiamente l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 in Israele, e la guerra che esso ha provocato, ha portato a un drastico cambiamento dell’atmosfera. In questo contesto abbiamo visto manifestazioni “pro-palestinesi”, e guardi che io non ho niente contro manifestazioni pro-palestinesi in sé, anzi provo compassione per le persone che vivono e soffrono a Gaza. Il problema è che queste manifestazioni in buona sostanza non sono “pro-palestinesi”, ma contro Israele. E oltretutto non fanno alcuna differenza tra le decisioni politiche del governo israeliano e gli ebrei in generale, in una sorta di responsabilità collettiva. Questa narrazione ha trovato particolarmente piede negli ambienti di sinistra, molto rappresentati nelle università a Berlino e nei grandi centri della Renania.
Insomma, si mescolano qui due filoni: l’antisemitismo “tradizionale” dell’estrema destra e quello di islamisti e degli anti-Israele a sinistra…
Indubbiamente la minaccia da parte di ambienti islamisti e musulmani in generale, soprattutto turchi dopo le azioni di Erdogan (il presidente turco che ha pesantemente attaccato il governo israeliano, ndr), è fortemente aumentata. È vero insomma che veniamo minacciati dai due lati. E purtroppo notiamo che queste due narrative antisemite, per quanto con origini e motivazioni diverse, stanno cominciano a influenzare cittadini normali, che di solito non si occupano di queste cose.
Questo porta a un aumento dell’antisemitismo in Germania?
Guardi, le statistiche degli ultimi decenni sono rimaste in sostanza invariate: circa il 20% dei tedeschi nutre pregiudizi antiebraici. Il fatto è che ora questo 20% si sente incoraggiato, e adesso molti cominciano a dire apertamente cose che prima non avrebbero osato. Non ho la sensazione che sia aumentato il numero di persone che la pensa così, ma indubbiamente questi gruppi si fanno sentire molto di più.
Se un conoscente di origine ebraica Le dicesse che vorrebbe venire a vivere in Germania, lo scoraggerebbe o no?
Beh, diciamo che ci sono due punti cruciali. Il primo: la Germania è grande, dove vuoi andare? Secondo: come vuoi vivere in Germania? Vuoi andare in giro con una kippah in testa? In questo caso gli sconsiglierei di farlo a Berlino o nelle grandi città della Renania, o almeno gli direi: mettiti un berretto a coprire la kippah, così che non ti riconoscono come ebreo. In tante altre località tedesche, però, non ci sono problemi.
In conclusione: come vede il futuro per gli ebrei in Germania? È preoccupato o fiducioso?
Tutte e due le cose. Gli sviluppi politici, l’ascesa di un partito come l’Afd, o anche la situazione di cui si diceva nata dopo il 7 ottobre 2023 mi inquieta, lo dico con chiarezza. D’altro canto, se guardo agli sviluppi della vita ebraica in Germania dal 1990, con la creazione di nuove comunità ebraiche, se guardo a quel accade in queste comunità in tutto il territorio nazionale, il fatto che oggi disponiamo di due scuole di formazione per rabbini (una ortodossa, l’altra liberale), se osservo le attività a livello giovanile, allora sono fiducioso. Certo, dipenderà dagli sviluppi politici, ma in me prevale l’ottimismo.
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