VIBO VALENTIA Sangue che chiama altro sangue, cruente vendette che portano alla rovina di famiglie intere, diffondendo terrore e paura nei territori. Nel racconto del collaboratore di giustizia Pasquale Megna alla Dda di Catanzaro cinque omicidi si intrecciano tra loro, creando una lunga scia di sangue che culmina con la mattanza di Nicotera e l’omicidio di Francesco Timpano in piena estate. Prima di lui, l’11 maggio 2018 vengono uccisi Giuseppina Mollese, di 80 anni, e Michele Valerioti, di 63. A sparare Francesco “Cico” Olivieri, il killer 31enne che quel giorno seminò il panico tra Limbadi e Nicotera, ferendo altre 3 persone prima di consegnarsi alle forze dell’ordine. Per il duplice omicidio, commesso con l’intenzione di vendicare il fratello Mariano, è stato condannato all’ergastolo in appello.
L’omicidio di Ignazio Gaglianò e il furto d’oro
Il racconto di Megna di fronte ai pm parte proprio dall’omicidio di Mariano Olivieri, fratello di Cico, ucciso nel 1997 da «un tale Galati, soprannominato “il fuorizona”», un sicario «che ammazzava per quattro soldi». L’agguato «risultò da subito un fatto strano, perché Mariano Olivieri era nipote di Diego Mancuso» anche se «so che i rapporti tra di loro erano molto tesi». Tutto sarebbe partito da un “banale” furto d’oro subito dalla sorella di Ignazio Gaglianò, «figlio di a “muntuna”», ovvero Giuseppina Mollese. «Venne allora chiamato Mariano Olivieri da Salvatore Mancuso detto “Turi U Zoppu”, che, per dargli una lezione, lo picchiò pesantemente». «Mariano Olivieri, dopo neanche due giorni, ha ammazzato questo Ignazio» nel tentativo di anticipare eventuali azioni da parte sua.
La vendetta su Mariano Olivieri
Da questo omicidio deriverebbe la condanna a morte per Olivieri. Secondo Megna sarebbe stata la madre stessa, Giuseppina Mollese, a vendicarsi «facendo ammazzare Mariano Olivieri», assoldando «tramite Ciccio Squic (Francesco Timpano, ndr)» “il fuorizona” «per una somma di 100 milioni». Anche Michele Valerioti, secondo la ricostruzione di Megna, avrebbe partecipato all’omicidio e per questo poi «ammazzato da Cico Olivieri» durante la mattanza di Nicotera. In quel drammatico giorno, il killer sarebbe prima andato a casa di Ciccio Squic, che «tuttavia non gli aprì la porta». Poi avrebbe sparato in un bar di Limbadi, per poi recarsi a compiere gli omicidi di Giuseppina Mollese e Michele Valerioti. Vendetta poi completata con l’agguato del 12 agosto nei confronti di Francesco Timpano, per il cui omicidio è stato condannato a 30 anni l’altro fratello di Cico, Giuseppe Olivieri. «Peppe Olivieri andò a sparare a Ciccio Squic in spiaggia al lido “Il Gabbiano”. Lo ha fatto lì per prenderlo in costume, proprio perché lo temeva e in questo modo poteva essere certo che non fosse armato e non potesse reagire».
Megna e il rapporto con gli Olivieri
«Tutto questo che sto riferendo nei dettagli l’ho saputo sia da Cico Olivieri che da Giuseppe Olivieri» continua Megna. «Ho parlato di questo con entrambi in numerosissime occasioni, in quanto erano ossessionati da questa volontà di vendicarsi, di procurarsi qualche arma e mi dicevano in continuazione che volevano uccidere “sti cornuti”». Anche se, precisa il collaboratore, Giuseppe «ragionava di più e non era affatto contento di quello che aveva combinato Cico, perché si era rovinato per ammazzare la signora, alla quale, per come diceva Peppe, avevano pur sempre ammazzato un figlio, che quindi si poteva in qualche modo giustificare e quel Valerioti, quando invece lui “se la portava” soprattutto con Ciccio Squic». Con Peppe Olivieri Megna avrebbe avuto un rapporto forte, tanto da farsi un tatuaggio insieme. «Finché “praticava” con me» ha raccontato Megna «riuscivo a tenerlo a bada». Diverso il parere su Cico Olivieri: «Lui è pazzo proprio, non è normale, uno come quello da libero fa danni. Capitava che si chiudesse in casa per mesi senza uscire, parliamo di un vero pazzo incontrollabile. Mi ha anche scritto delle lettere da mettersi la pelle d’oca, in cui insultava anche Emanuele Mancuso, firmandosi Cico “il vendicatore”». (ma.ru.)
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