Gianpiero, 86 anni, era uno dei tre ospiti della Rsa di Settignano morti dopo una brutta gastroenterite dovuta probabilmente a cibi deteriorati. La figlia, Lucia Samuelli, ha fatto un esposto per capire cosa è successo
Dice di «volere solo la verità» e di «volere capire cosa sia successo esattamente». Perché Lucia Samuelli – personal trainer e istruttrice di pilates agli «Assi Giglio Rosso 1922» di Firenze – si è vista crollare il mondo addosso mentre stava e sta vivendo un lutto: la morte di suo padre Gianpiero, pensionato di 86 anni, ex magazziniere alla Zanussi. Un uomo che — fino a lunedì scorso — era ospite della Rsa «Villa Desiderio» di Settignano, sulle colline intorno di Firenze e che è morto 24 ore dopo. «E noi, nel frattempo, lo abbiamo sepolto dopo aver fatto il funerale alla parrocchia dei Sette Santi Fondatori», spiega Lucia.
La voce delicata e al tempo stesso decisa si incrina quando lo ricorda: «Era un uomo solare, empatico, di un’intelligenza viva. Io sono figlio unica: eravamo legatissimi».
Che cosa è successo esattamente lo ripercorre lei stessa: «Martedì scorso — verso le 6 del mattino — mi hanno chiamato dalla Rsa per dirmi che stavano portando mio padre all’ospedale per vomito e diarrea».
E poi?
«E poi un’ora dopo mi ha chiamato il medico dell’ospedale per dirmi di correre da loro, che mio padre era in condizioni gravi: poteva morire da un momento all’altro».
Nel pomeriggio è morto.
«Il giorno successivo abbiamo fatto il funerale. Mio padre era un uomo solare, di grande intelligenza: c’erano molte persone».
E il giorno dopo il funerale, mercoledì scorso, cosa è successo?
«Distrutti dal dolore, abbiamo letto le notizie comparse sui giornali. Parlavano di due morti sospette in una Rsa per una presunta intossicazione alimentare: non era indicato il nome della struttura ma tutto quello che era successo a mio padre poche ore prima della sua morte mi ha fatto pensare. Allora ho deciso di fare un esposto ai carabinieri, raccontando tutto quello che era successo».
Il nome di suo padre rientra tra le tre vittime di un’inchiesta nella quale si ipotizzano i reati di omicidio colposo e commercio colposo di sostanze alimentari. Da quanto tempo era ospite della Rsa?
«Da due anni, non è stata per nulla una scelta facile. Ma la patologia di mio padre ha necessitato di un ambiente che lo potesse accogliere. Per quanto mi riguarda l’ho sempre chiamato tutti i giorni e sono andato a trovarlo quasi sempre».
Perché quasi sempre?
«Ho avuto un’operazione lo scorso 19 gennaio e ancora sono in convalescenza. Per non farlo preoccupare gli avevamo inventato alcune scuse. Lo avrei visto domenica prossima. Ci siamo sentiti sempre per telefono. Era un uomo di grande intelligenza e spesso – in passato – siamo usciti fuori assieme con lui, mia madre e la mia famiglia».
La società «Sereni Orizzonti», che gestisce l’Rsa «Villa Desiderio», ha mandato un comunicato stampa nel quale si «esprime il nostro sincero cordoglio» per quanto accaduto.
«A me nessuno ha chiamato per esprimermi cordoglio. Le posso dire che stamani (ieri per chi legge, ndr) ho invece trovato la fattura per i nove giorni di degenza di mio padre: all’incirca 600 euro. Posso anche dirle che quando mia madre e mia zia sono andate a riprendere gli effetti personali di mio babbo nella sua stanza alla Rsa le dipendenti dell’ufficio economico non hanno parlato con nessuno. A mia madre e a mia zia è stato spiegato che erano impegnate per un’emergenza».
Lei come si sente?
«Se lo può immaginare. Sento un dolore infinito. Penso solo che mio padre – in quei giorni – deve aver provato una sofferenza che non riesco neppure a immaginare».
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