Indice Percezione Corruzione 2024 / Dichiarazioni

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Il sistema nazionale, negli ultimi tredici anni, ha innescato positivi cambiamenti in chiave anticorruzione. Un risultato che è anche frutto delle misure adottate nell’ultimo decennio con l’applicazione di alcune normative in materia di whistleblowing e di appalti pubblici.

Dalla Legge anticorruzione 190/2012 alla Legge 179/2017 per la tutela dei whistleblower, fino alla trasposizione della Direttiva europea sul Whistleblowing con il D.Lgs. 24/2023. Ancora, il ruolo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione che rappresenta un esempio di intervento istituzionale a favore della lotta alla corruzione.

Le più recenti riforme ed alcune questioni irrisolte stanno però indebolendo i progressi del Paese nel contrasto alla corruzione: dalla mancanza di una regolamentazione in tema di conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, all’assenza di una disciplina in materia di lobbying, fino al rinvio dell’implementazione del Registro dei titolari effettivi che potrebbe inficare l’efficacia delle misure antiriciclaggio e all’incertezza sul tema abuso di potere.  

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Conflitto di interessi e lobbying

Dal 2021 chiediamo una svolta sulla disciplina di regolamentazione delle attività dei portatori di interesse. Ad oggi l’iter legislativo sul lobbying è fermo. Nel 2023 è stata avviata un’indagine conoscitiva in Commissione Affari Costituzionali che si è conclusa ad agosto 2024. Entro il 2024 la Camera dei deputati avrebbe dovuto approvato la legge ma così non è stato. A febbraio 2025 abbiamo scritto una lettera al Presidente della Commissione, Nazario Pagano, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta.

Con rammarico non possiamo parlare di una normativa per i portatori di interesse perché, come tutti sapete, nel nostro Paese non è regolamentata, non ancora. – Ci sono stati negli ultimi 50 anni più di 108 progetti di legge e nessuno di questi è finito sulla Gazzetta Officiale. (…) C’è stata una lunga indagine conoscitiva in cui i portatori di interesse (…) hanno potuto dare il loro punto di vista rispetto alla formazione di una legislazione sulla materia.” – ha commentato Claudia Pomposo, Partner della società di Public Affairs “Cattaneo Zanetto Pomposo”. 

Nel 2024, insieme alle 50 associazioni della Coalizione Lobbying4Change siamo intervenuti con azioni di advocacy volte a sollecitare i decisori pubblici sulla necessità di una svolta in materia. Abbiamo inviato alla Commissione Affari Costituzionali un sondaggio sull’attività di rappresentanza di interessi in Italia e composto un decalogo che raccoglie i principi chiave e le disposizioni fondamentali per una legge che tuteli il diritto alla trasparenza e favorisca la partecipazione democratica

“Non è una stranezza chiedere che sia una legislazione sulle lobby. È una stranezza non averla, guardando al panorama generale, e lo chiedono le organizzazioni internazionali, il Consiglio d’Europa da tanti anni. Dobbiamo arrivare ad avere una legislazione fondata sulla trasparenza, non sulla criminalizzazione – sulla trasparenza per una funzione essenziale in democrazia, da svolgere garantendo la parità fra gli interlocutori e garantendo la trasparenza delle interlocuzioni.” – ha commentato sul tema il Presidente ANAC, Giuseppe Busia.

Quello della formazione delle decisioni pubbliche è un processo che dovrebbe essere aperto, condiviso, con una equa rappresentazione degli interessi. L’opacità di una regolamentazione che manca ha contribuito a demonizzare un’attività che è invece legittima e parte integrante della democrazia. Perché il fatto che diversi gruppi di interesse, sia privati che della società civile, cerchino di influenzare le scelte dei decisori pubblici, fa parte del processo democratico (Lobbying4change)

La lobby non è necessariamente distorsiva (…) Il lobbysta è un portatore di un interesse specifico con un mandato molto chiaro, con un tipo di operatività verso il legislatore stringente che si basa su canoni di serietà, di trasparenza e di contenuti verificabili.” – ha commentato Claudia Pomposo. “Siamo assolutamente d’accordo. – ha aggiunto il Presidente ANAC – “Questo deve avvenire con assoluta trasparenza e aggiungo: occorre che le lobby più potenti e ricche, perché ci sono naturalmente lobby più potenti e ricche di altre, siano messe (…) sullo stesso piano delle lobby che non hanno altrettanti mezzi. Quindi è necessaria la creazione di canali trasparenti da utilizzare per far pervenire le proposte al decisore pubblico e per far sì che siano conosciute da tutti.

Trasparenza della titolarità effettiva e abuso di potere

Tra i punti che incidono negativamente sulla capacità del sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico anche la tematica del rinvio all’implementazione del registro dei titolari effettivi e dell’abuso di potere

A ottobre 2023, il Registro dei titolari effettivi è stato attivato anche in Italia, l’unico Paese dell’Unione europea a non averlo ancora reso operativo. Entro l’11 dicembre 2023 i soggetti obbligati avrebbero dovuto effettuare le comunicazioni sulla titolarità effettiva alla Camera di commercio ma alla vigilia della scadenza, il TAR del Lazio ha accolto una richiesta di sospensione dell’efficacia del decreto ministeriale, bloccando il Registro fino alla primavera del 2024. A ottobre 2024 il Consiglio di Stato ha pubblicato le ordinanze collegiali con le quali ha nuovamente sospeso l’efficacia del Registro e rimandato alla pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

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L’assenza di un registro dei titolari effettivi crea un problema per chi opera sul mercato e per chi deve controllare, per le organizzazioni della società civile e per i media che vogliono avere i dati per analisi ed inchieste. Senza la possibilità di individuare il titolare effettivo di una società, si crea una distorsione sul mercato che apre a potenziali infiltrazioni criminali.

In materia di codice dei contratti, avevamo chiesto il fatto che ogni impresa debba dichiarare chi è il titolare effettivo dell’impresa medesima.(…) Lo Stato, il pubblico, deve sapere con chi ha che fare. E questa è una misura di chiarezza nei confronti dei rischi corruttivi ed è una misura che serve a garantire la concorrenza fra le imprese, perché nel momento in cui ci sono schermi societari e il pubblico non sa – e non va bene che non sappia con chi contratta – naturalmente ci possono essere anche accordi collusivi che ledono la concorrenza, danneggiano l’interesse generale.” – ha commentato il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, sottolineando la necessità di implementare il registro e rendere finalmente operativa la comunicazione sulla titolarità effettiva delle imprese che partecipano alle gare pubbliche.

Rispetto alle recenti riforme sui provvedimenti in tema di abuso di potere è intervenuto il Presidente di Transparency International Italia, Michele Calleri: – “Lo scorso anno è stato l’anno in cui è stata abrogato il reato di abuso d’ufficio, ed è stato ridisegnato il reato col traffico di influenze. (…) La posizione di Transparency International su questo è che va inserita una fattispecie semplice, chiara, di abuso d’ufficio sanzionata dal punto di vista penale. Nel caso ciò non avvenisse, perché tenete conto che il nostro reato aveva avuto sette modificazioni nel corso di quattro anni, (…) e quindi si desiderasse procedere con delle procedure di compliance amministrativo, civilistico, pubblico in generale: noi siamo completamente a disposizione, come altri capitoli di Transparency hanno fatto a livello europeo.” – ha concluso il Presidente di Transparency International Italia.

Sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio è intervenuto anche il Presidente ANAC, Giuseppe Busia: – “l’abrogazione dell’abuso d’ufficio è la risposta a un male che esisteva, ma una risposta sbagliata, perché ha lasciato una serie di vuoti.” – “è vero che in molti casi si era partiti con l’apertura di procedimenti giudiziari che sono finiti in nulla, che sono finiti con l’abrogazione. Vero.” – ha continuato Giuseppe Busia – “E tuttavia i numeri non raccontavano il fatto che – come ricordava il Presidente Michele Callieri – è stata una serie di riforme: l’ultima del 2020 aveva ristretto la fattispecie notevolmente, quindi aveva comportato l’abrogazione di tutte le precedenti inchieste. Quindi molti di quei numeri di abrogazione sono figli delle riforme. L’avevamo giustamente circoscritto, la fattispecie, perché il diritto penale non accetta ambiguità, si deve avere chiarezza sempre nelle leggi, in particolare col diritto penale, si parla di diritti fondamentali, di libertà delle persone e non ci si può permettere di sbagliare.

Diciamo che c’è la possibilità di trovare il più efficiente come strumento (…) ma nel caso in cui ci sia violazione, che sia prevista una sanzione, anche di carattere reputazionale per l’impresa. Perché noi abbiamo delle imprese che hanno avuto l’assoluzione al termine dei processi penali tortuosi e complicati, ma che comunque un danno reputazionale al sistema Italia l’hanno fatto comportandosi in un determinato modo e che quindi, attraverso la compliance interna, facendone un buon uso, possono entrare in un circolo virtuoso e dare un’immagine dell’Italia migliore all’esterno, che è poi ciò che cerchiamo di fare attraverso il Business Integrity Forum.” – ha concluso il Presidente di Transparency International Italia.



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