Un’ampia e dettagliata riflessione sugli elementi da sottolineare derivanti dalla maxi operazione, condotta dai Carabinieri di Palermo su impulso della Procura di Palermo, che ha portato all’arresto di 181 persone.
Porta la firma di Emilio Miceli, presidente del Centro Studi Pio La Torre, e si potrà leggere domani sul sito del centro (https://www.piolatorre.it/).
«Ci sono almeno 5 elementi che vale la pena sottolineare insieme al valore intrinseco dell’operazione. L’uso di tecnologie digitali, fuori e dentro il carcere – scrive Miceli -, un rapporto che sembra tenere tra vecchia e nuova generazione; l’uso dell’aggressione fisica e non delle armi; la presenza di tanti giovani e di donne; la conferma, ulteriore, di relazioni con la ‘ndrangheta calabrese. Aggiungerei, in ultimo, l’ulteriore conferma della vocazione storica di Cosa nostra, e cioè quella di non abbandonare mai alcuna delle sue tradizionali attività criminose. La mafia non cambia – aggiunge Miceli – si adatta. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che le enormi ricchezze che provengono dal traffico della droga non abbiano soppiantato storicamente tutte quelle attività minori, come il pizzo, che rimangono invece un “asset” importante di Cosa Nostra».
Il vero punto interrogativo, per Miceli, riguarda la presenza di tanti giovani che sembrano non avere quella visione “ideologica”, “sacrale” dell’organizzazione: «Non è cosa di poco conto poiché, se la libertà conterà più dell’affiliazione, allora sarà più facile sconfiggerla. A patto che dalle Commissioni parlamentari si ritirino disegni di legge che riporterebbero l’Italia al 1982, prima del varo della legge La Torre. Questo è il vero rischio».
Luogo: Palermo, Palermo, PALERMO, PALERMO, SICILIA
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